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MENO DUE SETTIMANE. Pubblicate le ultime rilevazioni prima dello stop, le terze e quarte forze non calano ma al contrario aumentano. Un trend che smentisce la campagna di Letta sul voto utile e anche la tendenza tradizionale degli ultimi giorni di campagna

I sondaggi non premiano il frontismo del Pd LaPresse

Strategia che non funziona, non si cambia. Anche ieri Enrico Letta ha cominciato e finito la giornata con l’appello al voto utile: «Calenda e Conte hanno scelto di non combattere, solo il Pd può battere le destre, siamo gli unici che hanno chance nei collegi uninominali». Non restano molti giorni in questa campagna elettorale acceleratissima. Da domani siamo già allo sprint e infatti da stasera a mezzanotte non sarà più possibile pubblicare sondaggi con le intenzioni di voto. Gli ultimi confermano che l’impostazione che il Pd ha voluto dare alla sua campagna non sta funzionando.

Più si allarga la distanza che gli elettori percepiscono tra il centrodestra e la coalizione tra Pd, Sinistra-Verdi e +Europa, meno efficacia ha l’appello alla rimonta nei collegi uninominali. Appello che da principio è apparso poco credibile visto che il Pd ha accolto come un destino ineluttabile la mancata alleanza con i 5 Stelle: il frontismo a parole ma non nei fatti non funziona. Alla fine anche il discorso di Letta ai candidati del Pd nel quale ha spiegato che bisogna limitare i danni, non potendo più vincere, basta a chiudere il discorso sulla rimonta nei collegi.

L’errore strategico di Letta si riflette puntualmente nei sondaggi. Con un’avvertenza: il margine di errore dichiarato in queste rilevazioni è talmente ampio, più o meno 3% (ma potrebbe essere anche di più non trattandosi di campioni probabilistici, il sondaggio viene fatto prevalentemente con le email ), e soprattutto la quota di indecisi/ non rispondono è talmente alta che bisogna leggerli con prudenza. Sulle tendenze di fondo però si può essere più confidenti e queste dicono, sempre, che il passare dei giorni e delle settimane sta rafforzando e non indebolendo le terze e quarte forze. Salgono sia il Movimento 5 Stelle che Azione-Italia viva, le liste che seguendo il ragionamento di Letta dovrebbero scendere perché tagliate fuori dalla sfida negli uninominali. La tendenza peraltro contraddice quella classica che vuole che con l’avvicinarsi del giorno del voto i due poli principali raccolgano la maggior parte di quelli che fino all’ultimo sono stati indecisi. Vedremo: è possibile che questa campagna elettorale così veloce acceleri anche i processi tradizionali e tutto accadrà nelle ultime ore (senza che sia possibile raccontarlo, peraltro, visto il divieto di pubblicazione dei sondaggi).

Intanto ieri un sondaggio Euromedia per Porta a Porta non si è discostato troppo dai precedenti, tranne appunto per il consolidamento di M5S (13%) e Azione (7,8%), per il resto confermando l’enorme distacco, 17 punti percentuali, tra la coalizione del Pd (dato come lista al 21,8%) e quella di Fd’I (dato come lista al 24,7%). Un altro sondaggio invece, del Centro italiano di studi elettorali (Cise) ha dato risultati assai diversi da quelli visti negli ultimi giorni. Il distacco tra Pd e Fd’I è ridotto (Pd 21,4%; Fd’I 23%), la Lega scende a una cifra (9,6%), la distanza tra centrodestra e coalizione Pd è ai minimi (9 punti) ma soprattutto il M5S è di gran lunga la terza forza al 16,6% e quasi insidia il Pd. Ma si tratta, come spiega bene la premessa di metodo, di un sondaggio particolare, interessato soprattutto ai temi della campagna elettorale: le intenzioni di voto potrebbero essere state così distorte. Oppure no