IL VOTO FRANCESE. Anche Letta apre alla gauche: «Macron guardi a sinistra, ridurre le disuguaglianze conviene anche alle élite, riformisti e radicali devono allearsi per battere le destre»
Andrea Orlando - LaPresse
Per la sinistra italiana, e in particolare per il Pd, Mélenchon resta un oggetto difficile da maneggiare. Anche dopo il successo di domenica della coalizione Nupes che è arrivata a 131 eletti. Il più chiaro tra i dirigenti dem è il ministro del Lavoro Andrea Orlando, che parla di «sinistra resuscitata» in Francia, una «buona notizia» anche per i progressisti italiani.
«Questo risultato spazza via l’idea di un superamento della dialettica destra-sinistra e stimola un punto di riflessione su come la sinistra può interpretare il malessere sociale e le contraddizioni del sistema economico, anche con successo nel rapporto con le generazioni più giovani», dice Orlando al manifesto. «Credo che il Pd debba costruire una interlocuzione con questa realtà nuova e plurale, che peraltro in parte, nel caso del Psf, aderisce alla nostra stessa famiglia a livello europeo». E ancora: «Sarebbe un errore molto grave classificare questo spazio che si è costituito come populismo di sinistra».
Tra i dem in realtà la tentazione di sovrapporsi a Macron, al partito dell’establishment, non è affatto abbandonata. L’ex leader Ds Piero Fassino
vede lo «stato diffuso di sofferenza e malessere della società», quel «sentimento di esclusione» e «insicurezza» che «porta molti elettori a rivolgersi alle forze di opposizione di destra o di sinistra». Ma conclude gioendo per il fatto che «la Francia continuerà a essere guidata da Macron, un punto di sicurezza per l’Europa».
Il senatore Dario Parrini invita Macron ad allearsi «con settori moderati e europeisti dei gollisti e di socialisti e verdi». Insomma, Mélenchon, con le sue proposte radicali che hanno rivitalizzato la gauche, è come se non esistesse. Contano solo i suoi piccoli alleati più moderati.
Enrico Letta non ha commentato il voto del paese dove ha vissuto diversi anni. Ma dai piani alti del Nazareno si avverte preoccupazione per «l’exploit della destra, che avviene quando gli anti-sovranisti si dividono». E rispetto per Mèlenchon considerato «una innovazione del panorama politico». «Se le forze riformiste e quelle di sinistra si dividono vince la destra estrema», il ragionamento.
L’idea è quella di un dialogo tra riformisti e radicali, che potrebbe essere percorsa utilmente anche in Francia da Macron in una chiave di riduzione delle diseguaglianze. Letta, a chi gli ha parlato in queste ore, ha ripetuto una sua antica convinzione: «Se non si riducono si consegnano le democrazie occidentali alle forze anti-sistema. Farlo conviene anche alle elite, che ci hanno messo troppo tempo a capirlo». La ricetta, in chiave italiana, resta la stessa: un campo largo di forze diverse che faccia diga all’estrema destra, un’alleanza che tenga insieme sinistra e moderati.
Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, gioisce per il «risultato straordinario» di Nupes. «Dimostra ancora una volta quanto l’onda rossoverde sia l’unica alternativa reale alla destra, più conservatrice o neoliberista che sia. La strada giusta per la sinistra è quella di una proposta politica coraggiosa e radicale, praticando la convergenza delle lotte e l’unione delle forze sulla base di un programma comune condiviso». «Mélenchon ha dimostrato forze nel porre al centro la lotta alle disuguaglianze», dice Fratoianni. «Ha mostrato come il voto possa essere uno strumento concreto di cambiamento della vita delle persone». Angelo Bonelli, portavoce dei verdi, si dice convinto che da noi «mettendo in rete la miriade di liste civiche ecologiste e di sinistra si può arrivare al 10%».
Per Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione, «dalla Francia arriva un segnale di riscossa per tutta la sinistra radicale europea. Dovrebbero riflettere Europa Verde e Si che si congratulano con Mélenchon ma si alleano con i macroniani italiani. Per costruire in Italia uno schieramento popolare e pacifista con un programma sociale e ambientalista radicale come quello francese non si può essere alleati subalterni del Pd liberista».