Tutte le ragioni messe in campo da 24 organizzazioni per opporsi a un’opera inutile, dannosa e costosa, che in manovra ha già incassato un aumento di risorse
L’ultima sul ponte sullo Stretto? Che costerà ancora di più. Incassato il primo via libera dal ministero dell’Ambiente, il progetto ottiene in manovra di bilancio un aumento di risorse di tre miliardi: da 11,6 a 14,7 miliardi. È uno dei tanti, tantissimi motivi per i quali associazioni, enti, partiti, sindacati hanno dato vita alla mobilitazione "No al ponte sullo Stretto" contro un'opera ritenuta inutile, dannosa e, appunto, costosa.
“Non è il Ponte l’opera necessaria che possa rilanciare lo sviluppo della Sicilia e della Calabria e dello stesso Mezzogiorno – si legge nel documento presentato in conferenza stampa a Roma dalla cordata di 24 organizzazioni, tra cui la Cgil -. Infinite a oggi sono state le forzature per costruire un percorso che ne favorisse la realizzazione. Va inoltre aggiunto che nessuna effettiva risposta è stata data all’enorme problematicità della gestione dei 17 cantieri disseminati in tutta l’area dello Stretto e alla pressione del volume di traffico che sarà generato, che metterà in crisi, per anni, le città di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Poi c’è la delicatissima questione dell’approvvigionamento idrico, già oggi drammaticamente in crisi”.
Le associazioni promotrici dell’iniziativa No ponte sullo Stretto snocciolano tutte le criticità: dalla questione degli espropri alle osservazioni sul pericolo sismico e sulla presenza di una faglia attiva, che non hanno mai ricevuto risposta; dalle previsioni occupazionali, che poggiano su basi fantasiose, al bisogno che hanno Sicilia e Calabria di infrastrutture ferroviarie, a cui il Ponte non dà certo riscontri; dal dissesto idrogeologico ai disservizi della rete di approvvigionamento e distribuzione dell’acqua in Sicilia, che non sono considerati una priorità da affrontare.
“Il Mezzogiorno non può ridursi a una mera questione di infrastrutture – si legge nel documento - ma non c’è dubbio che per dare qualità a una nuova stagione di programmazione sia necessario dare risposta al grande tema della mobilità e della comunicazione, sia all’interno dell’area meridionale che nella Unione Europea”.