AIUTI NEL DESERTO. Sono già 15 i bambini della Striscia uccisi dalla malnutrizione. Al Cairo non si muove nulla, la fine della guerra è lontana
La mano di Yazan Al Kafarna - Ap
Non c’è solo Yazan Al Kafarna, apparso nelle foto pallido ed emaciato, con gli arti scheletrici, morto lunedì e di cui ha parlato due giorni fa l’inviato palestinese alle Nazioni unite, Riyad Mansour. Molti altri bambini rischiano di morire per mancanza di cibo e di aggiungersi ai 15 già uccisi dalla fame all’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahiya, nel nord di Gaza dove la mancanza di cibo è più estrema. Uno dei più a rischio è Ahmed Qannan, non ha ancora tre anni: prima dell’offensiva militare israeliana pesava 12 kg, oggi la metà. Con gli occhi infossati, pelle e ossa, debolissimo, Ahmed giace in un lettino nel centro sanitario Al Awda a Rafah, sul confine con l’Egitto, assistito da una zia. I bambini intorno a lui non stanno meglio. Come Ahmed hanno bisogno urgente di calorie, vitamine, proteine, ma a Gaza sotto attacco israeliano trovare anche solo un pacco di biscotti è una impresa.
Ahmed Salem
Le mamme sono malnutrite e non possono allattare i loro bambini. Non possiamo aiutarle, non abbiamo il latte artificiale
EPPURE, il cibo è lì vicino a Rafah, dall’altra parte della frontiera, sul versante egiziano dove sono fermi i camion che non riescono ad entrare a Gaza e a consegnare il
loro carico preparato dalla Mezzaluna rossa, dall’Onu e da altre parti internazionali. Parlando all’agenzia Reuters, un’infermiera del centro Al Awda, Diaa Al-Shaer, ha detto che i bambini affetti da malnutrizione e da una serie di malattie legate all’alimentazione carente hanno raggiunto numeri senza precedenti. «Dovremo affrontare un gran numero di pazienti che soffrono a causa della malnutrizione», ha avvertito. I neonati non se la passano meglio, spiega il dottor Ahmad Salem, dell’unità di terapia intensiva del Kamal Adwan. «Le mamme sono esse stesse malnutrite e non possono allattare i loro bambini. Noi non abbiamo più latte artificiale». Adele Khodr, direttrice regionale di Unicef, l’agenzia dell’Onu per l’infanzia, ha detto di capire «Il senso di impotenza e disperazione tra genitori e medici nel rendersi conto che gli aiuti salvavita, sono a pochi chilometri di distanza, ma fuori portata. Deve essere insopportabile». Un’altra agenzia dell’Onu, l’Unrwa, presa di mira da settimane da Israele per una presunta «collusione con Hamas», denunciava ieri attraverso il suo commissario generale, Philippe Lazzarini, che nel nord di Gaza un bambino su sei sotto i due anni è «gravemente malnutrito».
SOTTO PRESSIONE, Israele ha deciso di consentire agli aiuti umanitari di entrare a Gaza via mare, riferiva ieri la tv Canale 13. Secondo quanto si è appreso, gli Emirati finanzieranno spedizioni di aiuti a Cipro dove saranno soggette a ispezione da parte di funzionari israeliani. Da lì le navi viaggeranno verso Gaza e scaricheranno le merci sulla costa. La prima flottiglia partirà per Cipro nei prossimi giorni con la speranza di raggiungere Gaza all’inizio del Ramadan, che inizierà il 10 o 11 marzo. La tregua però resta la vera strada per mettere fine alle stragi di civili e per rifornire con regolarità la popolazione della Striscia in gran parte sfollata nei mesi scorsi su intimazione dell’esercito israeliano. I negoziatori di Hamas sono rimasti al Cairo per il terzo giorno di colloqui sul cessate il fuoco, ma ieri sera la distanza tra il movimento islamico e Israele appariva incolmabile. Il gabinetto di guerra guidato da Netanyahu non ha inviato una delegazione in Egitto, prima vuole da Hamas la lista con i nomi dei circa 130 ostaggi israeliani a Gaza. L’organizzazione palestinese afferma di non essere in grado di fornirla poiché gli ostaggi sono sparsi in un territorio ampio e trattenuti da gruppi diversi. Israele ripete di essere interessato solo ad una tregua temporanea durante la quale verrebbero liberati gli ostaggi. Hamas ripete che qualsiasi accordo dovrà portare alla fine permanente delle ostilità e al ritorno degli sfollati al nord.
I MEDIATORI egiziani, smentendo le notizie di intese a portata di mano diffuse da alcuni media, spiegano che Israele e Hamas restano sulle loro posizioni e insistono sulle richieste che hanno impedito sino ad oggi un accordo. Un portavoce di Hamas, Bassem Naim, invece sostiene che il suo gruppo ha presentato una bozza di accordo di cessate il fuoco e ora aspetta la risposta da Israele. Un altro esponente di Hamas, Osama Hamdan, precisa che nessun ostaggio israeliano sarà rilasciato senza il cessate il fuoco definitivo a Gaza. Il governo Netanyahu replica che il suo paese che «sta facendo ogni sforzo per raggiungere un’intesa e ora aspetta una risposta da Hamas». Si schiera ancora una volta con Israele il presidente Usa Joe Biden. «L’accordo sugli ostaggi è solo nelle mani di Hamas… c’è stata un’offerta razionale. Gli israeliani hanno acconsentito… Sapremo tra un paio di giorni se ciò accadrà», ha detto ai giornalisti il presidente Usa prima di salire sull’Air Force One nel Maryland.
LE FORZE ARMATE israeliane ieri hanno ucciso un adolescente palestinese di 16 anni all’incrocio stradale di Huwara, in Cisgiordania, dopo un attacco con un coltello in cui un soldato è rimasto ferito. Da ottobre, almeno 358 palestinesi sono stati uccisi da soldati e coloni israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Nello stesso periodo almeno 12 israeliani sono stati uccisi in attacchi palestinesi. In Libano, un raid aereo israeliano contro il movimento sciita Hezbollah ha ucciso quattro persone nelle regioni meridionali del paese