Lettera aperta alle istituzioni culturali della città di Faenza.
Gentile Sindaco e Assessore,
vorrei aggiungere al dibattito culturale aperto da Renzo Bertaccini la mia piccola e modesta esperienza.
Anno scorso proposi all'Assessorato alla cultura di Faenza di inserirmi in uno spazio culturale della città, biblioteca o altro, per presentare un mio libro che era uscito di recente. Mi fu risposto che non era possibile in quanto il libro aveva già avuto una prima presentazione in città.
Bene, nulla da dire, è una scelta legittima quello di dare spazio solo alle anteprime assolute, infatti le manifestazioni e presentazioni letterarie fatte e o patrocinate dalla biblioteca o Assessorato sono pochissime, si contano sulle dita di una mano e vengono fatte con grande dispiego di mezzi, modello Ridotto del Masini: poche serate grandi numeri. Il punto che mi permetto di contestare è proprio questo: il modello di scelta letteraria culturale per la città. In questo ultimo anno ho girato molto in Romagna per le presentazioni, fatte spesso proprio nelle biblioteche e questo mi ha fatto conoscere realtà molto diverse fra loro. Si va dalle eccellenze tipo quella di Cattolica o alla Aurelio Saffi di Forlì, alle piccole realtà, che promuovono gruppi di lettura e che anche senza risorse lavorano con passione e tenacia sul territorio. Le risorse sono importanti, è chiaro, ma prima bisogna avere un progetto e partire dal dato incontrovertibile che la cultura nella nostra società è minoritaria. Minoritaria ma indispensabile, perché senza ci farebbe tornare al Medioevo. Bisogna lavorare con costanza ed efficacia su tanti piccoli numeri, l' auditel lasciamolo per favore alla televisione. Il mio non vuole essere un ragionamento retorico, ma è basato su un dato reale: i risultati si ottengono solo con una programmazione efficace, con un nucleo anche piccolo di persone preparate che lavorano solo su quello. Possiamo dire ad esempio che la nostra biblioteca Manfrediana è impostata in questo modo? Che il continuo via vai di personale di ogni genere corrisponde a questo modello di efficacia? Purtroppo a me sembra quindi che manchi la giusta idea di fondo.
Grazie.
Fabio Mongardi