Paiono nascondersi a un’evidenza che altrove sarebbe marcata, ma povertà, disagio ed emarginazione si stanno facendo largo a spallate anche a Faenza e nel territorio dell’Unione di Comuni comprendente pure Brisighella, Casola Valsenio, Riolo Terme, Castel Bolognese e Solarolo.
E’ quanto emerge dalla capillare opera di ricerca e analisi “Per un lavoro degno – L’impatto della pandemia”, curata da Damiano Cavina, Antonio Masi, Massimo Sangiorgi, Vittorio Bardi, Maria Rossini, assieme al ricercatore Francesco Casalini ed al sociologo supervisore Leonardo Altieri nell’ambito del progetto “La Forza della Resilienza, Percorsi di vita per le fragilità”, promosso dalla Consulta del volontariato della Romagna Faentina e coordinato da Comunità Romagna-Servizi per la solidarietà, CSV di Ravenna.
Il necessario aggiornamento del gruppo di lavoro è stato presentato nel cortile dell’E-bistrot nel complesso ex-Salesiani: infatti la prima presentazione della ricerca era avvenuta alla fine del 2019, poi l’emergenza Covid-19 non solo ha fermato le iniziative successive previste, ma soprattutto ha modificato la situazione complessiva, aumentando le aree di sofferenza e di nuove povertà. Da qui la necessità di un aggiornamento, che oltre a fornire alcuni dati sulla realtà locale sulle povertà, sul mercato del lavoro, sulle categorie più fragili, tenta di individuare quali potrebbero essere alcune misure di sostegno per le fasce più a rischio, anche con possibili progetti di inserimento lavorativo.
“Va detto che prima della diffusione del Coronavirus la situazione nel territorio faentino era già preoccupante – ha esordito Leonardo Altieri -. Su un totale di circa 88.000 abitanti, infatti, risultavano secondo fonti ufficiali 3.200 disoccupati, cifra che i sindacati avevano invece stimato su 6.500 unità; 465 persone erano a carico del ‘servizio dipendenze’ e 313 percepivano il ‘reddito di cittadinanza’ (RdC). In generale tra i lavoratori dipendenti era iniziata la falcidia dei contratti a termine”.
In provincia di Ravenna nella primavera del 2020 le nuove assunzioni hanno subìto un calo del 41 per cento, che a fine estate era diventato un “meno 77 per cento”.
“Sarebbero stati guai grossi in assenza dei provvedimenti statali – ha sottolineato Altieri -. Il venir meno del lavoro per 4.500 persone, di cui 4.184 donne, ha colpito fra i contratti a tempo determinato, di lavoro somministrato e di apprendistato. In particolare la fascia d’età compresa tra 30 e 49 anni ha visto un “meno 3.700” fra i contratti a tempo determinato.
“Nei sei Comuni del faentino si è registrato un picco nell’uso degli ammortizzatori sociali per 9.200 persone – ha sottolineato il sociologo supervisore -. In un anno l’uso della cassa integrazione guadagni è passato da 700 a 7.000 unità”.
Per quanto riguarda il Reddito di Cittadinanza, da marzo 2019 a ottobre 2020, su un totale di 369 nuclei in valutazione, il Comune di Faenza detiene il primato assoluto con 269 domande, seguito da Castel Bolognese (32), Brisighella (30), Riolo Terme (20), Solarolo (11), Casola (7). Durante i mesi del confinamento sanitario era schizzata in alto la richiesta di beni alimentari: al 27 maggio 2020 (data dell’ultimo aggiornamento) le richieste d’aiuto provenienti da altrettanti nuclei sono state 2.001 nel territorio dell’Unione.
“E’ il dato ufficiale fornito dai Servizi Sociali – dice Altieri -. Secondo la Caritas le richieste si sono attestate fino a poche settimane fa a 2.852, comprendendo 900 nuclei familiari”.
Tra e risorse messe in campo dallo Stato a partire dalla primavera 2020 c’è stata la distribuzione di buoni spesa: nei sei Comuni dell’Unione ne sono stati messi a disposizione 1.505 per un totale di 604.550 euro, provenienti da fondi statali e degli Enti locali.
Il report “Per un lavoro degno – L’impatto della pandemia” è contenuto in un libretto di 68 pagine stampato da “Carta Bianca Editore”: nell’ultima parte vengono forniti alcuni spunti per indagare possibili nuovi ambiti e nuovi progetti.
“In altre parole, cosa possiamo fare per il futuro per dare un lavoro dignitoso e giustamente retribuito a persone che non l’hanno più – ha concluso Leonardo Altieri -: la via più praticabile è formare un fondo per il lavoro, potenziato dal coinvolgimento del pubblico e del privato. Ci sembra importante sottolineare che tutte le ipotesi costituiscono, non a caso, un incontro fra l’esigenza di un ‘lavoro degno’ da un lato e la sostenibilità ambientale dall’altro”.
Le ipotesi scaturite all’interno del gruppo di lavoro che sembrano incontrare maggiore consenso sono l’istituzione del “centro di riuso”, la “ciclo-officina”, la manutenzione degli argini e delle piste ciclabili, la terra condivisa e gli orti solidali, la pulizia delle tombe nei cimiteri.
Lo scopo del progetto, “La Forza della Resilienza, Percorsi di vita per le fragilità”, sviluppato assieme a 14 organizzazioni locali, è fornire un “sostegno all’inclusione sociale contrastando le condizioni di fragilità e di svantaggio della persona, per un reinserimento sociale e lavorativo” e punta palesemente ad avere come protagonisti finanziatori gli enti locali, che, inevitabilmente, devono fare i conti (in senso stretto) con i trasferimenti di denaro in arrivo da Stato e Regioni, ben sapendo che non esistono percorsi tracciati con chiarezza. Non più tardi di mercoledì, per esempio, l’Inps ha negato la possibilità di andare in pensione con l’ipotetica “quota 41”, ossia dal 2022 l’uscita dal lavoro con 41 anni di contributi o con 62-63 anni d’età: “costerebbe oltre 4,3 miliardi il primo anno e oltre 9,2 miliardi alla decima annualità” è stato affermato dall’Istituto.
Sullo sfondo di questa situazione, alla presentazione del report “Per un lavoro degno”, non si sono sottratti al confronto Andrea Fabbri, che a Faenza è vicesindaco ed assessore allo sviluppo economico, e Davide Agresti, assessore a politiche sociali e contrasto alle disuguaglianze, politiche abitative e famiglia.
“Questi sono dati ufficiali – ha detto Fabbri -, ma sappiamo che c’è un ‘sommerso’ importante. Con la fine dell’emergenza sanitaria andremo a verificare come cambieranno i sostegni statali. Speriamo di essere bravi a spendere bene i soldi che arriveranno dall’Unione Europea attraverso il ‘NextGenerationEU’: è chiaro che per potere registrare effetti benefici ci vorranno anni”.
Per Davide Agresti “il reddito di cittadinanza deve essere trasformato in uno strumento di vero inserimento lavorativo. Con l’Amministrazione comunale faentina abbiamo cercato di concentrarci sull’emergenza abitativa, che avrà un forte impatto sul tessuto sociale.