Intervista. Il leader di SI: «Su fisco e lavoro serve un’agenda alternativa. Patto per il lavoro? Con questa maggioranza vince Confindustria»
«Draghi uomo della necessità? Ci mancava solo che Bonomi lo definisse uomo della provvidenza. Da Confindustria sempre le solite richieste: più mano libera sui licenziamenti, più soldi alle imprese. Di fronte a questo ritornello, dal premier non arrivano le risposte necessarie. È ormai evidente che l’agenda Draghi non è in grado di rispondere alla crisi sociale, all’impoverimento, allo sfruttamento del lavoro».
Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana, non si è affatto pentito di aver detto no al governo di larghe intese. «Sei mesi dopo la nostra scelta trova conferme nei fatti: se governi con tutti o resti immobile, come sul fisco, oppure fai scelte sbagliate come lo sblocco dei licenziamenti. Prevale la tutela dei soliti noti.
Enrico Letta plaude invece al «patto per il lavoro» lanciato dal premier. Lo paragona a Ciampi.
Su questo abbiamo una valutazione diversa. Se il premier vuole un patto per il lavoro cominci subito da un decreto vero contro le delocalizzazioni, e dal salario minimo. Il caso Gkn rivela una crisi di sistema del nostro sistema industriale che non si risolve senza scelte forti. Ma Drtaghi non le farà perché non lo vuole una larga parte della sua maggioranza. Per affrontare questi problemi questo governo non basta: serve un’agenda chiara del centrosinistra che inverta la tendenza.
Eppure col Pd siete alleati, anche a queste comunali.
Lo siamo e vogliamo esserlo anche alle politiche. Ma un’alleanza per essere efficace deve avere dei contenuti e soprattutto un’idea di paese. Possiamo vincere se presentiamo un’alternativa riconoscile: sul fisco, sui diritti del lavoro, su scuola e sanità pubblica. Letta dice tassa di successione, noi patrimoniale sulle grandi ricchezze. Discutiamone, il lavoro è appena iniziato.
Teme che il Pd venga risucchiato nella spirale che vuole Draghi a palazzo Chigi anche dopo il 2023 sostenuto da un fronte europeista?
L’europeismo è una condizione non sufficiente per costruire una proposta politica di centrosinistra. Renzi ad esempio è un sincero europeista con ricette di destra in campo economico: vuole abolire il reddito di cittadinanza e considera produttivi solo i sostegni alle imprese, mentre quelli alle persone più deboli sono sprechi. Rispetto al Pd vedo questa discussione, ma sto ai fatti: con Letta stiamo costruendo un fronte alternativo alle destre. A mio avviso Draghi è il perfetto interprete di questa maggioranza che tiene dentro tutto e per questo è immobile: sul fisco vuole limitare la progressività, considera un’eresia la tassa di successione sopra i 5 milioni proposta dal Pd, sulle delocalizzazioni il provvedimento perde di vigore da una bozza all’altra. Il governo è quello che vediamo: con un premier che agisce in modo verticale, senza confronto con i sindacati che pure gli avevano fatto un’apertura di credito. Resto dell’idea che questo impianto piaccia tanto a Confindustria proprio perché non tocca le rendite di posizione. Ma così facendo la crisi sociale cresce invece di attenuarsi.
Il partito di Bersani, Articolo 1, ha deciso di partecipare alle agorà del Pd per spostarlo a sinistra. E voi?
Si tratta di un’iniziativa del Pd cui guardo con rispetto. Art.1 vuole compartecipare a questa loro discussione, ed è legittimo. Io credo che nella coalizione ci sia invece bisogno di una forza di sinistra autonoma. In questi anni abbiamo discusso molto di cantieri della sinistra, ora è il tempo di parlare del paese.
Però tra le opposizioni Meloni cresce e voi no. Perché?
Da un lato perché soffiano sul fuoco di chi non vuole i vaccini e le restrizioni anti-Covid; dall’altro vedo un travaso di voti dalla Lega a Fdi. Tra loro prevale chi è meno ondivago.
Alle comunali siete presenti in quasi tutte le città con liste aperte, ambientaliste, di sinistra, ma senza il vostro simbolo. E alle politiche?
In molte città abbiamo dato vita a liste ambientaliste, con un alto tasso di civismo. Credo sia arrivato il momento di ridurre il tasso di sperimentazioni elettorali. Per questo alle politiche vogliamo investire su Sinistra italiana, su un partito che c’è, che non è destinato a sparire o a fondersi nell’ennesimo cantiere. Questo non vuol dire chiudersi nel proprio orticello, ma ricostruire con determinazione un soggetto di sinistra dentro la coalizione con Pd e M5S.