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Il tetto agli stranieri nelle classi c’è già, ma è inapplicabile. La proposta sgrammaticata e ideologica di Valditara si scontra con la realtà. Opposizioni all’attacco: «È contro la Costituzione». Imbarazzo di Fratelli d’Italia, ma la Lega sostiene il suo ministro

EDUCAZIONE CINICA. La Lega difende la proposta sgrammaticata di Valditara, opposizioni all’attacco

Alunni stranieri, la propaganda del ministro fuori dalla realtà Il ministro all’Istruzione (e merito) Giuseppe Valditara

Separare costa. Ma la demagogia sulle spalle dei bambini con background migratorio costa di più. Anche questa volta il ministro all’Istruzione (e merito) Giuseppe Valditara, con la sua proposta sul tetto agli studenti con famiglie di origine straniera, scivola sul razzismo istituzionale e dimostra di non avere piena conoscenza dei meccanismi che regolano il ministero che occupa.

Nell’ansia di assecondare il capo del suo partito (Matteo Salvini che, ospite da Vespa, aveva ripreso un suo vecchio cavallo di battaglia per continuare a fruttare elettoralmente la vicenda della scuola di Pioltello), Valditara si è prodotto nell’ennesima gaffe. Al cubo, dato che con un solo post ha fatto capire di essere in difficoltà con la Costituzione (sulla quale ha giurato) e con la sintassi. Quello che il leader della Lega non sa, ma che il titolare del dicastero dovrebbe conoscere, è che la legge italiana prevede già un tetto per gli studenti stranieri. Lo ha introdotto il governo Berlusconi nel 2010.

La circolare firmata dalla ministra di allora, Mariastella Gelmini, tutt’ora in vigore, prevede che non si debba superare il 30% di alunni stranieri «con una ridotta conoscenza della lingua» per classe. Ma concede delle deroghe che escludono, naturalmente, i bambini nati in Italia e quindi di madrelingua anche se con genitori immigrati.

UN RECENTE RAPPORTO di viale Trastevere, pubblicato quando il governo Meloni si era già insediato da otto mesi, ma che forse il ministro non ha avuto

ancora modo di consultare, specifica che «in nessun caso, comunque, le scuole possono rifiutare l’iscrizione di un minore in ragione del superamento di una determinata percentuale di iscritti di origine migratoria». Il tetto quindi c’è e se oggi sembra non più funzionale è a causa di due questioni che la destra si ostina a non prendere in considerazione, preferendo la propaganda: risorse e diritti.

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«È una cosa che non ha senso: sempre la stessa polemica che già 15 anni fa era datata – sbuffa Angela che da 20 anni insegna italiano per stranieri a Bologna – anche oggi non sanno di cosa parlano: di ragazzi di prima generazione o di seconda? Come al solito queste boutade hanno un sottotesto che ruota intorno al loro ipocrita concetto di italianità». Per la docente «il problema della scuola non sono i ragazzi non italofoni ma il numero di studenti per classe».

Inoltre, nota la professoressa, «nelle città grandi è già molto difficile cambiare scuola o trovarla vicino casa, figuriamoci con un tetto rigido: questi ragazzi sarebbero ulteriormente dislocati nello spazio. Il vero problema è l’accesso all’istruzione, se guardiamo alle scuole secondarie il rapporto cambia notevolmente, ci sono classi senza un ragazzo di origine straniera perché è difficile continuare gli studi». «Peraltro – sottolinea Angela – forse il ministro non ricorda che esiste la classe 023, italiano per stranieri, scarsamente utilizzata, che dovrebbe essere estesa a tutti i cicli ma non ci sono le risorse. È inutile citare gli altri sistemi europei: non si può prendere una strategia e importarla senza conoscere il contesto».

ANCHE LA DIRIGENTE Rosanna Labalestra dell’istituto Pisacane di Roma è perplessa sulla proposta del ministro: «Non potrei mandare via le famiglie per mantenere una rigida percentuale: hanno diritto a una scuola di prossimità ed è quello che anche la Costituzione e il ministero ci dicono di fare: accogliere». La scuola di Torpignattara al momento è frequentata al 50% da bambini ancora senza la cittadinanza italiana e registra un costante incremento delle iscrizioni di studenti nativi dovuti all’encomiabile lavoro che fa dalle sette del mattino alle dieci di sera nel quartiere multiculturale alla semiperiferia della Capitale.

«È ora che Valditara tragga le conseguenze di ciò che dice: se in aula la maggioranza degli alunni deve essere italiana, va riformata la legge sulla cittadinanza, in modo tale che chi nasce e cresce in Italia sia italiano, incredibile come ai livelli più alti delle istituzioni si continui a parlare di un Paese immaginario, che non esiste» chiosa Marwa Mahmoud, responsabile partecipazione e formazione politica della segreteria nazionale Pd. Mentre altri, come il presidente Anief Marcello Pacifico, ricordano che grazie agli alunni di origine straniera «alcune scuole continuano a essere aperte dal momento che l’Italia fa i conti con una altissima denatalità».

SE OPPOSIZIONE e sindacati sono compatti nel definire quella di Valditara «un’idea fuori dal tempo e anticostituzionale», come ha sintetizzato Gianna Fracassi, segretaria generale Flc Cgil, è dalla maggioranza che arriva la sorpresa per il duo leghista. Fratelli d’Italia ha affossato l’intera operazione: dalla sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti a Ella Bucalo, componente della Commissione istruzione del Senato, sono arrivati commenti tiepidi quando non direttamente contrari. L’attacco diretto di Salvini al presidente della Repubblica, che aveva encomiato pubblicamente l’istituto Iqbal Masih, non deve essere stato gradito dalla premier