«Buttate giù il muro di protezione dall’estrema destra». Il vice presidente Usa Vance arriva in Germania e fa un comizio contro l’Europa: «Immigrazione e perdita dei valori sono le vere minacce». E a dieci giorni del voto tedesco fa un appello a collaborare con i neonazisti
Il nemico americano Il vicepresidente Usa alla Conferenza sulla sicurezza. «Il pericolo non è Mosca ma l’immigrazione e la minaccia alla libertà di parola»
Monaco, JD Vance e il segretario della Nato Mark Rutte – Matthias Schrader/Ap
Tirate giù il «Brandmauer» antifascista e iniziate a collaborare con Alternative für Deutschland. Trentotto anni dopo lo storico «Mr Gorbaciov, tear down this wall!» scandito da Ronald Reagan a Berlino, il governo degli Stati Uniti d’America chiede di “liberare” la Germania dal nuovo muro che «divide il suo popolo».
È IL PRIMO PUNTO all’ordine del giorno dell’agenda geopolitica affidata al vicepresidente, JD Vance, calato ieri come un’incudine sul fragile tavolo della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco ancora prima dell’apertura dei battenti. Più urgente del piano Trump sulla fine della guerra – che «ancora non si vede» come ha riassunto il presidente ucraino Volodymir Zelensky – la richiesta degli Usa arriva a meno di due settimane dall’apertura delle urne tedesche e viene presentata con zero diplomazia.
«Questa è un’ingerenza in piena regola» denuncia il governo Scholz, mentre il presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, cui è affidato il discorso iniziale del summit, replica tono su tono sottolineando la distanza siderale che separa la socialdemocrazia di Berlino dal tecnopopulismo di Washington.
«La nuova amministrazione Usa ha una visione del mondo diversa dalla nostra, che non tiene conto di regole stabilite e partnership consolidate. L’illegalità non deve diventare il modello per il nuovo ordine mondiale. La democrazia non è un parco giochi per la disgregazione». Poi Steinmeier si rivolge indirettamente a chi sta sopra a Vance. «Francamente, sono preoccupato quando una piccola élite imprenditoriale ha il potere, i mezzi e la volontà di ridefinire alla base le regole delle democrazie liberali».
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Ursula von der Leyen annuncia la «clausola d’emergenza»: aumentare la spesa militareFINO A QUI i rapporti Usa-Germania; ma la Conferenza di Monaco ridisegna gli equilibri dell’intero «mondo occidentale» dettando agli alleati la nuova linea sulla sicurezza diametralmente opposta al vecchio Formato Ramstein messo in piedi da Joe Biden.
«Non sono Cina e Russia a minacciare l’Europa dall’esterno, bensì la perdita dei valori fondamentali al suo interno» esordisce Vance nello sbigottimento generale dei
presenti che lo avevano accolto con un roboante applauso. «La libertà di parola in Europa è minacciata, e la censura è ben più pericolosa di Putin» continua il vicepresidente citando due casi esemplari di questa «deriva illiberale»: l’antiabortista denunciato per aver pregato davanti a una clinica in Gran Bretagna e il mancato invito alla Conferenza di Monaco dei leader dell’opposizione sovranista, a cominciare dagli esponenti di Afd e dell’Alleanza Sahra Wagenknecht. «Le loro proposte sono un vantaggio per l’Europa. Il contributo dei partiti populisti viene liquidato troppo spesso come disinformazione. Bisognerebbe collaborare con tutti, anche con Afd. Sollevano i temi che stanno a cuore a me e al presidente Trump: dall’immigrazione di massa alla perdita dei valori. In ogni caso, se gli Usa per anni hanno sopportato gli insulti di Greta Thunberg, oggi possono benissimo stare a sentire ciò che grida Elon Musk».
Del resto, alla causa delle armi (su cui non si registrano divisioni, se non di contratti commerciali) ci pensa la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, pronta a esentare la spesa per la difesa da qualunque limite al debito.
NON A CASO a Monaco rivendica la valanga di miliardi di euro «investiti» dall’Ue per la difesa dell’Ucraina dall’invasione russa: la stessa cifra degli americani. E lo specifica nella valuta Usa.
Tutto il resto avviene a margine. A partire dall’attesa riunione fra Zelensky e Vance per chiudere la trattativa dello scambio di armi in cambio del monopolio Usa sulle Terre Rare ucraine. «Un incontro buono. Non sarà l’ultimo» fa sapere il leader di Kiev, mentre Vance taglia corto spiegando come «gli Usa vogliono una pace duratura come gli ucraini» ma anche che «a Washington ora c’è un nuovo sceriffo. Con la leadership di Trump potremmo non essere d’accordo ma oggi vogliamo discutere con tutti gli alleati. Ovviamente, l’Europa dovrà essere coinvolta in qualsiasi negoziato di pace sull’Ucraina» è il minimo sindacale che gli Stati Uniti concedono all’Ue.
EPPURE, se perfino l’ultra-atlantista e iper-conservatrice Bild lancia l’allarme, la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco non è stato il primo summit dell’era Trump bensì il primo ring. Sul sito mediatico più cliccato della Germania l’esperto militare Nico Lange riassume così la vera posta in gioco: «Vance non sembra essere coinvolto nella politica estera né nel processo relativo alla guerra in Ucraina»; mentre lo statunitense Josef Braml, direttore del think-tank della Trilateral Commission spara ad alzo zero sull’amministrazione che ben conosce. «Con il loro sostegno ad Afd gli scagnozzi di Trump, Musk e Vance stanno provando a dividere l’Europa. Per poter controllare meglio le sue singole parti».