IL CASO. Le grandi aziende energetiche non dovranno versare l’ultima rata della tassa sugli extraprofitti e risparmieranno così 450 milioni di euro. Ma la cifra potrebbe essere più alta per quest’anno. E per il prossimo le modalità vanno ancora definite. Le opposizioni denunciano anche un altro condono fiscale. La sanità è il problema del governo: i medici e infermieri annunciano nuovi scioperi a gennaio
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni - Ansa
È stato approvato al Senato, con 87 voti favorevoli e 46 contrari, il «decreto anticipi» collegato a una legge di bilancio varata due mesi fa dal Consiglio dei ministri che ieri sera aspettava ancora un corposo pacchetto di emendamenti con i quali il governo Meloni dovrebbe modificare un testo presentato come un sacro testo inemendabile.
IL PRIMO SCONTRO è stato provocato da uno sconto da 450 milioni di euro sulla tassa sugli extra-profitti delle società energetiche. Per Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, potrebbe essere il doppio. La tassa era stata prevista dal governo Draghi per un importo teorico di 8,3 miliardi di euro, è stata rimodulata nella prima finanziaria di quello Meloni (2,5 miliardi), ora si arriverebbe a un’ulteriore modifica (450 milioni o anche 800). Si permetterebbe così alle compagnie che dovevano versare l’ultima tranche della tassa sugli extra-profitti al 30 novembre di non pagare, almeno per quest’anno. Per il prossimo le modalità sono ancora da stabilire.
«DAL 2021 fino a settembre 2023, le società energetiche hanno registrato profitti per 70 miliardi di euro, in gran parte dovuti all’incremento vertiginoso delle bollette a carico di famiglie e imprese» ha ricordato Bonelli. «Non bastava accanirsi sulle famiglie dicendo No alla proroga del mercato tutelato, ora arriva anche il regalo di Natale per le società energetiche». «Saldi e sconti per banche e grandi società energetiche e salasso per i cittadini alle prese con l’aumento di mutui e bollette» ha sintetizzato Giuseppe Conte dei Cinque Stelle.
LA SECONDA POLEMICA, con bagarre in aula e sospensione di cinque minuti , ha riguardato Claudio Lotito, presidente della Lazio e vicepresidente della Commissione Bilancio per Forza Italia. Un emendamento a suo nome ha prorogato i termini scaduti delle prime rate della «rottamazione quater. Non è una proroga ma un «condono», hanno sostenuto le opposizioni, che ne hanno chiesto il ritiro.
IL «DL ANTICIPI» scadrà il 17 dicembre, ora passerà alla Camera dove sarà approvato con la fiducia. è un altro «decreto salsiccia» che contiene una norma anche sugli affitti brevi e turistici, non solo per chi fa l’«imprenditore»: un Codice identificativo nazionale, l’obbligo di dotare gli appartamenti di sistemi di rilevamento di gas ed estintori. In questo caso la maggioranza ha corretto un limite che essa stessa aveva introdotto in precedenza.
SUGLI EMENDAMENTI l’attesa è nervosa. I tempi stringono, oggi è l’Immacolata, arriva il Natale, c’è lo spettro dell’esercizio provvisorio e il palazzo vuole andare in vacanza. La contraddizione è tutta nel campo del governo e della maggioranza. Sono circa 15. Riguarderebbero il comparto difesa: divieto delle armi chimiche; ridenominazione dei progetti navali di rilevanza strategica nazionale; rifinanziamento del «Nato Innovation Fund» e per il Polo nazionale per la subacquea. Sullo sport nuove risorse per il progetto «Filippide» (per persone con autismo), sui Lep si pensa a una proroga al 31 ottobre 2024 dell’attività della cabina di regia. Dal ministero dell’Istruzione arrivano ritocchi all’Agenda Sud, mentre per il Masaf il potenziamento degli uffici di diretta collaborazione. Un altro pacchetto di proposte riguarderebbe anche la Protezione civile, con norme sulla struttura commissariale sisma del 2016 e sulla ricostruzione post-calamità. Sul fronte della Pubblica amministrazione, si punterebbe al finanziamento dei sistemi informativi gestiti dal Dipartimento della Funzione pubblica, a nuove misure a favore di Caivano e ad interventi per il personale della Croce rossa italiana.
E C’È IL TAGLIO alle pensioni nel pubblico impiego, a cominciare dai medici. Dovrebbe arrivare un emendamento anche su questo. Il governo ha già incassato uno sciopero generale il 5 dicembre, un altro è in arrivo il 18, quello dell’«intersindacale». Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up ne hanno annunciato un altro a gennaio nel caso in cui l’emendamento non risolva il problema. Sarà salvaguardato chi va in pensione col trattamento di vecchiaia e chi avrà maturato requisiti prima che la legge di Bilancio enti in vigore.
LA MOBILITAZIONE mette in difficoltà il governo. Lo si vede dall’insistenza con la quale Meloni ribadisce di avere messo più soldi che mai sulla sanità. Lo si vede dallo scontro con il ministro della Sanità Schillaci con il quale i sindacati hanno intrattenuto un rapporto cordiale. Per Schillaci le loro richieste sono esagerate. Il governo ha messo 3 miliardi, in tutto 5,3. Invece, per i sindacati ci sarà solo un aumento del 5.78%, 10 punti al di sotto del tasso inflattivo e sarà decurtato al rinnovo del contratto. «Il contratto 2019-2021, pre-firmato a settembre, deve ancora essere licenziato dal Consiglio dei Ministri e dovrà poi passare dalla Corte dei Conti»