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A un mese dall’attacco terroristico a Israele, con 200 ostaggi ancora nelle mani di Hamas, sono più di diecimila le vittime palestinesi, la metà minorenni. Per l’Onu la guerra di Netanyahu nella Striscia sta facendo di Gaza «un cimitero di bambini»

UN MESE DAL 7 OTTOBRE. I palestinesi uccisi sono oltre diecimila, molti dei quali bambini e donne. Nessuna tregua in vista, non la vuole Netanyahu e neppure Biden

Dopo la pioggia di bombe Netanyahu promette «un futuro di promesse e di speranza» 

Con i toni da Armageddon che ormai gli sono abituali, ieri Benyamin Netanyahu, rivolgendosi a decine di ambasciatori stranieri, ha affermato che la guerra in corso tra Israele e Hamas «non è un conflitto locale». Ha spiegato il Medio oriente come il terreno di scontro tra lo Stato ebraico e forze del male come Hamas, l’Iran e i suoi alleati che a suo dire «Cercano di riportare il Medio Oriente e il mondo a un’epoca buia, facendo deragliare qualsiasi progresso di pace». Poi con tono tranquillo ha promesso che Israele, dopo aver distrutto Hamas, offrirà alla popolazione di Gaza «un futuro reale, un futuro di promesse e di speranza». 10.022 abitanti non vedranno sorgere l’alba di questa era di felicità e benessere. Sono morti sotto le bombe sganciate dagli aerei da combattimento israeliani, tra questi 4.104 bambini e ragazzi e 2.641 donne. E degli oltre 25mila feriti tanti saranno disabili per il resto della loro vita. L’Unrwa (Onu) ha scritto che a Gaza in media ogni dieci minuti i bombardamenti uccidono un bambino palestinese e due restano feriti. Persone innocenti stanno pagando con la vita, il prezzo più alto, la rappresaglia israeliana scattata dopo l’attacco sanguinoso lanciato esattamente un mese fa da Hamas nel sud di Israele in cui sono stati uccisi circa 1400 israeliani, civili e militari, mentre altri 200, tra anche bambini, sono stati presi in ostaggio assieme a decine di stranieri e restano prigionieri a

Gaza.

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I media internazionali si premurano di precisare tutte le volte che i numeri delle vittime palestinesi sono riferiti dal il ministero della Sanità che fa capo ad Hamas. In realtà sanno che quelle cifre sono realistiche, anzi sottostimate: oltre duemila palestinesi sono dispersi, i loro corpi sono rimasti sotto le macerie. È possibile, anzi probabile, che tra quei diecimila morti ci siano anche centinaia di uomini di Hamas e di altre organizzazioni armate morti sotto le bombe o nei combattimenti in corso con le truppe israeliane che hanno invaso Gaza. Ma, non c’è alcun dubbio, le offensive israeliane di cielo, terra e mare si sono abbattute quasi interamente sui civili palestinesi. Senza dimenticare che il centro-nord di Gaza è una distesa di macerie, un paesaggio lunare. Domenica sera la terra di Gaza tremava come per un terremoto tanti erano i missili e le bombe sganciati in pochi minuti dai cacciabombardieri. Il portavoce militare ha riferito di 450 raid compiuti tra domenica e lunedì mattina. Un martellamento continuo che va avanti grazie ai rifornimenti di armi che garantiscono gli alleati statunitensi. L’Amministrazione Usa con un ponte aereo fornisce le bombe a Israele e poi invoca più pane e più acqua per i civili palestinesi ammassati nel sud di Gaza in condizioni terrificanti.

Anche ieri Joe Biden ha parlato al telefono a Netanyahu per esortarlo a proteggere i civili. Allo stesso tempo gli Stati Uniti continuano ad opporsi al cessate il fuoco generale, come ha ribadito il coordinatore del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby. A Washington piacciono le pause umanitarie che interrompono solo per qualche ora l’offensiva israeliana contro Hamas. Solo il cessate il fuoco può mettere fine alle stragi e alle distruzioni. Lo hanno ripetuto ieri il segretario generale dell’Onu Guterres e i capi di 18 agenzie delle Nazioni unite «Un’intera popolazione è assediata e sotto attacco, negata dell’accesso ai beni essenziali per la sopravvivenza, bombardata nelle proprie case, rifugi, ospedali e luoghi di culto. Ciò è inaccettabile», hanno scritto, invitando entrambe le parti in conflitto a «rispettare tutti gli obblighi derivanti da diritto internazionale umanitario» e chiedendo  il «rilascio immediato e incondizionato di tutti i civili tenuti in ostaggio».

Più esplicita è stata in una intervista la regina Rania di Giordania, che sta emergendo in questi giorni come una delle personalità regionali più lucide: «So che alcuni sostengono che un cessate il fuoco aiuterebbe Hamas. Ritengo che con questo argomento stiano addirittura sostenendo e giustificando la morte di migliaia di civili, e questo è moralmente riprovevole», ha detto alla Cnn.  L’affermazione di Israele di cercare di proteggere i civili ha aggiunto la regina, «è un insulto all’intelligenza. Quando a 1,1 milioni di persone viene chiesto di lasciare le proprie case o rischiare la morte, non si tratta di proteggere i civili, ma di sfollamento forzato». La Rai, il servizio pubblico spende risorse per seguire la noiosa dorata esistenza della famiglia reale britannica e per riferirci i gossip su Harry e Megan. Piuttosto dovrebbe far ascoltare al pubblico italiano cosa hanno da dire altri «reali».

In Gran Bretagna è appena tornato il dottor Abdel Hammad, 67 anni, che ha trascorso quattro settimane a Gaza. Il 7 ottobre si trovava all’ospedale di Shifa per effettuare, da medico volontario giunto da Londra, due delicati interventi chirurgici. Ha passato il resto del suo tempo ad operare feriti dalle bombe o travolti dalle macerie. Riabbracciando la moglie e i figli, ha raccontato di edifici rasi al suolo, di enormi crateri nelle strade, di detriti ovunque e di scene di devastazione che gli ricordavano le immagini in bianco e nero della Seconda Guerra Mondiale. Non ha mancato di ricordare i colleghi morti, assieme ad infermieri e autisti di ambulanze. «Ora allo Shifa dipendono totalmente dai generatori – ha continuato il dottor Hammad – Non c’è elettricità. Funzionano a tempo pieno, 24 ore su 24, quindi si rompono e la mancanza di carburante è un problema e devi aspettare che si riempiano di nuovo di gasolio. Il suono delle esplosioni era semplicemente incredibile. Se riesci a sentirlo, sei ancora vivo allora non sei stato colpito». Per Israele invece lo Shifa non è un ospedale bensì una copertura per una base sotterranea di Hamas. E ieri i suoi droni hanno colpito i pannelli solari sul tetto dell’ospedale. Si è poi saputo che le esplosioni avevano provocato vittime al quinto piano.

Morti palestinesi anche in Cisgiordania. Sette ieri, di cui quattro, armati, colpiti da forze speciali israeliane a Tulkarem. 155 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania dall’esercito e dai coloni dal 7 ottobre. A Gerusalemme è morta l’agente di polizia israeliana ferita a coltellate alla Porta di Erode da un 16enne palestinese ucciso sul posto da altri poliziotti presenti. A Nabi Saleh (Ramallah) è stata arrestata la giovane e nota attivista palestinese Ahed Tamimi. Sui social aveva minacciato di uccidere i coloni israeliani