Una manifestazione quella di ieri per ribadire la critica verso questo governo e contro un ministro esclusivamente deferente verso gli interessi delle multinazionali di settore, che consente loro di determinare la politica energetica nazionale e di partecipare addirittura alle trattative in politica estera.
Presenti movimenti di Veneto, Abruzzo, Marche, Emilia Romagna, del Molise e di Civitavecchia.
A Ravenna, in Piazza del Popolo, più di 300 persone, in rappresentanza di varie realtà territoriali da tutta Italia, hanno manifestato per mettere in chiaro che non è la guerra in sé responsabile dell’aumento del prezzo del gas, che il rincaro delle bollette ha origini ben diverse da quelle dichiarate dalle compagnie, che il problema non si risolverà aprendo nuovi pozzi petroliferi, né sfruttando al massimo quelli esistenti o rimettendo in funzione il carbone.
Per ribadire che questa crisi, piuttosto, dipende dall’inerzia dei governi che si sono succeduti finora, che non hanno saputo o voluto programmare, né tantomeno attuare, la trasformazione del comparto energetico e produttivo in funzione delle esigenze della cittadinanza, con la conseguenza di aver creato anche un grande vuoto occupazionale. Non sono credibili i politici che solo oggi sembrano accorgersi della fragilità del nostro sistema di approvvigionamenti e cercano di correre ai ripari in modo improvvisato, minando fatalmente la reale transizione energetica. Se avessero agito tempestivamente, attuando tutte le misure indicate fin dalle prime conferenze sul clima, avrebbero investito nelle rinnovabili e non ci troveremmo oggi così fortemente dipendenti dall’estero e così preoccupati per la stabilità energetica del paese. Per questo siamo stati a Ravenna, sede di una delle maggiori multinazionali dell’oil&gas, per riaffermare che i territori non sono d’accordo con la politica governativa, che consente alle aziende, grazie ad uno stato di emergenza ormai permanente, di causare danni sui territori, cambiamenti climatici a livello globale e perpetrare le ingiustizie sociali di cui sono sempre state protagoniste in tutti gli angoli del pianeta.
Non solo ci si oppone ai 20 miliardi all’anno regalati al settore fossile ma si avanzano proposte concrete per una gestione energetica democratica, partecipata e da fonti pulite, sempre respinte, nonostante il loro largo consenso popolare e l’avallo di scienziati e giuristi.
Siamo stati ancora una volta in piazza per dire Per il Clima Fuori dal Fossile!