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Italia

 
 
 
 

Seggi per gruppo politico - 2019 - 2024Italia - Parlamento uscente

 

Grafico a barre

NI 10
ID 22
ECR 10
PPE 12
Renew Europe 4
Verts/ALE 3
S&D 15
 
Totale 76 seggi
 

Gruppi politici nel Parlamento europeo

Secondo il regolamento interno del Parlamento, un gruppo politico è composto da almeno 23 deputati eletti in almeno sette Stati membri.

 

Fonte: Parlamento europeo

 

Suddivisione dei partiti nazionali e gruppi politici - 2019 - 2024Italia - Parlamento uscente

 

Lunedì Rosso del 3 giugno 2024

Nella foto: La neo eletta presidente del Messico Claudia Sheinbaum, per la prima volta una donna alla guida del paese@Ap

Oggi un Lunedì Rosso dedicato ai fantasmi che incombono sull’attualità. Uno di loro si chiama Giacomo Turra, un giovane militante padovano ucciso dalla polizia colombiana quasi trent’anni fa. La sua storia torna a galla grazie alla decisione di una commissione americana.

Fantasmi, testimoni silenziosi, è quello che ci ritroviamo a essere di fronte alle immagini dei massacri di civili a Gaza, che continuano alle soglie del nono mese di guerra.

Le guerre in corso gettano ombre scure anche sui colori accesi e cortei agguerriti del Pride. Giugno infatti è in tutto il mondo il mese dell’orgoglio lgbtq+. Una delle prime manifestazioni è stata quella di Gerusalemme, dove ha acquisito centralità la critica al “pink washing” di Israele. Per iscriverti gratuitamente a tutte le newsletter del manifesto vai sul tuo profilo e gestisci le iscrizioni.

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Il testo ha ottenuto 143 voti a favore, 9 no e 25 astensioni tra cui l'Italia. Ora tocca al Consiglio di Sicurezza

  Italia astenuta all 'Onu sulla Palestina con Germania e Gb © ANSA/AFP

L'Assemblea Generale dell'Onu ha approvato una risoluzione che riconosce la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, e raccomanda al Consiglio di Sicurezza di "riconsiderare favorevolmente la questione".

Il via libera del Consiglio di Sicurezza (dove gli Usa il mese scorso hanno posto il veto) è condizione necessaria per un'eventuale approvazione piena. Il testo ha ottenuto 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astensioni. 

Israele, con la Palestina aprite l'Onu ai nazisti moderni - "Avete aperto le Nazioni Unite ai nazisti moderni". Lo ha detto l'ambasciatore israeliano all'Onu Gilad Erdan prima del voto in Assemblea Generale della risoluzione che riconoscerebbe la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo dell'organizzazione internazionale. "Questo giorno rimarra' ricordato nell'infamia", ha aggiunto, parlando di uno "stato terrorista palestinese che sarebbe guidato dall'Hitler dei nostri tempi". "State facendo a pezzi la Carta Onu con le vostre mani", ha detto passando alcune pagine del documento in un tritacarte.

Per approfondireAgenzia ANSAI media: 'Tank e truppe di Israele circondano la parte est di Rafah'.
L'Onu: 'L'invasione sarebbe una catastrofe colossale'

 

Italia astenuta all'Onu sulla Palestina con Germania e Gb  - L'Italia si è astenuta sulla risoluzione dell'Assemblea Generale Onu che riconosce la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite. Gli altri astenuti sono Albania, Bulgaria, Austria, Canada, Croazia, Fiji, Finlandia, Georgia, Germania, Lettonia, Lituania, Marshall Island, Olanda, North Macedonia, Moldavia, Paraguay, Romania, Vanuatu, Malawi, principato di Monaco, Ucraina, Gran Bretagna, Svezia e Svizzera. Mentre i nove Paesi che hanno votato contro sono Usa, Israele, Palau, Nauru, Micronesia, Papua Nuova Guinea, Ungheria, Argentina e Repubblica Ceca.

Palestina all'Onu, 'votare per noi è un investimento nella pace' - "Vogliamo pace e liberta', la nostra bandiera vola alta in Palestina, nel mondo e persino fuori dal campus della Columbia University a New York. E' diventata un simbolo di chi crede nella libertà. Potete decidere di stare con la pace, con il diritto di una nazione di vivere in liberta', oppure potete decidere di stare ai margini della storia". Lo ha detto l'ambasciatore palestinese all'Onu Ryad Mansour prima del voto in Assemblea Generale. "Colonizzazione e occupazione non sono il nostro destino, ci sono stati imposti", ha aggiunto, sottolineando che "votare per l'esistenza della Palestina non e' contro nessuno stato, ma e' un investimento nella pace".

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Nella foto: Un manifestante per la Palestina in un corteo alla Columbia University, Stati Uniti@Getty Images

Oggi un Lunedì Rosso dedicato alla nuova stagione e alle sue spiagge. Su quelle italiane regna il caos amministrativo, scadute le concessioni balneari lo scorso dicembre, i comuni costieri procedono in ordine sparso.  Ma le spiagge del Mediterraneo oltre ad essere mete di svago sono anche punti di arrivo per chi intenta il viaggio verso l’Europa. Un’Europa che tra un mese esatto sarà al voto. Le destre, sopratutto estreme, appaiono agguerrite e favorite. Riusciranno a spostare gli equilibri della futura governance? Intanto dall’altro versante dell’oceano le università insorgono per la Palestina.

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REDISTRIBUZIONE DI GOVERNO. Meloni illustra ai sindacati il nuovo decreto Coesione: paletti strettissimi e coperture fantasma. Sgravi per le assunzioni puntando tutto sull'«autoimpiego»

 L'incontro governo-sindacati a palazzo Chigi

Esattamente come l’anno scorso, il governo Meloni si ricorda dei lavoratori solo alla vigilia del Primo maggio (e quest’anno con vista sulle elezioni Europee). E così è arrivata puntuale la convocazione a palazzo Chigi con un ordine del giorno che più generico non si poteva: «Provvedimenti sul lavoro». Lo strumento è l’ennesimo decreto legge che questa volta porta il nome rassicurante di «coesione».

Giorgia Meloni, come al solito, si è limitata ad esporlo a Cgil, Cisl e Uil (più le immancabili Ugl e Confsal, sindacati signor sì) a giochi fatti, senza discutere alcunché.
Mirabolanti le cifre iniziali snocciolate dalla presidente del consiglio: «La riforma – ha sottolineato la premier – mira ad accelerare l’attuazione delle politiche di coesione che prevedono per la nostra nazione 75 miliardi di euro di cui 43 miliardi di risorse europee».

LA REALTÀ È INVECE molto più parca con i tecnici del ministero dell’Economia che fino a tarda sera cercavano disperatamente poche decine di milioni di euro per mantenere la promessa del bonus tredicesima da 100 euro che vedranno in pochissimi, visti i paletti strettissimi per accedervi, degni delle salvaguardie per gli esodati della Fornero.

«Domani (oggi, ndr) porteremo in Consiglio dei ministri, nell’ambito dell’attuazione della delega fiscale, un decreto legislativo che ci permetterà di erogare, nel mese di gennaio 2025, un’indennità di 100 euro a favore dei lavoratori dipendenti, con reddito complessivo non superiore a 28 mila euro con coniuge e almeno un figlio a carico, oppure per le famiglie monogenitoriali con un unico figlio a carico», ha illustrato Meloni, senza imbarazzarsi per la pochezza della misura. «Questo provvedimento rientra nel più ampio lavoro che il governo ha portato avanti finora per difendere il potere d’acquisto delle famiglie e dei lavoratori, segnatamente quelli più esposti. In questi sedici mesi di governo, infatti, abbiamo scelto di concentrare le risorse che avevamo a disposizione per interventi di carattere redistributivo», ha concluso Meloni con sprezzo del ridicolo.

LA VERITÀ CHE MELONI non ammette è che si tratta di provvedimenti già in cantiere e in forte ritardo, finanziati da fondi europei mentre il «bonus tredicesima» da 100 euro promesso già un Natale fa è ancora privo di coperture.

Quanto alle misure per sostenere l’occupazione dei giovani, delle donne e di alcune categorie di lavoratori svantaggiati, iln governo punta tutto su un nuova parola d’ordine: «autoimpiego». A parte la riduzione degli oneri contributivi per i nuovi assunti per due anni, nel decreto si lanciano due misure: “Autoimpiego centro-nord Italia” e “Investire al Sud 2.0”. Entrambe le misure sono destinate a: giovani under 35; persone disoccupate da almeno 12 mesi; persone in condizioni di marginalità,sociale e discriminazione, con un focus sulla Zona economica speciale unica (Zes) per il Mezzogiorno ancora non concretizzata nel tavolo con gli enti locali che proprio ieri si è tenuto.

IN PRECEDENZA, SEMPRE a palazzo Chigi, la presidente del Consiglio e una delegazione del governo hanno incontrato Cgil, Cisl e Uil e la confederazione europea (Ces) e internazionale dei sindacati per una consultazione in vista del vertice G7, in programma in Puglia dal 13 al 15 giugno. Il «Labour7», il formato che riunisce le organizzazioni sindacali delle nazioni G7 e dell’Ue, partecipa ai lavori formulando raccomandazioni ai leader presentando le priorità dell’agenda: «crescita dell’occupazione, verde e di qualità, della sicurezza sul lavoro e dei salari». Presenti i segretari generali di Cisl e Uil, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, per la Cgil i segretari confederali – non Maurizio Landini a Palermo per un’assemblea contro la mafia

MA NEL PROGRAMMA DELLA MAGGIORANZA DI CUI FANNO PARTE NON C'E' SCRITTO ALTRO ?

Andrea Luccaroni

 

Nel consiglio comunale di martedì sera si è discusso rispetto all’accordo operativo nell’area denominata “Ghilana”. Faenza Cresce ha votato a favore dell’all’edificazione del lotto.

 
“Il voto di martedì sera era l’ultimo passo di un iter procedurale durato quasi quattro anni, in cui precedentemente il consiglio comunale aveva sempre votato a favore. È chiaro quindi che l’atteggiamento sia mutato, come affermato dallo stesso assessore Ortolani e dal sindaco Della Godenza in Consiglio dell’Unione, seguendo un principio di precauzione” spiega il capogruppo di Faenza Cresce in Consiglio comunale Andrea Luccaroni.
 

“È per questo cambio di rotta dell’Amministrazione che la nostra lista ha cercato di comprendere sulla base di quali evidenze scientifiche tale lotto sarebbe stato maggiormente a rischio rispetto a quelli adiacenti già urbanizzati, tuttavia non abbiamo ottenuto risposta: ad oggi è presente solo una bozza di un Piano Speciale, che sarà pronto a giugno (oltre un anno dopo l’evento), in cui non sono evidenziate le zone di rischio – prosegue Luccaroni -. Crediamo quindi che la protezione idraulica di una città non si faccia impedendo di costruire in una zona già edificata e che quindi il semplice diniego sia una risposta insufficiente e scorretta, perché non mette in sicurezza la città, ma dice solo un NO”.

“Crediamo, infatti, che si necessario discutere di grandi opere per la valle del Lamone e del Marzeno, con opere di messa in sicurezza a monte (casse di espansione, argini, pulizia del fiumi, tenuta del canali di scolo e dei terreno collinari e montani), perchè solo attraverso queste opere si potrà dare reale risposta alla città, anche nelle zone già abitate e tragicamente colpite dagli eventi alluvionali del maggio scorso – sottolineano da Faenza Cresce – Inoltre, non possiamo non essere preoccupati della delocalizzazione di oltre 3.400 abitazioni e aziende, già preannunciate nel Piano, solo per le frane, oltre alle quali dovranno esserne aggiunte altre per la vicinanza ai fiumi”.

“Ci auguriamo pertanto che questa delocalizzazione non riguarderà abitazioni e aziende all’interno di Faenza, città che dovrà essere messa in sicurezza con opere strategiche a monte e non attraverso lo spostamento di “pezzi”, seguendo principi di precauzionali vaghi, che mutano opportunità in NO e bloccano lo sviluppo di una città già in ginocchio che non desidera altro che rialzarsi – proseguono -. Desideriamo, infine, smontare alcune costruzioni fantasiose uscite in questi giorni sui giornali: la nostra lista è e continua ad essere costruttivamente parte della maggioranza e della Giunta di questa città, alla quale rinnova la fiducia in tutti i suoi componenti, pur mantenendo le sue idee sullo sviluppo verso un futuro più attrattivo per studenti, famiglie e aziende”.