La direttiva del Viminale. A Gorizia si può protestare ma lontano dai locali, a Genova nessuna zona rossa ma sono vietati i percorsi ripetuti
Torino, manifestazione No green pass © LaPresse
Sospendere il diritto di manifestare non si può ma la direttiva del Viminale, inviata mercoledì sera a prefetti e questori, dà loro l’ultima parola su come il dissenso si possa portare in piazza e dove. Il luogo delle decisioni è il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza. Le manifestazioni avranno svolgimenti differenti da città a città. A Gorizia il corteo No pass di domani inizierà alla stazione ferroviaria e finirà dopo 200 metri, al Parco della Rimembranza, dove si potrà effettuare una «manifestazione statica», senza entrare nel centro storico, senza occupare spazi destinati a bar, ristoranti o esercizi pubblici. Dal Comitato per l’ordine e la sicurezza spiegano: «È così assicurato il diritto a manifestare ma prima ancora il diritto alla salute». E gli affari dei negozianti.
A MILANO le decisioni sulle proteste del sabato saranno prese oggi. Intanto si è sciolto il Comitato No green pass cittadino. In questura, ieri pomeriggio, era arrivato solo il preavviso per il presidio statico all’Arco della Pace, dove dovrebbe arrivare Robert F. Kennedy jr, attivista No vax. Nelle chat girano anche due appuntamenti diversi, in piazza Fontana e in piazza Duomo. A Genova nessuna zona rossa vietata ai cortei ma non si potrà fare sempre lo stesso percorso. A Torino si preannuncia un fine settimana teso. Marco Liccione (portavoce di Variante Torinese): «Respingiamo le illegittime restrizioni imposte dal Viminale ai cortei No green pass. Non ci piegheremo davanti a un governo che calpesta la Costituzione. La manifestazione si svolgerà regolarmente in piazza Castello con il corteo pacifico». A Pistoia consentiti solo sit in, ad Aosta il corteo si potrà fare. «La norma non va utilizzata per vietare in senso generale i cortei ma per garantire il diritto di manifestare quando necessario, con chi organizza che garantisca di essere in grado di applicare le norme» il commento del segretario della Cgil, Landini.
LA DIRETTIVA DEL VIMINALE motiva la stretta sulle proteste: «Si riscontra un significativo livello di inosservanza delle disposizioni di prevenzione del contagio concernenti il divieto di assembramenti, il rispetto del distanziamento e l’uso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie con potenziale pericolo di incremento di contagi». Ma poi si aggiunge che le ripetute manifestazioni No pass «stanno determinando elevate criticità sul libero esercizio di altri diritti, quali quelli attinenti allo svolgimento delle attività lavorative e alla mobilità dei cittadini».
AI PREFETTI il compito di individuare «specifiche aree urbane sensibili, di particolare interesse per l’ordinato svolgimento della vita della comunità, che potranno essere oggetto di temporanea interdizione allo svolgimento di manifestazioni per la durata dello stato di emergenza, in ragione dell’attuale situazione pandemica». Ma si concede: «L’individuazione di tali aree dovrà avvenire nel rispetto del principio di proporzionalità, atteso che il diritto costituzionalmente garantito di riunirsi e manifestare liberamente in luogo pubblico costituisce espressione fondamentale della vita democratica e va tutelato».
AI QUESTORI, invece, decidere le modalità delle proteste: «Determinate manifestazioni si potranno tenere esclusivamente nel rispetto di specifiche modalità di carattere restrittivo, ad esempio potrà essere disposto lo svolgimento in forma statica ovvero la regolamentazione di percorsi idonei a preservare aree urbane nevralgiche». Centri storici off limits, niente cortei, un dissenso educato che non arrechi fastidio al commercio né alla politica fino alla fine dello stato d’emergenza, per ora fissato al 31 dicembre. Se anche non ci fosse la proroga, la prossima finanziaria di potrà varare potendo fermare le manifestazioni sgradite.
IL PRECEDENTE citato nella direttiva Lamorgese è quello di Roberto Maroni del 2009, quando dal Viminale impose limiti ai cortei nei centri storici e davanti i luoghi di culto per salvaguardare il decoro urbano. Si arrivò alla direttiva dopo la preghiera islamica in piazza Duomo a Milano a conclusione di un’iniziativa di solidarietà con la striscia di Gaza. Maroni è stato chiamato proprio da Lamorgese a presiedere la Consulta per l’attuazione del Protocollo contro il caporalato.