Prima di commentare sarebbe molto utile prendere in considerazione alcuni numeri, che, mi sembra, pur nel profluvio di grafici e analisi proposti dai giornali, non siano stati adeguatamente messi a fuoco.
Ho considerato i voti della Camera (uninominale) con l’esclusione dell’estero e della Valle d’Aosta.
Innanzitutto l’intera area di centro-sinistra e sinistra (nel 2013 Pd e alleati + Rivoluzione civile di Ingroia) fra il 2013 e il 2018 (Pd e alleati + LeU + Potere al popolo) ha perso quasi 2 milioni di voti (da 10.814.582 a 8.986.047).
Distinguendo fra area del Pd e alleati (nel 2013 scorporando SEL) da una parte e sinistra (SEL + Ingroia nel 2013) (LeU + Potere al popolo nel 2018) si può osservare che l’area Pd ha perso quasi 1 milione e mezzo di voti (da 8.960.162 a 7.502.056) e la sinistra quasi 400 mila voti (da 1.854.420 a 1.483.991, 1 elettore su 5). Una debacle storica e rovinosa, per gli uni e per gli altri.
Tenete conto (ma influisce assai poco) che il numero dei votanti è leggermente diminuito (del 2,27%) cioè circa 22.700 voti in meno ogni milione di voti conseguito nel 2013.
Scorporando i voti degli alleati e considerando solo quelli dati al Pd (si considerano i voti solo uninominale come tutti dati al Pd) si evidenzia come il Pd da solo ha perso 2 milioni e mezzo di voti (da 8.646.034 del 2013 a 6.154.036 del 2018).
Il dato appare ancora più clamoroso se si considera che gli analisti dei flussi elettorali (ho guardato l’Istituto Cattaneo e CISE della Luiss) considerano che circa 2/3 degli elettori che nel 2013 votarono per Scelta Civica con Monti hanno, nel 2018, votato per il Pd.
Nel 2013 Sc x Monti ottenne 2.823.842; togliendo i 2/3 (1.891.947) risulterebbe che degli 8.646.034 elettori del Pd nel 2013 solo 4.262.089 cioè meno della metà lo hanno rivotato nel 2018.
Naturalmente i fattori sono numerosi ed i flussi elettorali in entrata e uscita molto più complessi, ma appare tuttavia assai evidente che il PdR (il Pd di Renzi) ha una base elettorale profondamente diversa da quello che fu il Pd di Bersani.
Dulcis in fundo: non abbiamo mai preso sul serio le rodomontate di Renzi, ma lui sì, tant’è vero che sulla base di una di queste aveva predisposto leggi elettorali ad hoc. Prima l’italicum bocciato per violazione della Costituzione, poi il rosatellum ora aborrito da tutti ma di cui Renzi e Gentiloni sono i diretti responsabili (8 fiducie per approvarlo). Ora Renzi affermò dopo la (per lui) rovinosa sconfitta referendaria del 4 dicembre 2016 che il suo bacino di consenso era quel 40% di elettori che aveva votato sì. Affermazione assurda ma che ha fatto da bussola per il Pd renziano. Ora i sì furono 12.708.172 (surclassati dai 19 milioni di No): si può osservare che il Pd renziano ha perso 6 milioni e mezzo di voti (più del 50%). Calcolo assurdo, ovviamente, ma dovete convincere Renzi!
Alessandro Messina
L’area di centro-sinistra + sinistra ha perso quasi 2 milioni di voti |
Il Pd da solo ha perso 2 milioni e mezzo di voti |
L’area Pd ha perso quasi 1 milione e mezzo di voti |
La sinistra ha perso quasi 400 mila voti (circa 1/5 dei suoi voti del 2013) |
Degli elettori del Pd nel 2013 meno della metà (probabilmente) lo hanno rivotato nel 2018 |
Del famoso 40% di elettori che votò sì al referendum costituzionale meno della metà ha votato Pd (6 milioni e mezzo di voti in meno) |