L’interrogatorio. «Non volevo colpire la motovedetta», la capitana ripete la sua versione. Attesa per oggi la decisione del gip sugli arresti. Il pm di Agrigento: «Non ha agito in stato di necessità, la Sea Watch, attraccata alla fonda, aveva ricevuto, nei giorni precedenti, assistenza medica»
Per Carola Rackete è stato solo un incidente, la capitana mentre al timone della Sea Watch affiancava il molo di Lampedusa, credeva che la motovedetta della guardia di finanza si spostasse: «Non volevo colpirla». Davanti al gip che l’ha interrogata per tre ore nel Tribunale di Agrigento, Rackete ha illustrato i motivi che l’hanno convinta a entrare nel porto dell’isola dopo tre giorni di attesa con 40 migranti sfiniti e nonostante il divieto del Viminale; poi ha spiegato che non voleva speronare la motovedetta militare, che si era messa di traverso dopo che la Sea Wacth non aveva rispetto per tre volte l’alt dei finanzieri. Una ricostruzione minuziosa, che la Procura però contesta sulla base degli elementi raccolti nella fase delle indagini. Alla fine dell’interrogatorio da parte del giudice, il procuratore capo, Luigi Patronaggio, incontrando la stampa, ha ribadito le accuse: «Abbiamo valutato volontaria la manovra effettuata con i motori laterali della Sea Watch che ha prodotto lo schiacciamento della motovedetta della guardia di finanza verso la banchina, questo atto è stato ritenuto, da noi, fatto con coscienza e volontà».
NON SOLO. Per i magistrati non è vero che i migranti erano in condizioni disagiate, per cui non c’era ragione per forzare il blocco. «Non c’era uno stato di necessità, la Sea Watch, attraccata alla fonda, aveva ricevuto, nei giorni precedenti, assistenza medica ed era in continuo contatto con le autorità militari per ogni tipo di assistenza, per cui non si versava in stato di necessità», accusa il pm. Patronaggio ha sottolineato che, proprio «in relazione a tutte le circostanze di questo caso e alla personalità dell’indagata», il divieto di dimora nella provincia di Agrigento, con particolare riferimento ai porti di Lampedusa, Porto Empedocle e Licata, «sia idoneo a salvaguardare eventuali, ulteriori, esigenze cautelari».
Ecco perché Patronaggio, e l’aggiunto Salvatore Vella, hanno chiesto la convalida dell’arresto sia per la violazione dell’articolo 1100 del codice della navigazione, atti di resistenza con violenza nei confronti di una nave da guerra, sia per resistenza a pubblico ufficiale. Ma l’avvocato Alessandro Gamberini, uno dei difensori di Carola, sottolinea che la capitana «ha ribadito le sue scuse per la manovra che ha danneggiato la motovedetta. E ha ripetuto che la decisione di non rispettare il divieto l’ha presa perché «le sue richieste di aiuto sono rimaste inascoltate: i migranti a bordo meditavano forme di autolesionismo. C’erano reazioni paranoiche collettive».
Due versioni, quella dell’accusa e della difesa, al vaglio del gip che ha deciso di prendersi qualche ora prima di emettere l’ordinanza, attesa per oggi. Carola comunque potrebbe tornare in libertà.
Ma non resterà in Italia. «Siamo pronti ad espellere la ricca fuorilegge tedesca», ha ribadito Matteo Salvini che, subito dopo la decisione del giudice, firmerà il decreto di espulsione per motivi di sicurezza con l’accompagnamento in Germania della giovane capitana.
TRA UNA SETTIMANA, però, Rackete dovrebbe comparire di nuovo davanti ai pm di Agrigento.
L’aggiunto Vella l’ha convocata per il 9 luglio per l’interrogatorio in qualità di indagata per l’ipotesi di reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: si tratta del primo fascicolo aperto nel quale viene contestata anche la «disobbedienza a nave da guerra», che scaturisce dall’avere violato il divieto di ingresso in acque italiane trasportando i migranti. L’interrogatorio era in programma sabato mattina ma è stato rinviato per l’arresto della trentunenne tedesca, arresto che ha fatto scattare il secondo procedimento.
«Sarà la sede dove valutare se l’azione di salvataggio dei migranti, effettuata nelle acque antistanti la zona Sar libica, sia stata un’azione necessitata – afferma Patronaggio – Andremo a verificare se i porti della Libia possono ritenersi sicuri o meno, se la zona Sar libica è efficacemente presidiata dalle autorità della guardia costiera libica e le concrete modalità dei salvataggi, cioè a dire se vi sono stati contatti tra i trafficanti di esseri umani e la Sea Watch, se il contatto è avvenuto in modo fortuito o ricercato. Tutta una serie di elementi che servono a verificare se si è trattato di un’azione di salvataggio in mare oppure di un’azione concertata».
Oggi pomeriggio, a partire dalle 18, per le strade di Palermo sfilerà un corteo per la manifestazione organizzata dalla Rete antirazzista, cui hanno aderito associazioni e movimenti, compresa la Cgil.
INTANTO DIVENTA UN CASO la diffusione della foto segnaletica di Carola, scattata a Lampedusa prima dell’arresto. L’immagine circola nel web, ritrae la capitana con accanto un agente nei locali della polizia, procedura ritenuta non regolare.
C’è chi parla di un falso. Il questore di Agrigento ha disposto una indagine interna, avviando così un procedimento disciplinare e gli atti sono stati trasmessi all’autorità giudiziaria.