1.300 persone in pericolo nello Ionio e ondata di barchini a Lampedusa. La risposta dei soccorsi stavolta c’è e si vede. A Cutro riaffiora il corpo di un bimbo di 6 anni, è la 73esima vittima. Oggi manifestazione nazionale a fianco di famigliari e popolo dei peluche
Sarà la prima volta. Mai sinora una grande manifestazione nazionale si era conclusa su una spiaggia. Ma non c’è stata possibilità di scelta. È qui che si è consumata la tragedia. Per l’esattezza, una strage del mare, piena di buchi neri, con 73 vittime, un numero imprecisato di dispersi che ora meritano risposte precise alle domande di verità e giustizia che in questi giorni sono state poste.
Sarà compito della magistratura individuare le responsabilità. Intanto il popolo dei peluche si mette in marcia oggi pomeriggio alle 14. Dal lancio di pupazzi sulla carovana meloniana al suo ingresso giovedì scorso a Cutro, il peluche è ormai divenuto un simbolo di contestazione, ma anche un richiamo all’umanità naufragata.
Steccato è la frazione balneare di Cutro, 16 chilometri a valle del paese, che giocoforza si è trovata ad affrontare il trauma di un evento drammatico, inaspettato ma non imprevedibile. Perché il 26 febbraio non è che il frutto marcio di politiche repressive e proibizioniste in tema di immigrazione. Basti considerare i tre soccorsi effettuati ieri nelle stesse acque: salvataggi, stavolta andati a buon fine, di altri barconi con migliaia di migranti in questo lembo di costa jonica.
L’organizzazione del corteo è andata avanti senza intoppi. Il percorso attraverserà il lungomare per terminare all’arenile dove ancora ieri il mare ha restituito i corpi dei migranti del caicco «Summer love». Nel bollettino drammatico infatti è stato aggiunto il corpo sfigurato di un bambino di sei anni. Anche per lui stamani una trentina di pullman si metteranno in viaggio da tutta Italia con destinazione la Calabria. Una corona di fiori sarà affidata alle onde del mare nel tratto interessato dal naufragio.
L’elenco delle adesioni alla manifestazione è
lunghissimo. I sindacati saranno presenti al completo, sia i confederali che le organizzazioni di base. Massiccia l’adesione delle reti che si occupano di salvataggi in mare ed accoglienza a terra: Medici del Mondo, Medici per i Diritti Umani e Medici Senza Frontiere, insieme all’associazione cosentina La Terra di Piero.
Un pullman partirà anche dall’università della Calabria. Numerosi saranno i militanti dei collettivi ambientalisti e femministi aderenti alla Base di Cosenza. Nutrite la delegazioni di Mediterranea Saving Humans e di Sea Watch. Il mondo cattolico è compatto: Centro Astalli, Agesci, Caritas, Fondazione Migrantes e Comunità di S.Egidio, Acli, Missionari Comboniani, Commissioni Migranti. Anche i giuristi di Asgi, A Buon Diritto e Avvocati di Strada scenderanno in piazza, nonché le associazioni storiche come l’Anpi, l’Arci, Amnesty International ed Emergency.
Le centrali dell’antirazzismo porteranno la loro testimonianza: Ero Straniero, Europasilo, Lunaria, Ics, Intersos, Senza Confine, Un Ponte Per. I media indipendenti seguiranno la manifestazione minuto per minuto: il netwotk Gemini, le emittenti radio Onda Rossa e Onda d’Urto, la calabrese Radio Ciroma e il network di Radio Popolare. Tra i politici attesi, Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Maurizio Acerbo e Luigi De Magistris.
Sul trattore adibito a palco, sulla spiaggia, prenderanno la parola i pescatori e i soccorritori che con il loro coraggio si sono sostituiti allo Stato. Presente una delegazione di famigliari delle vittime. Hanno assicurato la loro partecipazione attiva le comunità migranti calabresi, come la curda e la palestinese. Non mancherà la compagneria degli uomini, delle donne e dei bambini del Villaggio Globale di Riace, guidata da Mimmo Lucano