25 SETTEMBRE. Intervista a Giuseppe Conte: «La destra sbaglia ma non va demonizzata. Bisogna capire la sofferenza che esprime una parte del paese»
Giuseppe Conte - Ansa
Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, parlando col manifesto, risponde così al segretario del Partito democratico Enrico Letta, che ha messo in dubbio le sue credenziali progressiste e rilanciato il suo appello al cosiddetto «voto utile». «Parlano i fatti – dice Conte – È progressista chi agisce in modo progressista, non chi si affanna a definirsi tale e poi sposa l’agenda Draghi, imbarcando Di Maio e Tabacci e facendo la corte a Calenda, Renzi, Carfagna e Gelmini». L’ex presidente de consiglio ci tiene a ribadire la sua distanza dagli ex alleati del Pd ponendo la figura di Mario Draghi come punto di discrimine: «Il M5S non dà patenti di legittimità politica a nessuno, però ha un’idea di paese fondata non sull’agenda Draghi, ma su ambiente, lavoro dignitoso e sanità pubblica, un paese dove ci siano inclusione e giustizia sociale».
Tuttavia, fin da quando si è proposto come leader del Movimento 5 Stelle ha ancorato la sua leadership e il nuovo corso nel M5S all’appartenenza a un fronte progressista. Con chi lo costruirà a partire dal 26 settembre? Se, come sembra, dovesse vincere la destra cercherà una forma di coordinamento con le altre forze di opposizione?
Se cercate intese e cartelli dell’ultimo minuto, non citofonate al M5S. Le nostre interlocuzioni sono basate esclusivamente sui temi e sugli interessi dei cittadini, non su alchimie di palazzo. Con questi vertici dem, che hanno buttato all’aria quanto di buono fatto dal fronte progressista nel Conte II, non c’è possibilità di dialogo. Ne risponderanno ai loro elettori.
Dopo cinque anni di una legislatura in cui il vostro era il primo gruppo parlamentare e la forza principale di tutte le maggioranze di governo, la destra domina i sondaggi. Pensa che dobbiate assumervi qualche responsabilità di fronte a questa situazione?
La destra non va demonizzata, piuttosto vanno contrastate le soluzioni dannose che propone per il paese. E poi chiediamoci perché questa destra cresce: Lega e Fratelli d’Italia cavalcano problemi veri, tangibili, offrendo soluzioni semplicistiche per racimolare un po’ di consenso. Io sono convinto che una forza progressista deve sapersi distinguere, dando risposte più affidabili di quelle reazionarie, senza però ignorare le tensioni che covano nel paese.
È un fatto ormai assodato che un pezzo di elettorato di sinistra sia attratto dal M5S. È vero però anche che alcuni a sinistra non dimentichino le sue foto con Salvini alla presentazione dei decreti sicurezza. Lei ha fatto di recente autocritica su quei provvedimenti, definendoli «uno sbaglio». Erano solo una concessione a Salvini o una parte del Movimento 5 Stelle all’epoca aveva pulsioni di quel tipo?
Posso garantirvi che senza un diretto intervento del sottoscritto quei decreti sarebbero stati molto più dannosi. Non viene mai ricordato, invece, che è stato il mio governo ad aprire in Europa uno spiraglio sull’immigrazione e lanciare l’adozione di un meccanismo comunitario per la gestione dei flussi migratori e le operazioni di primo intervento, nonché la successiva accoglienza, ripartizione e distribuzione tra i paesi dell’Unione europea.
State facendo una campagna elettorale incentrata sui tempi e sui programmi. Ma ha un peso anche il personale politico. Nel corso della scorsa legislatura avete subito una scissione e uno stillicidio di abbandoni che vi ha condotti a dimezzare i gruppi parlamentari. Poi siete entrati nel governo Draghi ottenendo il ministero per la transizione ecologica ma Roberto Cingolani, la persona scelta per quella poltrona, si è rivelata incompatibile coi vostri programmi. Che garanzie dà agli elettori che cose del genere non accadranno più?
Ci sono state delle persone che hanno rinnegato i valori per cui hanno combattuto, ma ora sono fuori dalla nostra comunità. Questo è un elemento di forza e chiarezza. Per il resto, inviterei i cittadini a guardare il nostro programma del 2018: abbiamo rispettato l’80% degli impegni presi. Se volgo lo sguardo agli anni passati vedo il reddito di cittadinanza, il Superbonus, taglio ai privilegi della politica, stop al voto di scambio politico-mafioso, decreto Dignità contro il precariato. Nessuna forza politica negli ultimi venti anni ha riformato così il paese. Siamo garanzia di autentico cambiamento.
Essendo costretto a scegliere, preferirebbe trovarsi all’opposizione di un governo targato Partito democratico o di una maggioranza di centrodestra? Chi pensa potreste incalzare meglio sui vostri temi?
Noi puntiamo a essere protagonisti anche in questa legislatura. Questa destra ha ricette totalmente inadeguate per il paese: politici che vivono con quasi 500 euro al giorno vogliono cancellare 500 euro al mese a famiglie che non riescono più a pagare le bollette o a fare la spesa. Li combatteremo fino all’ultimo voto con le nostre proposte, siamo l’unica vera speranza per l’affermazione di un’Italia diversa rispetto a quella che propone Meloni, che in questa fase sta incassando troppi assist dagli errori dei vertici Pd.
Come mai non sostenete l’ipotesi di una tassa patrimoniale sui grandi redditi?
Il progressismo non può essere affidato ad una singola misura spot, buona per lo più come slogan da agitare in campagna elettorale e poi destinata a ritornare lettera morta. Noi siamo progressisti sempre, non a giorni alterni: siamo quelli del reddito di cittadinanza, del salario minimo legale da 9 euro l’ora, quelli del decreto Dignità che supera il Jobs Act del Pd. E fino a prova contraria, siamo anche quelli che da sette mesi chiedono che vengano tassati gli extra-profitti delle grandi aziende che hanno speculato sull’emergenza per dare ossigeno a famiglie e imprese sull’orlo del baratro.
L’anno prossimo si vota per le europee. A quale grande famiglia politica sceglierete di appartenere?
Esiste una forte sintonia con i Verdi, ho avuto modo di incontrare Philippe Lamberts, copresidente del Gruppo dei Verdi/Ale al Parlamento europeo. Il primo obiettivo del nostro programma, oltre all’agenda sociale, saranno sicuramente investimenti massicci e senza precedenti sulla transizione energetica ed ecologica, scorporando dal pareggio di bilancio gli investimenti pubblici sul green.