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Frammenti A proposito del volume a cura di Giulio Marcon, «L’aiuola che ci fa tanto feroci» edito da Altreconomia

Intorno al pacifismo, tra obiezione e disobbedienza

 

E la guerra continua… C’è mai stato un periodo in cui, nel nostro pianeta, non ci fosse una guerra in atto? La Storia, scrisse la Morante, è «uno scandalo che dura da diecimila anni» e forse più, e non c’è stato un solo momento in cui Marte non dominasse tra gli umani – per non parlare degli animali, ma questi ben divisi tra aggressivi e pacifici, tra violenti e pacifici – nonostante tanti profeti, nonostante Gesù e Gandhi, nonostante e i boy-scout di Baden Powell e gli obiettori di coscienza, nonostante i movimenti pacifisti e nonviolenti. Si accetta e si pratica ancora l’atroce detto «se vuoi la pace prepara la guerra», a cui si è cercando di rispondere con «se vuoi pace lavora per la pace».

Eppure… eppure, ci dice la bellissima antologia su pacifismo, obiezione di coscienza e disobbedienza civile curata da Giulio Marcon per Altreconomia (L’aiuola che ci fa tanto feroci, pp. 122, euro 16), continuamente e da secoli i pacifisti, gli obiettori e i disobbedienti hanno cercato di intralciare questa purtroppo umanissima tendenza del genere umano a battersi gli uni contro gli altri, e i Caino ad ammazzare gli Abele. E gli Abele sopravvissuti a imitare a loro volta i Caino.
La Bibbia, hanno scritto in molti, che si conclude bensì con il messaggio cristiano, è uno dei libri più violenti che ci siano, e ancora oggi c’è chi, come Netanyahu, cerca ancora di eguagliare certi suoi crudelissimi eroi…
Ma la Bibbia non è da sola in questa impresa, e peraltro tanti di quella e altra religione se ne sono ispirati. In un racconto di fantascienza degli anni sessanta dello scorso secolo si narrava che Hitler non fosse morto ma fatto fuggire da suoi fedeli fosse finito in un villaggio sperduto dell’Amazzonia dove i suoi fedeli americani l’avevano aiutato a nascondersi.
Vecchissimo, raggiunto da un’accurata spedizione israeliana – dopo il processo a Eichmann – nel viaggio attraverso la giungla dei giovani soldati gli rimproveravano le sue tremende colpi ed egli rispondeva di aver preso ispirazione dalla lettura della Bibbia. È un paradosso, certo, un paradosso agghiacciante…

Il volume a cura di Marcon è la più ampia raccolta edita di testi «contro la guerra», e sorprende la varietà dei suoi autori – religiosi e atei, letterati e profeti, filosofi e militanti di più rivoluzioni e semplici obiettori, e viene ancora da dire «militanti» non fosse che Capitini non amava questa parola, derivazione di «militare». Probabilmente, soltanto Capitini ne aveva forse studiati e raccolti altrettanti. C’è anche Gandhi, ovviamente, ma è duro constatare che anche in India si continui a discriminare e a uccidere dopo la rara o unica rivoluzione che abbia vinto grazie a grandi e piccole azioni nonviolente – e, chissà, forse c’è più violenza in India che nella Cina di Mao, dopo una rivoluzione degli stessi anni di quella indiana che fu però dichiaratamente violenta.
Nel volume di Marcon si comincia con Sofocle e si finisce con gli attuali obiettori di coscienza nella Russia di Putin. Tanti sono gli autori antologizzati, e vanno oltre quelli dei consueti elenchi dei nonviolenti, e sono nomi di scrittori e di poeti, di filosofi e di militanti, di uomini e di donne, di giovani e di vecchi, e anche, credo, di ricchi e di poveri. Ed è sorprendente e rallegrante scoprirne tra loro di non attesi, di non abituali.
Si spera che la lettura di questi testi suggerisca a molti giovani di farsi obiettori e disobbedienti, militanti di ideali pacifisti e fraterni nonostante la durezza dei tempi e i trionfi del dio Marte, instancabile nella sua azione nefasta.