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Nicola Fratoianni

 Nicola Fratoianni © LaPresse

Gli editoriali di Norma Rangeri sulle amministrative hanno aperto un dibattito sul ruolo e sul “futuro della sinistra” (qui e quindr). Confesso che mi ero ripromesso di astenermi da qualsiasi discussione avesse come titolo il futuro, l’unità, il cantiere della sinistra. E non per sufficienza o arrogante presunzione.

La sinistra ha impiegato tempo e energie spropositati alla discussione su se stessa. Non c’è dubbio che questo sia dovuto alla sua debolezza o forse dovremmo dire alla sua lunga crisi.

Ma il risultato non cambia. Una discussione in cui inevitabilmente il ripiegamento identitario prende il posto del confronto con la realtà. E dove, immancabilmente, la tendenza alla frantumazione si moltiplica.

Per questo come Sinistra Italiana abbiamo fatto, nel nostro ultimo congresso, una scelta diversa, basata su obiettivi politici e su un’analisi di scenario che non può prescindere dal contesto in cui siamo.

Dopo anni di accese e laceranti discussioni solo sulle alleanze, concentrate sulla distanza dal Pd, occorre misurarsi con l’asfissia di questo discorso che mette in sordina l’analisi dei problemi sociali irrisolti che hanno innestato una crisi di rappresentanza politica (la dimensione impressionante dell’astensionismo).

La situazione sociale del Paese si è aggravata e la Pandemia ha accentuato le difficoltà offrendo spazio a una destra pericolosa, che si insinua nelle periferie, per proporre la guerra fra gli ultimi e i penultimi. La destra nella sua forma attuale costituisce un pericolo concreto, sul terreno sociale come su quello di diritti. La sua cocente sconfitta nelle urne amministrative non va considerata come la soluzione del problema.

L’obiettivo di battere le destre per costruire uno spazio più avanzato di battaglia politica ci riguarda e dentro questa dimensione va costruita una proposta politica con idee e progetti in grado di invertire la tendenza.

Redistribuzione della ricchezza, salario minimo e lotta contro il lavoro povero, investimenti su scuola ricerca e sanità pubbliche, transizione ecologica, riduzione dell’orario di lavoro sono i titoli minimi di una piattaforma possibile.

Noi abbiamo cominciato con la proposta di legge di iniziativa popolare per introdurre una patrimoniale sulle grandi ricchezze. Lo abbiamo fatto dopo il nostro voto di sfiducia al governo Draghi sulla cui natura il nostro giudizio non è cambiato. Un governo conservatore che in questi mesi ha confermato con la maggioranza delle sue scelte che la nostra decisione era giusta.

Anche le indiscrezioni sulla manovra vanno nella direzione sbagliata. Nulla sui salari, una riduzione delle tasse su una minoranza degli italiani non certo povera e una riforma del reddito di cittadinanza che appare restrittiva e peggiorativa. Per non parlare dell’ennesimo rinvio sulla cosiddetta plastic tax.

Ma qui, appunto, si pone la questione che riguarda i prossimi appuntamenti, a cominciare dalle elezioni politiche.

Rassegnarsi all’idea che questo quadro si stabilizzi oppure battersi perché quella che è stata definita da chi aveva scelto di sostenere il governo una “parentesi necessaria”, si chiuda.

Per farlo occorre lavorare ad un campo di alleanze. Con radicalità nell’analisi e nella proposta e con grande sforzo unitario sul terreno delle relazioni politiche.

A meno che non si consideri il Pd come un avversario da mettere sullo stesso piano delle destre: non sono d’accordo e penso che sia una posizione incomprensibile.

Certo che il centrosinistra che abbiamo visto all’opera in diverse configurazioni ha sulle spalle più di una responsabilità. Ma questo non può impedirci di fare della costruzione dell’alleanza il terreno di un confronto dinamico e anche conflittuale.

Sinistra Italiana dunque non si scioglie né intende avviare l’ennesimo cantiere. In questi anni abbiamo contribuito a tenere aperto uno spazio che va allargato e rafforzato.

Consideriamo importante discuterne con quelle esperienze che anche in queste elezioni hanno dimostrato di saper produrre una “eccedenza” a partire dal proprio radicamento e dalla capacità di tenere assieme radicalità e innovazione, anche nei volti di chi ha interpretato questa sfida (è successo a Bologna con lo splendido risultato di Coalizione Civica).

Con queste esperienze e con le forze ecologiste occorre discutere per verificare la possibilità di dare massa critica ad un’opzione capace di contribuire alla costruzione di una coalizione per vincere le elezioni. Per battere le destre. Ma soprattutto per offrire al Paese un’alternativa.

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