IL CORTEO. Dalle 14 oggi a Roma la manifestazione nazionale promossa da 40 tra sindacati, partiti e associazioni. Prosegue la raccolta firme sul salario minimo legale di dieci euro lordi all’ora
In corteo contro il governo Meloni - LaPresse
Potrebbero essere, si stima, diecimila i partecipanti al corteo contro il governo Meloni che partirà oggi dalle 14 da piazza della Repubblica e arriverà a piazza di Porta San Giovanni a Roma dopo aver sfilato lungo via delle Terme di Diocleziano, via Giovanni Amendola, via Cavour, piazza dell’Esquilino, via Liberiana, piazza Santa Maria Maggiore, via Merulana, viale Manzoni e via Emanuele Filiberto. La manifestazione è stata indetta da 40 tra sindacati, partiti e movimenti (tra cui Usb, Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, Rete dei Comunisti, Unione Popolare, movimento No Tav, per il diritto all’abitare o Peacelink) e più di 40 organizzazioni territoriali (tra le altre il Comitato contro il rigassificatore di Piombino, stop allo scempio ambientale a Giugliano e Aversa, il terra e libertà di Torretta Antonacci a Foggia, il centro sociale ex Opg di Napoli e molte altre). Numerose le adesioni individuali.
«Il governo Meloni sta rubando il futuro a questo paese – ha detto Guido Lutrario dell’Esecutivo nazionale dell’Usb – il peggioramento delle condizioni di vita e la perdita di potere di acquisto dei salari è una situazione contro la quale non c’è alcun intervento serio e strutturale. La manifestazione affronta tutti problemi creati dall’azione antipopolare e guerrafondaio dell’esecutivo».
«Siamo in piazza per dire basta al lavoro povero, in nero o irregolare – ha detto Giuliano Granato (Potere al Popolo) – e frutto della precarietà introdotta dal 1997 dal governo di centrosinistra di Prodi e indurita fino all’ultimo decreto lavoro del governo Meloni. Il mondo del lavoro assomiglia sempre di più al lavoro dei braccianti migranti in mano a imprenditori senza scrupoli». «Vogliamo esprimere la nostra opposizione alla guerra e rimettere al centro la risoluzione pacifica del conflitto tra Russia e Ucraina – ha aggiunto Marta Collot (Potere al Popolo) – Vogliamo denunciare le priorità invertite di questo governo: mentre anche noi siamo andati a spalare il fango in Romagna dopo l’alluvione i militari erano invece in Sardegna per fare un’esercitazione».
«Manifesteremo per contrastare le privatizzazioni e i tagli che con questo governo continuano a impoverire il sistema sanitario sia nelle strutture sia nelle risorse professionali – hanno detto Maurizio Acerbo e Antonello Patta, rispettivamente segretario e responsabile lavoro di Rifondazione Comunista che parteciperà anche alla manifestazione indetta al mattino a Roma dalla Cgil con oltre 90 associazioni «Insieme per la Costituzione» – Ci opponiamo alla guerra e all’eliminazione del reddito di cittadinanza, alle politiche sui migranti e alla riforma regressiva del fisco, fino all’autonomia differenziata».
Anche nella manifestazione del pomeriggio saranno raccolte le firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per il salario minimo legale di dieci euro lordi l’ora che è stata depositata in Cassazione da Unione Popolare.
«Nelle politiche sul lavoro il mantra del governo è la moderazione salariale scambiata con una misera esenzione contributiva per alcuni mesi – si legge nell’appello della manifestazione – Decenni di riduzione dei salari e una fortissima perdita di potere d’acquisto sono state dovute all’impennata dei prezzi che non è finita e non trovano nessuna risposta seria nei rinnovi contrattuali». I promotori del corteo criticano «una sequela martellante di provvedimenti presi senza alcuna interlocuzione con la società. Una logica applicata nella realizzazione degli impianti di rigassificazione da Piombino a Ravenna, nel progetto del Ponte sullo Stretto o nella prosecuzione della Tav in Val di Susa o della base militare in programma a Coltano»