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Comunicato stampa

 

Sul punto nascita ha ragione il sindaco Malpezzi

 

Riteniamo opportuna e doverosa la presa di posizione del sindaco Giovanni Malpezzi a proposito del punto nascita a Faenza (ci riferiamo ovviamente all’ipotesi della sua chiusura prospettata da associazioni mediche regionali). Non capita spesso che ci si trovi d’accordo, in questo caso concordiamo con le sue parole e non abbiamo difficoltà nel farlo sapere. L’Altra Faenza ha sempre agito in difesa dell’ospedale e della sanità pubblica credendo che su queste tematiche sia necessario coinvolgere uno schieramento di forze politiche e sociali il più ampio possibile.

Ripetiamo per l’ennesima volta che le scelte in materia di programmazione ospedaliera e di ubicazione di servizi e specialità non possono prescindere dalla caratteristiche del territorio (zone di collina, distanze, tempi di percorrenza con relativi rischi, condizioni di vita della popolazione. ecc.). Non ci convince, inoltre, un ragionamento sulla sicurezza che prenda a riferimento il solo parametro quantitativo, in questo caso il numero dei parti. A fare la differenza può essere lo stare sotto o sopra una certa soglia per poche unità? O non dipende anche – se non soprattutto – dal personale e dalle strumentazioni disponibili? L’argomento “sicurezza” va gestito con cautela se non si vuole suscitare nella popolazione un senso generale di sfiducia verso le strutture sanitarie e verso gli operatori.

Peraltro, se di numeri si vuol parlare, il polo Faenza-Lugo – già previsto dal piano di riordino della rete ospedaliera nell’ambito dell’Area vasta Romagna – potrebbe contare su circa 1.300 parti all’anno (sono stati 1.329 nel 2015), più di quelli di Forlì e poco meno rispetto a Ravenna. Si giustificherebbe quindi la presenza di una Unità operativa complessa in luogo delle attuali due semplici. Sull’integrazione Faenza-Lugo il Consiglio comunale di Faenza si è già espresso votando all’unanimità due Ordini del Giorno.

La strategia dell’Ausl punta con tutta evidenza a concentrare gli investimenti su pochi ospedali, in particolare su quelli di Ravenna e di Rimini. Per la sua stessa collocazione geografica, Ravenna risulta eccentrica rispetto al territorio circostante: questo è un dato ineludibile.

La Ctss (Conferenza territoriale socio sanitaria) e l’Ausl stessa sono chiamate a pianificare una rimodulazione dei servizi in ambito romagnolo sulla base di una visione integrata, inclusiva e di prossimità ospedale-territorio. Adottando scelte condivise e trasparenti.

L’alternativa è il perdurare di contese di campanile e di una spartizione delle risorse che rispecchia i vecchi assetti piuttosto che capacità e sensibilità nuove per i diritti di tutti i cittadini. L’alternativa è un’ulteriore marginalizzazione delle periferie della Romagna – incluso il faentino – col determinarsi di squilibri nell’effettiva fruibilità dei servizi pubblici a tutto vantaggio delle strutture private.

 

Faenza, 31 maggio 2017

 

L’Altra Faenza