- Il meteorologo Randi fa un bilancio sull'anno appena passato nel Ravennate (e non solo): "Per la prima volta l'anomalia di temperatura media annua ha superato i 2 gradi. Non era mai successo dal 1900. Riflettiamo sul cambiamento climatico in atto"
L'anno più caldo da oltre un secolo a questa parte, costellato da ondate di caldo prolungate, un tornado tra i più intensi della storia italiana e da un'alluvione che figura tra gli eventi catastrofici più disastrosi a livello mondiale. Questo il bilancio dell'annata 2023 dal punto di vista climatico nel Ravennate presentato dal meteorologo Pierluigi Randi, presidente dell'Associazione Meteo Professionisti (Ampro). L'anno appena trascorso potrebbe insomma rappresentare a pieno titolo un "manifesto" degli effetti del riscaldamento globale, con conseguenze per il territorio ravennate e romagnolo ben evidenti. Un'annata che ha segnato diversi record (purtroppo tutti negativi) sotto l'aspetto delle rilevazioni meteo e che ci porta a riflettere sul cambiamento climatico in atto.
Randi, possiamo tracciare un bilancio dell'annata 2023 dal punto di vista climatico?
I dati sono stati ormai raccolti e abbiamo diversi spunti. Il primo è rappresentato dalle temperature che sono state altissime. Il 2023 che è stato l'anno più caldo dal 1950, ma potremmo estendere l'analisi a molto più indietro nel tempo, probabilmente è l'anno più caldo dal 1900. Con un'anomalia di temperatura molto elevata dato che parliamo di valori medi annui. Un'anomalia di 2,1 gradi come abbiamo avuto nel 2023 è tantissimo. Dobbiamo considerare che già il 2022 era stato molto caldo. Ora il 2023 ha superato di mezzo grado il precedente record. Questo è già un aspetto molto indicativo. Non ci sono stati mesi particolarmente freddi. Soltanto in due mesi la temperatura è stata intorno alla norma: aprile e maggio. Tutti gli altri mesi sono stati caldi o molto caldi. Con ottobre e dicembre che sono stati i più caldi da quando esistono le rilevazioni strumentali. Il 2023 lo possiamo considerare un 'manifesto' del riscaldamento globale che però ha ripercussioni anche a livello locale. Per la prima volta l'anomalia di temperatura media annua ha superato i 2 gradi. Non era mai successo dal 1900. Nel 2022 era stata superata per la prima volta la soglia grado e mezzo. Sono dati preoccupanti, perché esprimono una velocità di riscaldamento che non ha alcun precedente. E' chiaro che in tutto questo potrebbe esserci stato lo zampino della variabilità naturale: il 2023 potrebbe essere il frutto di una commistione tra l'impronta climatica ed eventi meteorologici in sequenza che hanno fatto aumentare le temperature medie. Ma sta di fatto che i dati sono questi. Il 2023 è stato l'anno di gran lunga più caldo dal 1950, ma potremmo allargarci fino al 1900.
Prendiamo ora in considerazione le precipitazioni: cosa ci dicono i dati del 2023?
Sul fronte delle precipitazioni, queste sono state nella norma. Una piovosità normale, ma la distribuzione è stata pessima. Praticamente gran parte delle precipitazioni sono cadute nel mese di maggio, provocando poi la terribile alluvione. Quindi se guardiamo il quadro medio annuo ci siamo, abbiamo un'anomalia attorno all'1% in più, ma quella norma l'abbiamo raggiunta attraverso un periodo estremamente piovoso piuttosto breve, durato circa 40 giorni, seguito da un lungo periodo in cui le precipitazioni sono state estremamente scarse. Circa il 40% delle precipitazioni annue le abbiamo avute in una quarantina di giorni. Un aspetto che si somma a quello delle alte temperature.
Tra gli aspetti più negativi dell'anno appena passato ci sono però anche gli eventi estremi...
Nel 2023 ne abbiamo avuti tanti, troppi. L'alluvione è arrivata per due eventi di precipitazione estrema sull'Appennino. Nel mese di maggio, in località dell'Appennino ravennate come Casola Valsenio o San Cassiano sono caduti più di 500 mm di pioggia, che rappresentano 7-8 volte il valore medio mensile e più della metà della pioggia che dovrebbe cadere in un anno. Una quantità di pioggia caduta in un periodo molto ristretto, con due eventi piovosi della durata di circa una trentina di ore ciascuno. A fronte di tali quantità di precipitazioni difficilmente avremmo potuto salvarci, una quantità di pioggia che non può che portare a effetti disastrosi sul territorio. Certo, si può cercare di gestire meglio il territorio, fare di più, ma sta di fatto che sono esondati, o hanno avuto rotture arginali, 23 corsi d'acqua contemporaneamente, dall'Idice al Marecchia. Con le conseguenze più pesanti che si sono avute sul Ravennate e Forlivese. Sull'alluvione diciamo anche che è stato il terzo peggior evento catastrofico mondiale del 2023, dopo il terremoto in Turchia-Siria e un episodio di grave siccità nel Sud America. Ma gli eventi estremi per il nostro territorio non sono finiti qua. Abbiamo avuto un'ondata di caldo tardiva in agosto, con temperature che hanno sfiorato i 40 gradi il giorno 25. Temperature altissime anche in ottobre. Il 9 ottobre sono state raggiunte massime fra 31 e 33 gradi. Addirittura in una località collinare come Brisighella sono stati raggiunti i 34 gradi. Anche in quel caso sono stati distrutti i record di temperature massime di ottobre, con un'ondata di caldo molto lunga.
E poi a fine luglio c'è stato il tornado.
Il drammatico tornado del Ravennate settentrionale, tra Voltana, Alfonsine e Savarna. Un tornado di categoria IF 3 su una scala che arriva al massimo a 5, quindi un evento molto severo per l'Italia. Un tornado che per fortuna non ha investito centri abitati, altrimenti avrebbe potuto avere conseguenze ancor più catastrofiche. Ha avuto un vortice di oltre un chilometro, è stato uno dei tornado più grossi che ci siano mai stati in Italia dal 1900 e come intensità siamo tra i primi 10 in tutta la Penisola. Si stimano raffiche massime della durata di almeno 3 secondi intorno ai 280-290 km orari per produrre i danni che sono stati rilevati. I tornado (o trombe d'aria) non sono una novità, ma questo è stato veramente molto violento. Sicuramente il più grave della storia ravennate. Non potremmo attribuirlo al cambiamento climatico, poiché è un evento singolo, di breve durata. Però il segnale che stiamo osservando è che il numero di tornado è stabile, ma aumentano quelli violenti. E su questo c'è probabilmente il problema del troppo caldo nei bassi strati. Prima del tornado del 22 luglio, c'era stata una forte ondata di caldo, con temperature di 45 gradi al Centro-Sud. In ogni caso non ci siamo fatti mancare nulla: tra alluvione e tornado la nostra provincia è stata bersagliata dalle avversità atmosferica. E non dimentichiamo le gelate di aprile, con gravi danni all'agricoltura. Anche questo aspetto, benché paradossale, ha comunque un legame con il riscaldamento globale. Con l'aumento delle temperature medie aumenta la variabilità. Tendono ad aumentare gli eventi di caldo estremo, ma non scompaiono quelli di freddo intenso, benché più rari. Un 2023 nel quale gli estremi climatici ci hanno fatto pagare un prezzo molto alto. Probabilmente qualcuno pensava che fossimo una 'isola felice', ma il 2023 ci ha insegnato che nessuno può sentirsi al sicuro.
Possiamo dire che il nostro clima sta diventando sempre più tropicale?
Più che di tropicalizzazione, parlerei di estremizzazione. I climi tropicale hanno una stagione secca e una stagione di pioggia ben definite. Nel nostro caso non possiamo definire una stagione secca e una piovosa. Gli eventi di pioggia estrema possono verificarsi in qualsiasi stagione, mentre nei paesi tropicali si inquadrano in un periodo ben preciso. Si osserva un segnale anche sull'aumento di intensità delle piogge in brevi periodi. Questo dipende dal fatto che l'atmosfera è troppo calda. L'intensità media delle piogge sta aumentando di pari passo con l'aumento delle temperature. E questa è una caratteristica tropicale. I modelli di clima indicano poi per il futuro un aumento di frequenza dei colpi di frusta, ovvero un'alternanza tra brevi periodi molto piovosi e lunghi periodi di precipitazioni scarse. Ed è esattamente quello che è successo nel 2023. Abbiamo avuto precipitazioni straordinarie nel mese di maggio e poi 7 mesi consecutivi in cui le precipitazioni sono state molto al di sotto della norma. Si prevede che di qui al 2070 questi colpi di frusta possano raddoppiare se la temperatura continuerà a salire con il ritmo che ha oggi.
Il 2023 quindi è stato l'anno più caldo della storia recente. Si tratta di un caso isolato o è ormai una tendenza?
E' assolutamente una tendenza. Se prendiamo i 10 anni più caldi dal 1900 (questo vale per la nostra provincia, ma anche per il resto d'Italia), questi appartengono tutti all'epoca recente. Dopo il 2023 e il 2022, se andiamo a scalare la classifica troviamo il 2019, 2016, 2014, 2020. Tutti anni che vengono dopo il 2010. Unico superstite è il 2003, ma probabilmente presto uscirà dalla classifica. Questo è un segnale fortissimo, non è un caso isolato. Se fossero solo gli ultimi due anni potremmo parlare di casualità. Ma se prendiamo la tendenza dal Duemila abbiamo un segnale chiaro. Anche la curva di aumento di temperatura media è esponenziale. Nel 2023 abbiamo superato i 2 gradi di anomalia di temperatura media annua. Negli anni '90 quando c'era un'annata molto calda l'anomalia era di 1 un grado sopra la norma. E' un salto veramente notevole. Speriamo rimanga isolato, ma il fatto stesso che un estremo simile sia stato toccato, è indicativo