Obbligo Vaccinale per Over 50. Come già per scuola e sanità, nessuna sanzione disciplinare per chi non si adegua. Le misure non concordate: Cgil, Cisl e Uil critiche
Un controllore di Trenitalia controlla il Green pass all'ingresso della carrozza © Foto LaPresse
Dunque a partire dal 15 febbraio i lavoratori pubblici e privati – compresi quelli in ambito giudiziario e i magistrati – che hanno compiuto i 50 anni dovranno esibire al lavoro il cosiddetto Super Green pass. Chi non lo farà, non riceverà lo stipendio ma conserverà il posto di lavoro e sarà considerato «assente ingiustificato, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro, fino alla presentazione».
L’accesso ai luoghi di lavoro senza certificato che attesti vaccino o guarigione è vietato e chi non rispetta il divieto subirà una sanzione amministrativa tra 600 e 1500 euro. Tutte le imprese, senza eccezione dunque sul numero complessivo di dipendenti, potranno sostituire i lavoratori sospesi perché sprovvisti di certificazione verde. La sostituzione rimane di dieci giorni rinnovabili fino al 31 marzo 2022.
Sebbene con alcune sorprese dell’ultimo giorno, ancora una volta senza confronto con le parti sociali, il governo ha varato con enormi difficoltà provvedimenti che impatteranno fortemente sul mondo del lavoro.
Rispetto alle decisioni prese dal consiglio dei ministri ieri sera sull’estensione del Green pass rafforzato – solo per guariti e vaccinati, escludendo i “tamponati” – per i lavoratori con più di 50 anni considerati la fascia più a rischio, i sindacati avevano più volte chiesto un confronto al governo Draghi.
La posizione di Cgil, Cisl e Uil fin dalla scorsa estate era quella di chiedere l’obbligo vaccinale generalizzato, senza limitarlo ad alcune categorie di lavoratori.
Posizione inizialmente contestata dal governo e poi progressivamente appoggiata direttamente – ma con tre mesi di ritardo – perfino dal segretario del Pd Enrico Letta.
Più problematica la considerazione sull’estensione del Green pass rafforzato che i sindacati considerano una mera ipocrisia, accusando il governo di non avere il coraggio di imporre l’obbligo vaccinale.
I lavoratori non vaccinati vengono stimati 2,5 milioni, pari circa ad un lavoratore su dieci. Quanti siano quelli over 50 è ancor più difficile stimarlo, ma la cifra supera certamente il milione di persone.
Su questo altissimo numero di lavoratori i sindacati sono coscienti di avere ben poco controllo. Il tentativo di fare assemblee sui luoghi di lavoro per favorire la vaccinazione fatto nei mesi scorsi ha sortito scarsi effetti. Nonostante la necessità di dover rappresentare anche questi lavoratori, per evitare discriminazioni sui luoghi di lavoro, i sindacati scontano la stessa lontananza di politica, scienza e istituzioni.
D’altronde già nella scuola – dove vige l’obbligo di vaccinazione – non sono state previste sanzioni: chi non si vaccina non lavora ma si mette in aspettativa e non perde il posto.
Intanto proprio ieri è stata formalmente sottoscritta l’ipotesi di rinnovo del contratto nazionale delle Funzioni Centrali della pubblica amministrazione. Ad annunciarlo sono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa, che sottolineano come la firma di «perfeziona la pre-intesa siglata lo scorso 21 dicembre con i riferimenti alla legge di Bilancio che assicura le risorse necessarie alla realizzazione del nuovo ordinamento e al finanziamento dei fondi per la contrattazione integrativa».