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RIFORME. L’eminenza grigia di Forza Italia non lesina le critiche, che stravolgono quanto ha sempre affermato la ministra Casellati, sempre di Fi

Gianni Letta boccia il premierato: «Limita i poteri del Quirinale» Gianni Letta - Ansa

Dopo le dure critiche di quattro autorevoli ex presidenti della Corte costituzionale, da Cartabia a Zagrebelsky, la bordata imprevista al premierato di Giorgia Meloni arriva da Gianni Letta: «La riforma fatalmente ridurrebbe i poteri del presidente della Repubblica perché la forza che ti deriva dalla investitura popolare è certamente maggiore di quella che deriva dal Parlamento: non sta scritto, ma è ovvio che poi nella dialettica chi è investito ha più forza».

L’eminenza grigia di Forza Italia non lesina le critiche, che stravolgono quanto ha sempre affermato la ministra Casellati, sempre di Fi, e cioè che i poteri del Colle non sarebbero stati toccati: «Secondo me la figura del presidente della Repubblica, così com’è disegnata, e l’interpretazione così come è stata data dai singoli presidenti, sta bene così: non l’attenuerei, non la ridisegnerei, non toglierei nessuna delle prerogative così come attualmente sono state esercitate», spiega Letta. «Oggi abbiamo un presidente felicemente regnante nel suo secondo mandato, che esercita il suo mandato in maniera splendida, perché ha fatto tanto bene a questo Paese».

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Una presa di posizione così forte da costringere il vicepremier e leader di Fi Antonio Tajani a correggere il tiro: «Forza Italia sostiene convintamente la riforma sul premierato. Non vanno interpretate in direzione contraria alcune frasi di Gianni Letta. Mi ha confermato che le sue parole si riferivano a valutazioni teoriche e non a giudizi sulla riforma».

Una esegesi delle parole dell’ex sottosegretario di Berlusconi che, ovviamente, non convince le opposizioni: «Letta ammonisce il suo campo politico a non intaccare poteri, peso e autorevolezza del presidente della repubblica, come avverrebbe se andasse in porto l’elezione diretta del premier prevista nel progetto Meloni-Casellati», dice il senatore Parrini. «Il Pd e l’opposizione da settimane segnalano questo pericolo. Reputo molto significativo che a riservare una chiara bocciatura all’elemento principale del ddl sia uno dei padri nobili del centrodestra italiano».

Ieri altri due esperti vicini al centrodestra, Nicolò Zanon e Oreste Pollicino, vicini al cemntrodestra, nelle audizioni in Senato hanno sollevato obiezioni sulla previsione del secondo premier e sul premio di maggioranza del 55% inserito in Costituzione. Due punti su cui pesano anche i dubbi di Meloni, che non esclude ritocchi in corso d’opera. Peccato però che il “secondo premier” (in caso di sfiducia a quello eletto dai cittadini) sia stata una delle più pesanti richieste della Lega. Che, per ora, non si sbilancia sul premierato, in attesa di capire i tempi di approvazione dell’autonomia. Il partito di Salvini resta guardingo, pronto a ostacolare il cammino del premierato se la “sua” riforma non dovesse procedere spedita