PALAZZO CHIGI. L’incontro con il governo sul salario minimo visto dall’altra parte del tavolo con le opposizioni che difendono la loro proposta dei 9 euro. Schlein: "Li abbiamo costretti a parlare dei lavoratori". Conte: "Ma non hanno una controproposta". Calenda: "Almeno nessuno è uscito sbattendo la porta". Fratoianni: "Continua la raccolta firme sulla nostra proposta"
La segretaria del Pd Elly Schlein verso l'incontro a Palazzo Chigi - Ansa
La mossa della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sul mega-tavolo al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) con le parti sociali sul «lavoro povero e sui salari bassi», e non solo (o non tanto) sul salario minimo «che non risolve il problema della crescita», ha sorpreso e irritato le opposizioni, tranne Italia Viva che ieri non ha partecipato all’incontro di palazzo Chigi.
LA PRIMA REAZIONE è stata: sta prendendo tempo. Non ha detto né sì, né no. E, quando ha pronunciato la parola «Cnel» sembra che sia calato il gelo nella Sala Verde. Strano il destino di questo organo previsto dall’articolo 99 della Costituzione, oggi presieduto dall’ex di molte cose Renato Brunetta. Doveva essere chiuso a furor di referendum renziano. Oggi il governo delle destre lo riporta sull’onda della cronaca. I 3,5 milioni di lavoratori senza salario minimo, né contrattazione, tanti sarebbero stati censiti, dovranno aspettare – immaginiamo con
quale ansia – un rapporto sul diritto e dell’economia del lavoro dalla bellissima villa Lubin nel cuore di Villa Borghese a Roma. E poi, stando a quanto ha detto ieri Meloni, alla scadenza di sessanta giorni, arriverà un testo. Non è chiaro quale, né con quali modalità, ma sarà in tempo «per avere le coperture per i finanziamenti» nella legge di bilancio. Quali, non si sa. Viste le ristrettezze dell’economia, non sarà una pioggia d’oro. «In pratica vuol dire buttare la palla in tribuna» ha osservato Riccardo Magi (Più Europa). Più salace il collega Della Vedova: «Dovevamo abolire Cnel, aboliremo Camere… La sede di confronto propria è solo il Parlamento».
PRIMO AD AVERE prospettato il tavolo, ieri Carlo Calenda (Azione) ha continuato ad esercitarsi nel ruolo del «pontiere» o del «dialogante». La sua è una prospettiva minimalista: «Almeno nessuno ha sbattuto la porta» ha osservato trovando nella formalità dei rapporti il lato positivo dell’incontro. Dal suo punto di vista usare il Cnel per quello che dovrebbe servire è comunque un’apertura al dialogo. Meloni non avrebbe potuto fare altro dopo avere appoggiato la sospensione del dibattito parlamentare, criticato e in sostanza respinto la proposta sul salario minimo a 9 euro. Pensare che avrebbe accettato di confrontarsi su qualcosa su cui non è d’accordo e dare ragione all’opposizione che ha individuato un suo punto debole forse era un po’ troppo. Meloni ha provato a cambiare gioco, ha comunicato l’attenzione al «sociale» e ha promesso di intervenire. Insomma ha preso tempo e ha parlato d’altro. Di «metodo», per esempio.
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IL PUNTO È STATO comunque mantenuto dalle opposizioni. Dopo l’incontro, prima di incontrare i giornaliste, hanno fatto spogliatoio in un’altra stanza di Palazzo Chigi e hanno confermato la proposta che le vede, per la prima volta, unite. Giuseppe Conte (Cinque Stelle) aveva promesso di presentare schemi e grafici sulla proposta di salario minimo all’affollato tavolone del confronto con il governo. Anche lui ha usato il gergo da telecronista sportivo della «palla in tribuna». Il Cnel, proprio non è piaciuto. E poi. in fondo, il governo non ha «alcuna controproposta».
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«NON HA LE IDEE chiare»,ha ribadito Elly Schlein (Pd) che, a margine della riunione, ha chiesto a Meloni notizie sui ristori per l’alluvione in Emilia Romagna e sulle dimissioni di Marcello De Angelis dalla Regione Lazio. «Non è di mia competenza» ha risposto Meloni. «Noi andiamo avanti con la nostra proposta – ha aggiunto Schlein – perché c’è un forte consenso popolare ed è il motivo per cui da ora possiamo lanciare la raccolta firme che avevamo annunciato».
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L’INCONTRO più importante prima di Ferragosto ha richiamato a Roma gran parte dei partecipanti al giro di tavolo ed è stato preceduto da un involontario siparietto che ha visto protagonisti Meloni e Nicola Fratoianni (Sinistra italiana alleata con i Verdi). Entrambi in Puglia, terra di punta della sempre più cara industria del turismo e del marketing territoriale, hanno preso lo stesso volo di linea. Smentita l’ipotesi, più che remota in realtà, di un «pre-vertice», Fratoianni ha osservato che dopo «quattro mesi» il governo è fermo. Un risultato l’opposizione sembra averlo ottenuto «grazie alla nostra iniziativa» ha aggiunto.
«MELONI non ha detto no, ma non ha detto neanche sì. Francamente ci è apparsa piuttosto confusa sulla proposta del salario minimo» ha detto Eleonora Evi, co-portavoce di Europa verde. «Vorrebbe contrastare la precarizzazione del lavoro e l’inflazione, ma proprio le sue politiche a favore delle lobby energetiche hanno consentito l’aumento del costo della vita facendo aumentare l’inflazione’» ha aggiunto Angelo Bonelli co-portavoce di Europa Verde ora in di Alleanza Verdi e Sinistra