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Convegno Fiom. Ad un anno dalla morte del giurista alla Lamborghini il contratto appena firmato prevede un corso sulla Costituzione

Il grande giurista e i metalmeccanici. Il rapporto tra Stefano Rodotà e la Fiom – ricordato ieri ad un anno dalla morte nel convegno «Sulla via maestra» – risale al 2010, ai giorni caldi del referendum di Pomigliano: da una parte la modernità di Marchionne, dall’altra un piccolo gruppo di operai che combattevano per i loro diritti. «Mentre tutti ci spiegavano che era un caso eccezionale, Stefano fu l’unico a scrivere e a dire che invece era un attacco ai diritti di tutti perché cancellare la democrazia nei luoghi di lavoro significava avere una concezione autoritaria di gestione dei rapporti sociali», ricorda Maurizio Landini, all’epoca appena eletto segretario generale.
Rodotà andò ad incontrare i lavoratori di Pomigliano, iniziò un rapporto umano che è continuato con un’empatia inaspettata. Per questo ieri mattina la sala Di Vittorio era piena di operai e delegati che consideravano «il professore» uno di loro, avendolo ascoltato dal palco in tutte le manifestazioni della Fiom dal 2010 in avanti.
L’intervento al congresso di Rimini del 2014 è stato citato da Landini per sottolineare l’attualità del pensiero di Rodotà: con i passaggi quasi «profetici» sul populismo – anche quello di Grillo che un anno prima lo propose e fece votare presidente della Repubblica – «segnati da questa maniera di guardare al rapporto tra società ed istituzioni» tramite «un rifiuto della mediazione, il rifiuto delle soggettività», «una riduzione forzosa della complessità»: «populismi che dicono no al conflitto che invece è il sale della democrazia, nel senso di confronto anche duro intorno alle grandi questioni della società» mentre «la partita che si sta giocando può avere un esito inquietante: una democrazia senza popolo perché i populismi che saltano tutte le mediazioni alla fine usano il popolo, non gli danno voce».
Landini ha quindi ricordato che fu Rodotà a inventarsi l’espressione «coalizione sociale» come «popolo che torna protagonista», «l’opposto del populismo».
La bussola di ogni ragionamento di Rodotà – come sottolineato negli interventi di Gaetano Azzariti, Sergio Cofferati, Franco Focareta, Francesca Re David, Riccardo Realfonzo – è sempre stata la Costituzione, i diritti e la dignità delle persone.
L’ACCORDO LAMBORGHINI
Quale migliore dimostrazione di aver compreso la lezione di Rodotà che sottoscrivere un contratto in cui si prevede che tutti i 1.600 lavoratori seguano un corso di otto ore sulla Costituzione pagato e in orario di lavoro? Ebbene è accaduto proprio pochi giorni fa alla Lamborghini di Sant’Agata Bolognese. «Abbiamo voluto promuovere un grande piano di formazione – obbligatorio, prendendo come esempio la formazione obbligatoria sulla sicurezza – sulla Costituzione, i suoi contenuti, la sua origine, i diritti civili e sociali, il ruolo dei lavoratori: come ci ha insegnato Rodotà la nostra via maestra sono i diritti, a partire dalla conciliazione tra tempo libero e tempo di lavoro, altra innovazione di questo contratto che porta ogni lavoratore a poter scegliere tra un bonus fino a 3mila euro o 5 permessi aggiuntivi», spiega il segretario Fiom di Bologna Michele Bulgarelli.