Il nuovo governo. Da oggi con il governo M5S-Pd-LeU, si apre una nuova stagione politica. Che sarà costellata di ostacoli, contrapposizioni, rivalità, passi falsi. E non sarà facile centrare gli obiettivi previsti. Anche perché i conti vanno fatti tenendo ben presenti le condizioni economiche. Che sono deboli. Però da Conte fino all’ultimo parlamentare che sostiene questa alleanza, tutti sanno che siamo in presenza di qualcosa di più di una semplice scommessa
I rappresentanti del popolo, finché c’è questa Costituzione, sono i deputati e i senatori. E quanto al governo che chiede la loro fiducia, la sua funzione è volta al servizio del paese e va esercitata «con disciplina e onore».
La premessa del discorso del presidente del consiglio alla Camera, e quindi al Parlamento (il primo, forte, applauso, Conte lo ha suscitato nei confronti del presidente Mattarella), potrebbe essere soltanto galateo istituzionale. Se non fosse che i due leader della destra fascioleghista in quel momento erano in piazza per chiedere ancora una volta di dare la parola al popolo, in compagnia dei soliti saluti a braccia tese. Il loro agitarsi si ripeterà nei prossimi mesi, con una protesta a tutto campo. Ma intanto lo spettacolo che hanno offerto al paese è quello degli sconfitti: erano convinti di avere in mano l’Italia e adesso si ritrovano all’opposizione. Rabbiosamente.
Ora siamo in presenza di un’alleanza di governo inedita, imprevedibile solo due mesi fa, mal digerita da una parte, minoritaria, delle forze che la compongono, criticabile per diversi aspetti, sicuramente molto delicata. E proprio per queste ragioni richiede
saggezza, freddezza, intenzioni positive, buone scelte, lungimiranza. «Contenuti» molto presenti nel discorso del premier, perché Conte sa di dover gestire una situazione complessa.
Grillini e piddini si sono non solo fronteggiati ma odiati per lungo tempo, pur avendo una significativa percentuale interscambiabile dei loro elettori, pur condividendo, anche nel periodo dello scontro frontale, alcuni obiettivi importanti e necessari per avviare un cambiamento.
Nel discorso alla Camera sulla richiesta della fiducia, i capitoli di un’agenda sociale di riforme hanno avuto un ruolo centrale. Sul lavoro, sul sistema economico malato, sull’ambiente, sui beni comuni, e in primis sull’immigrazione, va cambiata pagina. «Vasto programma» si potrebbe dire.
Però se il governo riuscisse a realizzare da subito il primo obiettivo promesso, gli asili nido pubblici per tutti, sarebbe già una «rivoluzione» davvero riformista.
Ma rimettere in piedi un confronto democratico, svelenire il clima politico, confrontarsi sui progetti, richiede un cambio di passo. Per tutti. Anche per i mass-media. Da qui il condivisibile invito di Conte a mettere fine a «nuovi egoismi e vecchi rancori», perché si presenta una opportunità. Se poi si cita Hanna Arendt per dire che i pregiudizi sono «una forma di pensiero che guarda al passato», presto capiremo se si è trattato soltanto di una furbata, di un artificio retorico, di propaganda per palati politici di bocca buona.
Perché, alla fine, un discorso è un discorso, e quello di Conte non passerà alla storia come l’intervento di uno statista. E tuttavia merita attenzione, che va oltre il voto di fiducia. I due passaggi iniziali e le conclusioni, con il richiamo forte ai suoi ministri perché lavorino con serietà e sobrietà, senza «proclami inutili» e «dichiarazioni roboanti», rappresenterebbero una vera svolta: vorrebbe dire che si mette un punto e a capo ad esponenti politici e di governo che si comportano come prime donne o galli nei pollai social.
Da oggi con il governo M5S-Pd-LeU, si apre una nuova stagione politica. Che sarà costellata di ostacoli, contrapposizioni, rivalità, passi falsi. E non sarà facile centrare gli obiettivi previsti. Anche perché i conti vanno fatti tenendo ben presenti le condizioni economiche. Che sono deboli. Però da Conte fino all’ultimo parlamentare che sostiene questa alleanza, tutti sanno che siamo in presenza di qualcosa di più di una semplice scommessa.
Le destre hanno conquistato pezzi di società e di territorio che non vanno sottovalutati. Ed è in questi pezzi di società e territori, che le forze di governo avranno il compito, difficile ma non impossibile, e sicuramente prioritario, di riconquistare i tanti consensi perduti, i dubbiosi, i perplessi.
Sarà per tutti una partita intensa, difficile, impegnativa, dall’incerto risultato. Però sarà anche stimolante. E noi saremo in campo per giocarla.