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Il caso. La rete delle 50 associazioni che compongono «Sbilanciamoci!» ieri ha presentato la contro-manovra: 105 proposte alternative alla prima legge di bilancio di Draghi: rilancio dello Stato sociale, ambiente, scuola, università e ricerca. E una politica industriale che altrove non c’è. Altro che sanità, welfare, scuola o ricerca: il debito «buono» rilancerà le armi per i prossimi 15 anni

Roma, manifestazione pacifista

Roma, manifestazione pacifista  © LaPresse

Il disegno di legge di bilancio «deludente e non adeguato alle sfide», il primo varato dal salvatore della patria Draghi, ha una coerenza: continua la politica economica fallita negli ultimi anni. È il giudizio sulla manovra della campagna Sbilanciamoci che ieri ha presentato la sua controfinanziaria, arrivata alla ventitreesima edizione. La riduzione della pressione fiscale a favore delle imprese, ad esempio. Negli ultimi 20 anni l’Ires (l’imposta sui profitti delle imprese) è calata dal 37% al 24% e a questa riduzione vanno aggiunti i moltissimi sgravi fiscali elargiti da molte leggi di bilancio per le assunzioni o l’innovazione. Il governo ha lasciato ai partiti che reggono la sua maxi-maggioranza la decisione su come ripartire i sette miliardi di taglio dell’Irpef (su otto, uno va al taglio dell’Irap). E quelli hanno creato un meccanismo regressivo che premia i redditi medio-alti e eroga pochi spiccioli alla maggioranza di quelli bassi e bassissimi.

LA «MANOVRA» è il solito patchwork composto da norme

eterogenee e parziali, prive di un disegno di politica industriale, un contenitore di esigenze diverse senza una visione sulle scelte di bilancio di fondo. Prendiamo, ad esempio, le più discusse politiche ambientali sulle quali si cimenta il rumoroso ministero della «transizione ecologica», appositamente creato per convincere i Cinque Stelle a votare il governo. Tanto sforzo non ha previsto quanto già annunciato, e non fatto, dai governi precedenti: la riduzione dei Sussidi ambientalmente dannosi (Sad): quasi 20 miliardi di euro. Draghi e Cingolani l’hanno fatta più semplice: non li hanno nemmeno citati, né hanno previsto un impegno specifico. Tanto meno è nota alcuna previsione nella legge delega fiscale.

NEI DUE ANNI di pandemia si è molto speculato sulla distinzione tra «debito buono» e «debito cattivo». Ora, a parte il colesterolo, o l’inflazione, la distinzione avrebbe un certo peso sulla qualità degli investimenti considerati produttivi. Nella manovra, annota Sbilanciamoci, un’idea sugli investimenti, in effetti, c’è. Non riguarda però l’innovazione, la spesa sociale, la scuola, la ricerca, il diritto allo studio. Ma le armi. Gran parte degli investimenti pubblici sono concentrati, nei prossimi 15 anni, sulla spesa militare.

E LA SANITÀ? Secondo l’ufficio parlamentare di bilancio, «dal punto di vista finanziario, nella manovra «non sembra si intenda dare luogo a un effettivo rafforzamento strutturale del Servizio sanitario nazionale. L’incidenza sul Pil della spesa sanitaria sarebbe pari al 6,3% nel 2024», una percentuale inferiore al 2019 (6,4%)». È stato detto il 23 novembre scorso nel corso di un’audizione parlamentare.

Si mantiene il cosiddetto «reddito di cittadinanza» dagli attacchi leghisti, renziani, confindustriali. Ma lo si avvicina a quello che realmente è: un Workfare con paletti e condizioni più stringenti. Sbilanciamoci chiede di superare gli aspetti discriminatori a cominciare dalla modifica della «scala di equivalenza» che penalizza le famiglie numerose. Molto altro andrebbe fatto. Non si farà.

PRIMA PROVA del draghismo economico, che sarebbe sinonimo di decisionismo, in una «manovra deludente priva di sintesi unitaria» si avverte invece una «sospensione» di fronte ad una legislatura che si avvia a conclusione» mentre va avanti la speculazione autoreferenziale sul «romanzo Quirinale». Nel frattempo si traccheggia su decisioni, pluriannunciate, come la previdenza, gli ammortizzatori sociali, il lavoro che «attendono delle risposte organiche complessive ricevono invece solo riscontri frammentari e parziali. C’è un temporeggiamento di fronte alle scelte da fare, che nemmeno il Pnrr in questi campi affronta» commentano le associazioni che compongono Sbilanciamoci: da Arci a Wwf Italia, Legambiente, Antigone, Rete Italiana Pace e Disarmo, Un Ponte per…, Emergency, Terre des Hommes, Rete della Conoscenza, Udu, tra gli altri.

LA «CONTROFINANZIARIA» di Sbilanciamoci ammonta a 31 miliardi e 791 milioni di euro e si articola in 105 proposte. C’è la richiesta di un taglio delle spese militari da 5 miliardi, una parte dei quali andrebbe a finanziare «vere politiche di pace e cooperazione internazionale». Sull’ambiente, oltre alla cancellazione dei sussidi dannosi, c’è la proposta di piccole e medie opere pubbliche da oltre 1,7 miliardi con l’installazione di impianti fotovoltaici con accumulo e la riqualificazione energetica dell’edilizia, argomento centrale in tempi di aumenti record del costo dell’energia.

SULLA SCUOLA, l’università e il diritto allo studio c’è tutto quello che Draghi non fa: investimenti da 2,7 miliardi, a cominciare dagli stipendi del personale scolastico. Il 10 dicembre i sindacati fanno uno sciopero generale per chiederlo. Sull’università 3,5 miliardi, di cui 2,4 a dottorati e ricercatori, e mai più precari.

SULLA RIFORMA FISCALE: invece di diminuire gli scaglioni si tratta invece di aumentarli. Sbilanciamoci introdurrebbe un sesto scaglione tra i 100 e i 300 mila euro al 55% e un settimo oltre i 300 mila.

WELFARE, un altro buco nero, anche di questo governo. Ventimila assunzioni tra assistenti sociali, incrementare il fondo per la non autosufficienza e quello per la morosità incolpevole per intervenire sugli sfratti in corso, eliminare la cedolare secca e tassare gli immobili sfitti.