La vicenda risale all'aprile dello scorso anno. Un recente verbale di conciliazione ha portato sindacato e obiettore a rinunciare al risarcimento e il Comune a rinunciare al ricorso. Consolidato un principio fondamentale: l'arma non è obbligatoria
Sancito definitivamente in Corte d’Appello il diritto all’obiezione di coscienza in tema di utilizzo dell’arma da parte degli Agenti di Polizia Locale. Una vittoria importante che consolida un principio fondamentale: l’arma non è obbligatoria per gli Agenti di Polizia Locale. Non è scontato, con l’aria che tira.
Mentre suonano le fanfare per un anno di governo della destra più destra dell’era repubblicana, la Cgil a Ferrara, grazie alla causa portata avanti dalla Funzione Pubblica, la categoria che difende i lavoratori dei servizi pubblici, con l’assistenza legale delle Avvocate Marina Capponi e Sibilla Santoni, batte il Comune in primo grado e costringe il Comune stesso a riconoscere le ragioni della vittoria con un accordo in Corte d’Appello.
La vicenda
La vicenda ha origini nell’aprile dello scorso anno, quando una sentenza dà ragione all’Agente di Polizia Locale che, per obiezione di coscienza, si era rifiutato di girare armato e per questo era stato spostato a mansioni d’ufficio e dà ragione alla Funzione Pubblica Cgil di Ferrara che si era costituita a difesa delle Agenti donna a cui non era stata data la possibilità di esprimere obiezione di coscienza. E di fronte alla sentenza del giudice di primo grado il Comune stesso aveva annunciato ricorsi in tutte le sedi, ma “qualcuno deve averli riportati a più miti consigli – ci spiega al telefono Marco Blanzieri, segretario generale della Fp Cgil cittadina –. Così in questi giorni siamo arrivati a una conciliazione nella quale la categoria e l’Agente obiettore hanno rinunciato al risarcimento economico riconosciuto dal giudice di primo grado, ma il Comune ha rinunciato al ricorso. Insomma, abbiamo ‘inchiodato’ per sempre questa sentenza. Il verbale di conciliazione è una grande vittoria, sancisce il principio in base al quale un agente della Polizia Locale non può essere obbligato all’utilizzo dell’arma o discriminato nel caso in cui rifiuti di portarla. La partita in tribunale è chiusa e la sentenza farà giurisprudenza a Ferrara ma anche in altre amministrazioni”.
Un passaggio a suo modo storico che la Cgil e la Funzione Pubblica hanno voluto fissare e spiegare per bene questa mattina in una conferenza stampa molto partecipata nella quale sono intervenute, insieme a Marco Blanzieri, anche la segretaria generale della Camera del Lavoro, Veronica Tagliati e la funzionaria Silvia Pivetti.
(Dichiarazione video di Silvia Pivetti, Fp Cgil Ferrara, a cura di Susanna Garuti)
Punito il comportamento discriminatorio del Comune
Una vicenda che ricorda a tutti, qualora ce ne fosse ancora bisogno, l’importanza del sindacato nella difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. “Per essere stato confinato in ufficio, senza possibilità di svolgere servizi fuori, all’Agente era stata di conseguenza decurtata la quota di indennità legata ai servizi in esterna. Una doppia discriminazione che la Giudice di primo grado nella sentenza ha sottolineato parlando proprio di ‘comportamento discriminatorio’”.
Una vicenda che è riuscita a creare una breccia anche in quel tetto di cristallo che troppo spesso penalizza le donne sui luoghi di lavoro, poiché le Agenti di Polizia Locale, non essendo sottoposte all’obbligo di leva, non si erano mai potute pronunciare sul tema dell’obiezione di coscienza riferito all’utilizzo delle armi. Questa sentenza, estendendo il principio anche a loro, ha costretto il Comune a interpellarle una per una.
Una vittoria importante
“La riteniamo una vittoria importante – ci ha detto Marco Blanzieri – anche perché dà una prospettiva diversa a quello che sta succedendo politicamente nel nostro Paese. Oggi obbligare tutti gli Agenti di Polizia locale a utilizzare l’arma aumenta il rischio che gli stessi vengano utilizzati per compensare le carenze di organico delle altre Forze di Polizia a discapito delle funzioni proprie della Polizia Locale". Quando il sindacato rivendica un grande piano di assunzione che supplisca alle mancanze in organico dei lavoratori dei servizi pubblici spesso corriamo con la mente alla sanità, dimenticandoci che tutti i comparti del settore sono in realtà in grande difficoltà e sottodimensionati.
“Proprio lo scorso venerdì abbiamo fatto il punto con il comitato iscritti del Comune di Ferrara. Ci sono persone che lavorano senza sosta e senza prendere gli straordinari dalle 8 di mattina alle 8 di sera, persone che stanno dando tutto per garantire i servizi pubblici. Abbiamo appena analizzato i risultati di un questionario sul benessere organizzativo in Comune a Ferrara, cioè il clima che si respira tra i dipendenti comunali. Il 18% di chi ha risposto denuncia di sentirsi oggetto di mobbing e il 7% dichiara di essere stato oggetto di discriminazione. Già di per se sono percentuali importanti ma lo diventano ancora di più se consideriamo che ha risposto solo il 39% dei dipendenti comunali".
"La sensazione – ci ha detto Marco Blanzieri – è che il Comune stia esercitando una grande pressione nei confronti dei propri dipendenti. E all’interno di un documento obbligatorio – e pubblico – che si chiama ‘piano delle azioni positive’ è stata espressa apertamente la volontà di inasprire le sanzioni disciplinari basate sull’utilizzo dei social da parte dei dipendenti. Un clima di tensione inaccettabile”. La Cgil e la Fp di Ferrara oggi si godono una vittoria importante sul fronte dei diritti, ma la strada è ancora lunga. E nessuno ha intenzione di lasciare i lavoratori da soli a percorrerla