XI Congresso. La prima assise unitaria nella storia trentennale del Prc conferma il segretario uscente e una linea politica di opposizione al governo Draghi. "Chiamiamo a un lavoro comune tutta la sinistra sociale e politica, fuori dal bipolarismo e per un'alternativa ecosocialista".
Maurizio Acerbo, riconfermato segretario del Prc
Sono carichi di lavoro, non cariche”. E’ azzeccata l’osservazione di Stefano Galieni al termine dell’undicesimo congresso del Prc, la prima assise unitaria nella storia trentennale del partito, chiusa con la conferma di Maurizio Acerbo come segretario nazionale e di Vito Meloni come tesoriere. Per chi continua a credere nella Rifondazione comunista, fra i 10mila iscritti e i 50mila sostenitori con il 2×1000, sono infatti più gli oneri che gli onori, vista la sempre difficile situazione economica di un partito con pochi rappresentanti istituzionali negli enti locali, e nessuno in Parlamento da anni.
Eppure anche in un contesto a dir poco complicato qualche piccola notizia confortante può arrivare, come l’elezione domenica al ballottaggio del dirigente siciliano Antonio Palumbo a nuovo sindaco di Favara nell’agrigentino. Al termine peraltro di una tornata amministrativa giudicata da Acerbo con parole chiare: “Per noi che abbiamo cercato di costruire liste e coalizioni di alternativa ai due poli, e ai partiti che sostengono il governo Draghi, la sconfitta è stata netta”.
Comunque le linea politica validata dai 250 delegati al congresso non cambia: “Di fronte all’assurda frantumazione a sinistra in Italia – osserva Acerbo – noi vogliamo essere un collante, lavorando con umiltà per la convergenza nelle lotte, anche sul terreno politico” Di qui la proposta “a tutta la sinistra sociale e politica, alle tante vertenze e forme diverse di impegno, di immaginare e costruire insieme l’opposizione al governo Draghi”.
L’obiettivo resta quello di un lavoro in comune: “Un lavoro per un progetto di alternativa anticapitalista, ambientalista, femminista, pacifista e antirazzista al centrodestra e al Pd, che condividono da anni le scelte di fondo che hanno reso il paese più ingiusto. Perché il miglior antidoto contro la destra e i rigurgiti fascisti è la ricostruzione di una forza autonoma delle classi lavoratrici, dell’ecologia e della pace, che si batta per l’attuazione della Costituzione, i diritti di tutte e tutti, e il rilancio dello stato sociale. Insomma un’alternativa ecosocialista”.
La presenza di Rifondazione nella Sinistra Europea, di cui è stata cofondatrice, e la consolidata, storica attenzione alle forze anticapitaliste ai quattro angoli del pianeta, hanno fatto sì che al congresso siano intervenuti, in presenza o da remoto, esponenti politici continentali (Heinz Bierbaum, Manon Aubry, il ministro spagnolo Alberto Garzon) ed extraeuropei (Rafael Correa, Devris Cimen, l’ambasciatore cubano Josè Carlos Rodriguez Ruiz), oltre ai portavoce di movimenti, partiti e sindacati italiani che vedono ancora nel Prc una realtà organizzata e con una presenza costante sul territorio.
Quanto al “nodo”, evidenziato in una serie di interventi, di un metodo di lavoro innovativo, per coinvolgere quella parte di società che si sente di sinistra, ma che dalla sinistra è stata spesso e volentieri delusa, la conferenza di organizzazione del prossimo anno sarà incentrata proprio su questi temi.