Potenziali pericoli per gli occupati nel riciclo di pannelli solari e batterie al litio, ma ci sono anche vantaggi nelle imprese che investono in sostenibilità e sistemi certificati di gestione. Analisi e dati
La lotta al cambiamento climatico attraverso la promozione di efficienza energetica e fonti rinnovabili è anche una lotta per la salute dei lavoratori in ogni settore. Il messaggio arriva direttamente dall’Organizzazione mondiale del lavoro (Ilo, dall’acronimo inglese) che il 28 aprile, in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, ha diffuso il report “Ensuring safety and health at work in a changing climate”.
Il binomio lavoro-energia va visto da due prospettive. In primis occorre considerare che a livello globale 1,6 miliardi di persone sono esposte all’inquinamento atmosferico svolgendo la propria occupazione ma ciò, secondo l’Ilo, viene mitigato dall’impegno delle aziende nell’avviare proprie strategie di sostenibilità.
La sola industria ha il potenziale per ridurre le sue emissioni di 7,3 miliardi di tonnellate l’anno, “adottando sistemi di riscaldamento e raffreddamento basati su energia passiva o rinnovabile, migliorando l’efficienza energetica e affrontando altre questioni urgenti, come le perdite di metano” (stando ai calcoli dell’Environment Program Onu-Unep citati nel rapporto).
Ciò passa anche attraverso una riduzione delle emissioni lungo la catena degli approvvigionamenti e la gestione circolare di scarti e rifiuti.
L’Organizzazione offre un’ulteriore lettura della tematica, spiegando che la transizione energetica per la lotta al cambiamento climatico o, più in generale, la transizione “green” determina nuove sfide in termini di sicurezza sul posto di lavoro.
“Le industrie e le tecnologie verdi stanno nascendo per rispondere a questa emergenza globale e potrebbero aiutare a mitigarla sul lungo termine”, scrive l’Organizzazione mondiale. “Tuttavia, in alcuni casi, le tecnologie verdi possono creare o amplificare rischi, soprattutto se non sono state ancora sviluppate infrastrutture e tutele adeguate” in materia.
Tra gli esempi riportati nel report, il potenziale pericolo per coloro che lavorano nel riciclaggio di pannelli solari e lampade fluorescenti, oppure nella produzione di batterie agli ioni di litio, in termini di eventuale esposizione a sostanze chimiche. I casi citati sono quelli di “uno stabilimento di batterie in Ungheria dove 300 lavoratori, a cui erano stati negati i dispositivi di protezione individuale, hanno scioperato nel giugno 2023 dopo episodi di vomito, diarrea ed eruzioni cutanee”.
Sistemi di gestione della sicurezza ed energia
La Giornata mondiale di ieri è stata un’occasione per approfondire la tematica anche in Italia. Inail e Accredia, ad esempio, hanno pubblicato lo studio “Efficacia delle certificazioni accreditate per i Sistemi di gestione per la salute e la sicurezza sul lavoro” (Sgsl).
In questo modo, è stato possibile confrontare un campione di 25.932 imprese certificate Uni En Iso 45001:2023 con uno speculare campione di aziende non certificate, facendo riferimento al periodo 2017-2021.
Guardando i dati, si scopre che nel comparto “energia elettrica, gas e combustibili” l’indice di frequenza degli infortuni (rapporto tra numero di episodi ogni 1.000 addetti) è di 13,4 per il gruppo dei “certificati” e 19,2 per i “non certificati”, con uno scarto percentuale peggiorativo nel secondo caso del 30%. L’indice di gravità d’infortunio è invece di 18,7 nel primo caso e 27,1 nel secondo.
In generale, considerando tutti i nove macro-ambiti occupazionali indagati dal report, si calcola che con un Sgsl accreditato si evita un infortunio su quattro, mentre quelli che effettivamente avvengono hanno comunque una gravità inferiore del 30%.
In autunno un position paper e un disegno di legge
Non esula certamente dal problema della sicurezza il settore delle costruzioni, che nel 2022 registra circa 40.000 infortuni sul lavoro denunciati, in aumento del 3,4% rispetto all’anno precedente. A rilevarlo è l’Associazione infrastrutture sostenibili, che ieri ha annunciato di stare predisponendo un position paper dedicato a “sostenibilità e sicurezza sul lavoro”, da pubblicare entro il prossimo autunno.
In quest’ambito sarà proposta “una policy condivisa di sicurezza partecipata”, che valorizzi le buone prassi di cantiere e rafforzi la cultura sul tema, e un’azione di sensibilizzazione per l’uso dell’innovazione tecnologica.
“Sostenibilità, digitalizzazione e sicurezza sul lavoro sono interconnesse e complementari”, secondo il presidente Ais, Lorenzo Orsenigo. “La sicurezza sul lavoro non può essere considerata un semplice aspetto tra gli altri nel contesto della responsabilità sociale aziendale, ma deve essere prioritaria e un prerequisito fondamentale per lo sviluppo di qualsiasi politica aziendale. Occorre andare oltre il semplice concetto di sicurezza passiva, ovvero il contenimento degli effetti negativi degli incidenti, passando alla sicurezza attiva, tramite la digitalizzazione, l’implementazione delle tecnologie intelligenti e i sistemi di monitoraggio in tempo reale”.
Non solo il position paper Ais. Dopo l’estate 2024 si preannuncia un altro intervento. Ieri, infatti, il presidente del Cnel, Renato Brunetta, ha fatto sapere che il Consiglio è al lavoro per proporre un disegno di legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, che porti a un quadro normativo rinnovato e in grado di spingere verso un rapido miglioramento della situazione nazionale, riducendo il numero di infortuni.
Questo anche perché “un Paese che in un anno conta più di mille morti sul lavoro non può dirsi un civile. Tragedie come quella nel cantiere edile di Firenze o come quella nella centrale idroelettrica di Suviana, solo per citare gli ultimi due eventi di maggior rilievo e drammaticità, sono inaccettabili, intollerabili in una Repubblica fondata sul lavoro”.
- Il report dell’Ilo (pdf)
- Il report Inail-Accredia (pdf)