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Ucraina Parlamento Ue, nel voto finale sì di dem (tranne Tarquinio e Strada), Fdi e Fi. Contrari Lega e M5s. Democratici in ordine sparso: i turbo atlantisti favorevoli a colpire la Russia. Schlein su Ursula: «Non è la nostra commissione, i nostri voti non sono scontati»

Elly Schlein e Cecilia Strada foto Claudio Furlan/LaPresse Elly Schlein con Teresa Strada – LaPresse

La politica estera, in particolare il giudizio sulla commissione Ursula bis e il sostegno militare all’Ucraina, resta il tallone d’Achille del fronte progressista. Mercoledì la spaccatura in aula a Strasburgo sul nuovo governo Ue, col Pd a favore (tranne Marco Tarquinio e Cecilia Strada) mentre M5S e Avs hanno detto no. Ieri il replay sull’ennesima risoluzione di sostegno a Zelensky. Dove le divisioni sono state ancora più frastagliate e hanno riguardato anche la piccola delegazione di Avs.

I quattro presenti in aula si sono divisi in tre parti: Ignazio Marino ha votato a favore, Ilaria Salis contro e Leoluca Orlando e Benedetta Scuderi si sono astenuti.

Caos come al solito nel Pd, che si è diviso soprattutto nel voto sugli emendamenti, mentre sul testo finale tutti hanno votato a favore tranne Tarquinio e Strada (astenuti). Sul paragrafo 19 del testo, poi approvato dall’Eurocamera, che esprime sostegno alla scelta di Biden di permettere all’Ucraina di colpire sul territorio russo il Pd si è spaccato in tre: sì dei turbo atlantisti Giorgio Gori, Pierfrancesco Maran, Pina Picierno e Irene Tinagli, no di Strada, Tarquinio e Alessandro Zan. Alto il numero delle astensioni: Lucia Annunziata, Brando Benifei, Stefano Bonaccini, Annalisa Corrado, Antonio Decaro, Camilla Laureti, Giuseppe Lupo, Alessandra Moretti, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Raffaele Topo e Nicola Zingaretti.

Ancora divisioni sul paragrafo 13, che riguardava la fornitura di missili a lungo raggio all’Ucraina: qui c’è stato il no di Lucia Annunziata, Benifei, Corrado, Decaro, Laureti, Lupo, Ricci, Ruotolo, Strada, Tarquinio, Topo, Zan Zingaretti: a favore Gori, Maran, Moretti, Picierno e Tinagli, astenuto Bonaccini. Sulla difesa aerea, con la richiesta di invio di Patriot e Samp-T, la delegazione del Pd vota a favore, tranne Strada e Tarquinio. Sulla fornitura dei missili tedeschi Taurus l’unica a favore è stata Picierno.

Spaccature evidenti anche nel centrodestra. Sulla mossa di Biden per colpire la Russia Forza Italia e Lega hanno detto no, mentre quelli di Fdi si sono astenuti. Sui missili a lungo raggio i salviniani confermano il no, Fi vota a favore e Fdi si astiene. Nel voto finale Fdi e Fi dicono sì e la Lega no. Il quadro complessivo resta quello delle votazioni precedenti: Lega e 5s confermano il no al sostegno militare a Kiev, mentre Pd, Fdi e Fi ribadiscono di essere a favore.

«Il testo contiene l’impegno alla ricerca di una soluzione diplomatica, il protagonismo dell’Europa per una proposta di pace e la richiesta di un impegno crescente al sostegno di aiuti umanitari», spiega il capodelegazione dem Nicola Zingaretti che sottolinea il no del suo partito all’utilizzo dei sistemi missilistici avanzati su territorio russo. «Una risoluzione immorale, irrazionale e senza logica che testimonia il declino morale e diplomatico della nostra povera Europa», attacca Danilo Della Valle dei 5S.

Nel Pd c’è ancora malessere per la nascita della commissione Ue con Fitto vicepresidente. «La conduzione complessiva del gruppo socialista e il suo rapporto con la costruzione della commissione ha determinato una serie di contraddizioni molto gravi che oggi producono una squadra con un carattere ambiguo e peraltro molto debole: una operazione politica sulla quale una riflessione è necessaria sia nel gruppo socialista che nella delegazione Pd», attacca Andrea Orlando.

Schlein, parlando alla direzione Pd, ha definito l’Ursula bis «una commissione spostata a destra, che non sentiamo nostra. L’allargamento a destra voluto dal popolare Weber è stato un misero fallimento che ha portato alla perdita di 30 voti rispetto a luglio. Vigileremo ogni giorno sulle scelte, i nostri voti non sono scontati, faremo sentire il nostro peso di prima delegazione socialista per evitare smottamenti del programma e per difendere un’Europa sociale, verde e del lavoro e che non accetta la normalizzazione della guerra».