Gli ultimi della classe. Azzolina apre uno spiraglio, ma la riunione con Conte salta. I sindacati: se la ministra non ci ascolta non è escluso lo sciopero
Sulla scuola è ancora fumata nera.ra. Il tempo stringe, fra due settimane il Decreto scuola dovrà essere convertito in legge, ma alla commissione VII di Palazzo Madama da un mese ci sono le sabbie mobili. Il problema è tutto dentro la maggioranza.
DA UN MESE FRA LA MINISTRA Lucia Azzolina, da una parte, e Pd e Leu dall’altra, è muro contro muro sul concorso straordinario per l’assunzione dei docenti precari. Azzolina lo ha bandito ed è sicura che si possa svolgere in piena estate e nonostante l’emergenza e il distanziamento fisico. Pd, Leu – e i sindacati della scuola, Cgil Cisl Uil Snals e Gilda all’unisono – giudicano la scelta velleitaria e temono che, ammesso che le prove si possano svolgere davvero, non ci sarà il tempo per avere i prof in cattedra alla ripresa. Il rischio è l’inizio dell’anno scolastico nel caos. Dopo sei mesi di scuole chiuse.
COSÌ IERI CONTE CONVOCA a Palazzo Chigi alle 20 i capidelegazione e i capigruppo della maggioranza per trovare una via di uscita. Ovvero per evitare che, superato lo scoglio della sfiducia al Guardasigilli, il governo rischi subito di inciampare su quello della scuola. Che è un pezzo importante del paese (e del consenso delle forze politiche): 8 milioni di studenti, oltre un milione di insegnanti, milioni di famiglie già in affanno per la mancata riapertura degli istituti. Una scelta, quest’ultima, che ieri le opposizioni hanno duramente contestato durante le comunicazioni del premier alle camere. «La chiusura delle scuole consente di contenere il contagio tantissimo», ha replicato. Ma il problema resta incandescente nel paese prima che nei palazzi.
MA ALLE 20 IL PREMIER è ancora occupato con i ministri – è la versione ufficiale – insomma l’incontro è rimandato. A quando ancora non si sa. Il tempo è tiranno. La commissione del senato è convocata lunedì alle 14. In settimana poi il testo deve andare in aula. Il voto di fiducia è scontato, entro il 7 giugno il decreto dovrà essere votato anche dalla camera. Ma sul testo l’accordo ancora non c’è.
PD E LEU (NON ITALIA VIVA) chiedono che, data l’emergenza, la prossima assunzione di 80mila prof (il decreto Rilancio ne ha aggiunti 16mila a quelli già previsti), avvenga per titoli, per garantire tempi brevi e consentire l’avvio del nuovo anno scolastico con i prof già in cattedra, evitando il triste viavai dei supplenti. Del resto i ‘candidati’ sono docenti che già lavorano da tempo. Secondo Pd e Leu la prova, per loro, si potrà svolgere a fine anno, magari anche più impegnativa di quella orale, già comunque prevista. I 5 stelle non ci stanno, invocano la Costituzione. Ma «lo scoglio costituzionale dell’assunzione per concorso è stato bypassato persino nella sanità, nei mesi dell’emergenza», spiega Loredana De Petris (Leu). Tanto più che l’avvio dell’anno scolastico è in alto mare e per questo domani in venti città d’Italia si svolgeranno manifestazioni del comitato «Priorità alla scuola».
MA LA MINISTRA È IRREMOVIBILE. Le molte riunioni di maggioranza non portano a nulla. Intanto il lavoro della commissione del senato resta al palo: sul decreto manca anche il parere della commissione bilancio. Gli emendamenti sono 400. Ieri il sottosegretario De Cristoforo ascolta anche quelli dell’opposizione. «Aspettiamo di sapere quali delle nostre proposte saranno accolte, il governo conosce le nostre priorità», commenta Andrea Cangini di Forza Italia. Anche le opposizioni sono contro i concorsi.
LA MINISTRA, POCO PROPENSA alla sintesi, in realtà ieri mattina alla commissione cultura di Montecitorio fa un gesto distensivo. All’apparenza. Prima dettaglia le voci a cui verrà distribuito il miliardo stanziato nel Fondo per il rientro a Scuola (fra l’altro ci sono 39 milioni per consentire l’esame di maturità in presenza in sicurezza, altra cosa che mette di malumore gli istituti). Poi sui concorsi annuncia: «Stiamo lavorando affinché le procedure si svolgano in condizioni di sicurezza per i partecipanti e per il personale coinvolto. Stiamo anche valutando possibili alternative qualora lo scenario epidemiologico dovesse cambiare improvvisamente». Ma Pd e Leu, in confronti informali, capiscono che la ministra non è disposta a concordare insieme «la clausola di emergenza» con elementi oggettivi. E non ritirano gli emendamenti. I 5 stelle fanno filtrare la loro rabbia: «Dalle altre forze di maggioranza ci aspettiamo non provocazioni ma la reale volontà di confronto e la voglia di trovare soluzioni».
A QUESTO PUNTO I SINDACATI perdono la pazienza: «La tregua è finita», avverte Francesco Sinopoli, segretario Flc Cgil, «per noi esiste un’unica possibilità reale che è il concorso per titoli». E non esclude scioperi. «Il governo è irresponsabile» per Pino Turi, Uil Scuola. Più pacata nei toni Maddalena Gissi della Cisl, ma la musica è la stessa. «Le ragioni dello sciopero sono comprensibili», rincara il capogruppo Pd al Senato Marcucci. I 5 stelle gridano di nuovo alla provocazione. «Chiediamo alla ministra di ascoltarci», spiega il dem Verducci, «l’assunzione per titoli non è una sanatoria, è una scelta di buon senso per far vincere tutto il governo, non solo una parte. ».