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5 Stelle. Il fondatore chiude a ogni mediazione. Il leader procede verso l’«assemblea costituente». Il comico ribadisce di voler difendere i «valori originari». Ma gli eletti non lo seguono

Beppe Grillo (Ansa) Beppe Grillo - Ansa

Se qualcuno pensava ci fosse ancora spazio per ricomporre la frattura tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte all’«assemblea costituente» del Movimento 5 Stelle fissata per il 20 ottobre prossimo, la giornata di ieri ha chiarito che questa possibilità non esiste. Il fondatore e garante del M5S ha negato ogni margine di trattativa, ponendo la sua visione in contrapposizione con quella del leader ed ex premier. «Ormai è chiaro come il sole – sostiene Grillo rivolgendosi agli iscritti dal suo blog – a ottobre vi troverete davanti a un bivio, costretti a scegliere tra due visioni opposte di cosa debba essere il Movimento 5 Stelle. La prima è di una politica che nasce dal basso, e non da politici di professione, la seconda è quella di Giuseppe Conte».

GRILLO RIPESCA il repertorio del M5S come «alternativa ai partiti tradizionali, ormai incrostati da decenni di politici zombie, più attenti ai propri interessi che a quelli dei cittadini che dovrebbero rappresentare», rievoca la figura di Gianroberto Casaleggio e agita i ««principi non negoziabili, principi che se vengono scardinati fanno crollare le fondamenta di una casa che mattone dopo mattone abbiamo costruito insieme a voi in tutti questi anni».

QUESTI, COME è noto ormai da qualche settimana, sono il nome del M5S, il marchio e la regola del tetto dei due mandati. Grillo sostiene di essere da regolamento il «custode» di questi principi, «che devono restare tali affinché il Movimento possa ancora dirsi tale». Questo è l’oggetto dello scontro: Grillo sostiene di essere il detentore del simbolo e il custode dei principi, colui il quale ha l’ultima parola sulle evoluzioni della forza politica. Il Movimento 5 Stelle dal punto di vista formale è costruito su scatole cinesi, soggetti giuridici che si sono costituiti nel corso degli anni. Prevarrebbe su tutti quella a lui intestata. Dalla parte di Conte, invece, si afferma che a prevalere è il principio democratico: Grillo è sì il garante ma non può opporsi alle scelte esercitate dall’associazione secondo lo statuto che si è data. Prova ne sarebbe, ha detto lo stesso leader di recente, che sia il simbolo del M5S che la regola dei due mandati negli anni scorsi sono stati modificati, senza che ciò ne inficiasse l’identità e senza che lo stesso Grillo avesse nulla da eccepire. Ieri i contiani hanno lasciato la parola al deputato Alfonso Colucci, che riveste il ruolo di Organo di controllo del M5S con il compito di vigilare sul rispetto della legge, dello statuto, dei regolamenti e delle deliberazioni degli organi. Per Colucci, le intimazioni di Grillo vanno considerate alla stregua di «mere raccomandazioni». «Si tratta di moral suasion, priva di qualunque efficacia giuridica – afferma Colucci – Un’interpretazione differente dei suoi poteri sarebbe contraria al diritto positivo, perché configurerebbe un potere padronale e di natura feudale, che contrasta con un principio fondamentale: l’assemblea è sovrana, come in ogni associazione». Colucci ricorda anche che il M5S negli anni scorsi ha interloquito con la commissione di vigilanza sugli statuti dei partiti, anche per avere accesso ai finanziamenti del 2 per mille. L’organismo «ha espressamente detto che le eventuali decisioni del gar non hanno efficacia alcuna nei confronti del giudice, in ossequio al principio di democraticità».

IERI GRILLO ha lasciato Roma, non prima di incontrare Elio Lannutti ex parlamentare dipietrista poi eletto nella scorsa legislatura (grazie a una deroga alle regole all’epoca vigenti, per l’appunto) nelle liste del M5S. Venne poi espulso da Vito Crimi perché assieme ad altri deputati e senatori si rifiutò di votare la fiducia al governo Draghi, causa peraltro fortemente sostenuta dallo stesso Grillo. Dalla sua parte si è schierato, ancora una volta, l’ex ministro Danilo Toninelli, il quale ha fatto sapere di preferire un M5S al 3% a quello di Conte. Per capire che aria tira dalle parti dei contiani, invece, che non perdonano a Grillo l’appoggio a Draghi e la fiducia totale verso Luigi Di Maio, si possono ascoltare le parole di Alessandra Maiorino, vicecapogruppo al senato: «Io non vedo un bivio – afferma – vedo da una parte una comunità che vuole andare avanti con le proprie gambe, e un uomo triste, rancoroso e solo dall’altra»