L’incontro pubblico promosso dal Quartiere Centro Sud – presenti gli assessori Antonio Bandini e Andrea Luccaroni – per discutere della riqualificazione dell’area ex-Cisa ha fornito chiarimenti, ma soprattutto ha evidenziato problematiche che giustamente preoccupano i residenti nella zona.
Se il livello di inquinamento delle falde acquifere non sarebbe causa di allarme – stando alle rilevazioni di tecnici che si avvalgono delle strumentazioni più avanzate – ben diversa è la questione della viabilità. Dov’era la fabbrica si insedieranno due grandi strutture commerciali. Ciò comporterà il prevedibile e considerevole incremento del transito di mezzi di ogni genere, compresi quelli pesanti per i rifornimenti. Per quante modifiche possano essere studiate al sistema della viabilità, resta il problema di fondo: quell’area è assolutamente inadatta ad ospitare attività che richiamano grandi volumi di traffico.
In difficoltà si troveranno soprattutto le famiglie residenti in via Zara, ma anche in quelle adiacenti come via Volpaccino e viale Vittorio Veneto. Nel corso dell’incontro sono state poste domande ed espressi rilievi ai quali si sarebbe dovuto dare ascolto da tempo, prima di presentare progetti già definiti. E’ facile prevedere che si determineranno maggiori difficoltà di sosta e di parcheggio, che aumenteranno i pericoli, che peggiorerà la qualità dell’aria.
La previsione dei maggiori tempi di percorrenza – basata su modelli teorici e sull’apertura di una sola delle due strutture commerciali previste – non tiene conto degli orari in cui effettivamente si verificheranno i picchi del traffico, della presenza del vicino passaggio a livello, delle rotonde e di altri fattori.
Cambierà, peggiorando, il contesto in cui vivono centinaia di persone, cambierà l’assetto di un’ampia zona della città, cambieranno ulteriormente gli equilibri già precari del sistema distributivo, eppure il Consiglio comunale non ha potuto occuparsene neppure per un minuto. Ciò è la conseguenza del passaggio di tutte le sue attribuzioni all’Unione della Romagna Faentina, un ente di secondo grado non eletto, non rappresentativo e del quale pressoché nessuno conosce l’esistenza. Stiamo parlando di democrazia, non di noccioline.
L’Altra Faenza chiede che si riapra un percorso realmente partecipativo tale da consentire ai cittadini di esprimere le loro opinioni e di incidere sulle decisioni che li riguardano, chiede che vengano ascoltate le associazioni ambientaliste, chiede che sia il Consiglio comunale la sede in cui si confrontano alla luce del sole le diverse posizioni su questioni di tale rilevanza.
Faenza, 27 novembre 2017
L’Altra Faenza