PIOVE SUL BAGNATO. Il tavolo settimanale con gli enti locali presieduto dal ministro Musumeci fa litigare la maggioranza. In attesa del commissario
L’annuncio della costituzione di un tavolo settimanale con gli enti locali presieduto dal ministro Nello Musumeci fa litigare la maggioranza e lascia perplessi i sindaci dei comuni emiliani colpiti dal maltempo, convocati ieri a Roma per fare il punto della situazione con il governo. Una sorpresa per tutti, e infatti quando la premier Meloni ha comunicato la cosa, Matteo Salvini, seduto alla sua destra, ha alzato un sopracciglio e ha commentato gelido: «Apprendiamo adesso che è stato deciso così…».
SEMBRA IL SECONDO round della maxi rissa di due mesi fa, quando il governo cambiò i vertici delle grandi aziende di Stato e Lega e Forza Italia dissero schiettamente che tutto era stato stabilito a Palazzo Chigi senza consultare nessuno. E così va anche la gestione del post alluvione: Meloni fa e disfa, gli altri stanno a guardare.
I MALUMORI della destra si notano anche al capitolo ricostruzione: la premier giura di essere al lavoro notte e dì e lancia una serie di proposte senza dubbio golose (indennizzi al 100% per famiglie e imprese, recupero dei comuni non inseriti nell’elenco delle zone colpite, piani vari ed eventuali) ma non dice dove ha intenzione di trovare i fondi per
finanziarle.
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Se ne sono accorti i sindaci, sostenuti in questo da un irritato Salvini, che ha sottolineato davanti a loro come ancora non si abbia la più pallida idea di dove andare a prendere i soldi. E quelli stanziati sin qui sono meno di quanto annunciato: Meloni aveva parlato prima di 2 miliardi e poi di 2.2 miliardi come cifra destinata all’emergenza maltempo. Peccato che, a scorrere il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso primo giugno, il totale riporta 1.6 miliardi, di cui 620 milioni destinati agli ammortizzatori sociali per i lavoratori dipendenti e 250 milioni per gli autonomi. Era una pia illusione anche la proposta di sostenere questi costi attraverso i risparmi ottenuti con il taglio del reddito di cittadinanza, appena 150 milioni.
E SE IL CONTO ECONOMICO è da piangere, non fa di certo ridere la discussione sulla nomina del commissario alla ricostruzione. In attesa della decisione ci sarà questo tavolo settimanale con Musumeci, ma è del tutto evidente che la maggioranza non stia in alcun modo riuscendo ad accordarsi su una figura unica alla quale affidare la faccenda.
Il governatore emiliano Stefano Bonaccini raccoglie i favori degli amministratori locali (anche di destra), ma su di lui c’è il veto della Lega, il nome di Galeazzo Bignami sembra essere già stato depennato dalla lista dei papabili, e anche tra i cosiddetti tecnici non si sa bene quale sarebbe il più adatto: c’è chi parla del capo della protezione civile Fabrizio Curcio e chi vagheggia un coinvolgimento del generale Figliuolo, fino alle immancabili suggestioni su Guido Bertolaso. La decisione, assicurano dal governo, «arriverà al momento giusto». Intanto il tempo continua a passare e, al di là dei grandi annunci, di fatti sin qui non se ne sono visti. E le prospettive sono, a voler essere gentili, incerte