Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

 

Mi è arrivato il plico del voto per corrispondenza, prassi riservata agli italiani emigrati, e prima di mettere nero su bianco la mia scelta per la lista di Liberi e Uguali, mi sono voluto interrogare ancora una volta sul perchè.
Ho riscoperto che le motivazioni sono diverse, ovviamente non tutte dello stesso calibro politico.
Una tra queste è l'esigenza che sento da moltissimi anni, di costruire un partito che riesca a rielaborare l'analisi della crisi del comunismo e quella parallela del riformismo socialdemocratico di fronte alle grandi trasformazioni dell'epoca post fordista e della globalizzazione, facendo leva sia sui troppi fallimenti registrati in questi anni sia sulle notevoli esperienze di resistenza attiva, manifestatesi in tutto il mondo contro il neoliberismo e lo strapotere delle forze invisibili ma molto tangibili del „mercato“.

Un partito che rifletta ed operi in una dimensione europea, ispirato ad una cultura della sinistra socialista e del cattolicesimo sociale, che incroci la dimensione strategica con quella delle esperienze e dei movimenti operanti sul territorio, immersa nel concreto delle lotte per governare la globalizzazione dei diritti e della solidarietà, che modifichi radicalmente le scelte di politica economica della Unione Europea, che la stanno portando ad una crisi spero reversibile.
La centralità del lavoro e dei valori che sono alla base della Costituzione Repubblicana, assieme al respiro europeo del Programma di LeU, sono la base per questo „lavoro“ di lunga lena che il nuovo soggetto politico, che spero si costituisca dopo le elezioni, dovrà produrre, non certo per una riedizione impossibile delle organizzazioni di massa del secolo scorso (partiti, sindacati, cooperazione), ma per ereditarne i valori essenziali, le esperienze, le culture che ne hanno animato la nascita e lo sviluppo, dalle quali non si può prescindere se si intende operare per il loro inevitabile adeguamento.

D'altra parte, la terza via di Blair-Schroeder è fallita sia in Inghilterra che in Germania (la sua versione italiana è stata ancora più disastrosa) e la crisi dei partiti socialisti e socialdemocratici, si manifesta in ogni angolo d'Europa, sia a casa della strutturata e solida SPD tedesca che nel PD che si avvia al fallimento, mi sento di dire indipendentemente dai segretari che ne sono stati a capo.

Ce la potrà fare LeU? Non ne sono certo ma sono sicuro che tutta la sinistra sia di fronte a compiti immani e che il lavoro

di riunificazione del mondo del lavoro e della ricomposizione di un nuovo blocco sociale sulla base di una lettura aggiornata di questa fase del capitalismo finanziario è ineludibile per tutti, se si vuole costruire una strategia di riformismo radicale che produca inversione di tendenza nei rapporti di forza, nuovi modelli partecipati di produzione e di equa distribuzione della ricchezza, di valorizzazione e salvaguardia delle risorse ambientali e culturali.
La seconda ragione è che non ci sono altre scelte. Benchè sorretta con la respirazione bocca a bocca di diversi padri nobili del centro sinistra dell'ultimo ventennio, l'ipotesi che era alla base della nascita del PD è liquidata, anche grazie alla accelerazione del processo di decomposizione voluto dal segretario; i 5 stelle non sono certo un riferimento di prospettiva e poco hanno a che fare con le priorità che credo debbano costituire la nostra agenda, così come liste nuove che vanno per la maggiore, da Potere al Popolo alla lista + Europa, che è civettuola davvero grazie al simbolo accattivante ma che è come la mela di Biancaneve, esteticamente fascinosa ma avvelenata dalle politiche economiche e sociali care a Schauble.
La terza ragione è che vedo nel nostro „ programma per gli italiani all'estero“ il cammino verso la costruzione di una cittadinanza europea che, sulla base dei pilastri di Goeteborg, accompagni e sostenga la mobilità dei lavoratori e cittadini con una Carta europea dei diritti universali , che sono alla base dei processi di integrazione e che permetta agli emigrati di essere ambasciatori del proprio paese in Europa e ambasciatori dell'Europa nel paese di origine.

Ci sono anche altre ragioni per una scelta che alcuni, anche a sinistra, nell'ansia un rapido adeguamento (che chiamerei resa) al pensiero unico , considerano inutile, anzi addirittura una oggettiva collusione con le destre, ma sarebbe inutile fatica contestare argomentazioni la cui inconsistenza è autoevidente.

Ai diversi amici e compagni che stanno pensando che alla mia età avrei il diritto di risparmiarmi nuove delusioni, vorrei dire con tutto l'affetto e il rispetto che debbo loro, che dopo una vita di impegno nel sociale, della quale non sono affatto deluso, preferisco morire sognando per me e i miei figli e nipoti una grande utopia , magari un po' ammaccata, ma sempre affascinante, piuttosto che soffocato da un realismo asfissiante e maleodorante.

Berlin 18 febbraio 2018
Franco Di Giangirolamo