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«Niente Europa al tavolo per l’Ucraina», dice l’inviato di Trump alla conferenza di Monaco (Meloni assente). Team americano verso Riad per incontrare i russi, telefonate Rubio-Lavrov. Vertice europeo della disperazione domani a Parigi: un piano in fretta o decidono altri

Sfratto atlantico Ieri l’attacco di Vance, oggi quello di Kellogg, negoziatori americani già diretti a Riad per incontrare i russi, telefonate Rubio-Lavrov

Conferenza di Monaco, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky foto di Matthias Schrader / Ap photo Conferenza di Monaco, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky – foto di Matthias Schrader / Ap photo

Vertice europeo straordinario lunedì a Parigi, per concordare una posizione comune in difesa dell’Ucraina e non solo per rispondere agli attacchi inverosimili dell’amministrazione Usa, condensati nell’intervento orwelliano di venerdì del vice presidente J.D.Vance.

Lo ha annunciato ieri alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco la Polonia, che ha la presidenza semestrale del Consiglio Ue. L’Eliseo ha ammesso «discussioni in corso tra leader europei» per definire l’incontro e chi vi partecipa. «Dobbiamo mostrare la nostra forza e la nostra unità» ha affermato il ministro degli esteri polacco, Rodaslaw Sikorki, dopo che il primo ministro Donald Tusk ha insistito sulla necessità, per l’Europa, di avere «in estrema urgenza» un «proprio piano di azione sull’Ucraina e sulla nostra sicurezza, in caso contrario altri protagonisti mondiali decideranno del nostro futuro, e non necessariamente a favore dei nostri interessi». E forse è già tardi: secondo Politico, negoziatori americani (il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz, il segretario di stato Marco Rubio e l’inviato del presidente per il Medio Oriente Steve Witkoff) sarebbero già diretti verso Riad, in Arabia saudita, per incontrare i negoziatori russi e – forse – ucraini. Telefonate tra Rubio e il ministro russo Lavrov hanno già spianato la strada. Nessun europeo sarà della partita.

LE GRANDI LINEE della posizione europea sono note: esigenza di partecipazione dell’Ucraina e della Ue ai negoziati per arrivare a una “pace giusta”; nessun riconoscimento delle frontiere che hanno fatto seguito all’occupazione russa; garanzie di sicurezza per l’Ucraina per evitare una futura aggressione, ivi compresa l’indipendenza politica, per evitare un governo fantoccio a Kyiv messo in piedi da Mosca. La Svezia, entrata da poco nella Nato, ha espresso preoccupazione e chiede «garanzie» prima che venga presa qualsiasi decisione di inviare truppe europee in Ucraina per un peacekeeping: cosa succederebbe se venissero attaccate? La Cina si è inserita nel gioco, trovando la possibilità di fare bella figura (per il momento): il ministro degli esteri Wang Yi ha affermato a Monaco che «tutte le parti implicate in Ucraina partecipino al processo di pace, succede sul suolo europeo e l’Europa deve svolgere un ruolo importante in questo processo».

I Baltici, che si sentono in prima linea per il rischio di un’aggressione, criticano le «idee inconsistenti e senza piano» dell’amministrazione Trump. Per Sikorski, «al di là di Trump, è la credibilità degli Usa» che è in gioco, dopo l’annuncio di negoziati con Putin, senza la presenza degli altri protagonisti. Sikorski, che se ne intende di Russia, ironizza con gravità sugli Usa di Trump, che in starebbero adottando «un metodo operativo che in Russia chiamano razvedka boyem» (riconoscimento attraverso la battaglia), che significa “spingi per vedere cosa succede, poi cambi posizione”.

LA CONFUSIONE regna sovrana dopo la Conferenza di Monaco, dove

l’amministrazione Usa ha dispiegato tutte le contraddizioni, tra J.D.Vance, che prima dell’assalto orwelliano contro gli europei aveva superficialmente affermato che «certamente» gli europei saranno coinvolti nel negoziato, poi contraddetto dall’inviato di Trump per l’Ucraina e la Russia, Keith Kellogg, che ieri ha di nuovo insistito su negoziati «senza Ue», per non ripetere il modello di «Minsk II», il tavolo di negoziati, derivato dal “formato Normandia” che aveva portato a un accordo nel febbraio 2015 sul Donbass tra Russia e Ucraina, con la presenza di Francia e Germania, poi travolto dall’invasione russa del febbraio 2022. Per Kellogg, c’era «troppa gente» seduta al tavolo: «Potrebbe essere come il gesso sulla lavagna, un po’ fastidioso, ma vi sto dicendo qualcosa di molto onesto: entrate nel dibattito, non lamentandovi del fatto che potreste o no essere al tavolo, ma proponendo proposte concrete, aumentando la spesa per la difesa».

IERI CI SONO STATE reazioni verbali all’attacco di Vance la vigilia. Il ministro degli esteri francese Jean-Noël Barrot ha ricordato che in Europa «la libertà di pensiero è garantita» e che «nessuno è obbligato ad adottare il nostro modello ma nessuno può imporre il suo». Il ministro della difesa tedesco Boris Pistorius, ha dichiarato «inaccettabile» l’assalto di Vance, «la democrazia non significa che chiunque possa dire qualunque cosa». Il candidato Cdu alla cancelleria Friedrich Merz, che ieri ha incontrato la rappresentante degli esteri della Ue Kaja Kallas a una settimana dal voto delle legislative anticipate del 23 febbraio, ha spazzato via i dubbi persistenti nell’attuale governo tedesco e ha aperto alla possibilità di fornire all’Ucraina i missili Taurus a lunga gittata, finora negati da Berlino, «ma solo se c’è accordo con i partner europei», cioè che anche Francia e Gran Bretagna facciano altrettanto. L’attuale cancelliere, Olaf Scholz, in un tentativo di calmare la tensione transatlantica, ha comunque ricordato che la Germania continuerà a «comprare armi Usa».

DEL RESTO, è ovvio: la Ue è nella corsa agli armamenti con la “clausola d’emergenza” annunciata la vigilia dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen – cioè spese per la difesa fuori dai calcoli del Patto di stabilità – ma gli europei non producono abbastanza armi e per rifornirsi devono rivolgersi agli Usa. La Russia produce in tre mesi quello che la Nato produce in un anno, ha sottolineato ieri a Monaco il segretario dell’Alleanza Mark Rutte, che spinge per entrare in «un’economia di guerra», come già ha fatto la Russia.