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Cento morti e molti più dispersi, danni immensi, paesi allagati e al buio. La pioggia record devasta la Spagna concentrandosi sulla regione di Valencia dove la destra ha smantellato la prevenzione e sminuito l’allarme. Il clima uccide, la minaccia si sposta su Barcellona

Spagna Comunità valenziana devastata dal fenomeno “Dana”, oltre 90 i morti e centinaia i dispersi. Colpite anche Albacete e l’Andalusia

Alluvionati per le strade di Valencia - foto LaPresse Alluvionati per le strade di Valencia – LaPresse

La situazione meteorologica nella zona sudest della Spagna è catastrofica. Ieri e l’altro ieri la Dana (“depressione isolata a alta quota”, in spagnolo), o anche “goccia fredda”, o “vortice isolato”, come preferiscono definirlo alcuni climatologi italiani, ha colpito come mai prima la penisola iberica. Secondo i dati alla chiusura del giornale, ci sarebbero almeno 95 vittime, centinaia di dispersi e danni incalcolabili soprattutto nella comunità valenziana (dove i decessi sono 92), in Andalusia e Castiglia La Mancia. L’esecutivo spagnolo ha già decretato tre giorni di lutto ufficiale, mente la situazione non accenna a migliorare.

SUI GIORNALI si parla già del peggior fenomeno del genere nell’ultimo secolo. In alcuni punti ha superato la cifra record di 500 litri d’acqua per metro quadrato in poche ore, come per esempio a Chiva in provincia di Valencia. Le immagini che le televisioni e le reti sociali trasmettono in continuazione sono dantesche e la distruzione difficile da descrivere. Strade, ferrovie, infrastrutture, edifici: tutto distrutto o gravemente danneggiato.

Montagne di centinaia di automobili trascinate per chilometri e migliaia di persone rimaste intrappolate sui tetti di camion e case, stazioni di benzina, ponti o autostrade per ore e ore, senza cibo e acqua; ieri sera, erano almeno 120 mila le persone senza collegamenti telefonici e 150 mila quelle al buio. Il collegamento dell’alta velocità fra Madrid e Valencia è tagliato almeno fino a lunedì e i collegamenti ferroviari attorno a Valencia sono stati interrotti fin dal pomeriggio di martedì. Fiumi straripati, torrenti d’acqua e fango che hanno distrutto e sommerso paesi e campi coltivati. In alcuni punti il fango ha superato i tre metri.

LA TEMPESTA ora minaccia la Catalogna, l’Aragona, Estremadura, Navarra e la parte ovest dell’Andalusia, nelle province di Cadice oltre a quella di Malaga, già colpita. Nelle zone sud della Catalogna si prevede che le precipitazioni oggi possano superare i 100 litri di acqua per metro quadrato con fortissime raffiche di vento.
La città di Valencia si è salvata dal peggio, ma sta fungendo da centro di accoglienza per tutta la provincia e la zona limitrofa, dove invece

la tormenta ha colpito in maniera pesantissima. Le autorità ieri sera consigliavano di non mettersi per strada in tutte le province colpite e in quelle che potrebbero essere investite nelle prossime ore.

In questo momento i governi regionali e quello nazionale si stanno concentrando sui soccorsi, mobilizzando guardia civile e pompieri, che sono stati attivi anche tutta la notte fra martedì e mercoledì alla ricerca dei numerosissimi dispersi. Molti gli interventi anche in elicottero per portare in salvo le persone intrappolate sui tetti. Il premier Pedro Sánchez ha interrotto il viaggio ufficiale in India e ieri sera ha ringraziato i capi di stato che hanno mostrato la propria solidarietà, fra cui il presidente Mattarella. Il re si è mostrato vestito da militare – come se dovesse andare lui personalmente ad aiutare – per mostrare il suo cordoglio e la tristezza per le persone scomparse.

MA LA POLEMICA è già scattata: la comunità valenziana è governata dall’anno scorso dalla destra. All’inizio, anche con consiglieri di Vox, un partito che in seguito è uscito dall’esecutivo regionale, lasciando il Partito popolare da solo. La risposta all’emergenza del govern valencià è stata criticata da molti. Nonostante l’Agenzia meteorologica spagnola, l’Aemet, era da giorni che avvertiva del possibile pericolo, e la mattina stessa di martedì consigliava di non mettersi per strada, il president Carlos Mazón alle 13 di martedì aveva assicurato che alle 18 la situazione sarebbe tornata alla normalità. Concetto che aveva ribadito poco dopo in un tweet, poi cancellato. Il tutto mentre l’acqua continuava a cadere, alle 17.45 erano stati interrotti i collegamenti ferroviari e la situazione continuava a peggiorare.

L’avviso sui telefoni dei cittadini è arrivato solo alle 20, quando molti erano già in strada per tornare a casa, e le vittime già cominciavano ad accumularsi. La portavoce dell’Intersindacal valenciana Beatriu Cardona ha denunciato il caso di lavoratrici e lavoratori costretti a lavorare dopo aver ricevuto l’avviso, in una giornata in cui a mezzogiorno erano state chiuse le scuole e il personale mandato a casa, ma molti altri datori di lavoro si erano rifiutati di fare altrettanto. Come ha sottolineato il deputato Gabriel Rufián di Esquerra republicana, non si poteva evitare la tempesta, ma si deve «segnalare la responsabilità politica» di chi privatizza e smantella i servizi, e «le imprese che costringono i lavoratori ad andare a lavorare».

NON APPENA INSEDIATOSI, il governo di Mazón aveva infatti abolito una unità di emergenza istituita dal governo progressista precedente, perché, secondo la consigliera di Vox del momento, era uno spreco.

Molti esperti segnalano anche che la maggior parte dei danni, come spesso accade con questo tipo di fenomeni metereologici, è avvenuto in zone inondabili dove si è edificato senza freno, durante il momento della bolla immobiliare (e non solo), come a Utiel o Letur, due delle località più colpite.

Come ha riassunto lo scrittore Nando López su Twitter, «il disprezzo per la scienza. Il disprezzo per la vita dei lavoratori. Il disprezzo per i servizi pubblici, smantellati. Il disprezzo alla prevenzione se colpisce l’usura e i suoi benefici. Il capitalismo selvaggio nella sua massima espressione. Il costo: le vite umane»