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Fantasmi a Roma. L’intervista a Boccia su Rete4 presa come un agguato. I Fratelli furiosi con gli azzurri

Giorgia Meloni foto Ansa Giorgia Meloni - foto Ansa

Il mistero di Maria Rosaria Boccia, quelle allusioni mai chiarite che hanno fatto cadere un ministro e tremare un governo, in fondo lo spiega lei stessa e avrebbe dovuto essere chiaro già da un pezzo se un tasso molto elevato di paranoia da un lato e di sovraesposizione mediatica dall’altro non lo avesse celato. «Il ruolo di consigliera mi è stato tolto per capriccio di donna», dice, alludendo alla consorte del ministro. Però non è una questione privata ma politica perché «se il capriccio comanda l’azione di governo siamo già al passaggio verso la dittatura e il principio di conservazione della dittatura consiste appunto nel capriccio del dittatore. Sono determinata a dimostrare la verità della mia virtù per amore della Repubblica Italiana e della Democrazia». Sic!

SEMBRA INCREDIBILE che un caso così palese di narcisismo portato alle estreme conseguenze possa far vacillare una maggioranza ma la realtà è proprio questa ed è più che eloquente. La premier, si sa, ha preso l’invito di Bianca Berlinguer alla consulente su una tv presunta amica, Rete4 , come una coltellata alle spalle vibrata da Piersilvio Berlusconi. Ma l’intervista è poi rimasta in forse fino all’ultimo perché Boccia «non se la sentiva». I ragionamenti di ieri a palazzo Chigi erano comunque di questo tipo: «Se nell’intervista dice qualcosa di nuovo e incisivo è una mossa ostile di Piersilvio. In questo caso l’erede dimostrerebbe di avere mire politiche diverse anche da quelle di Forza Italia».

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Insomma non bastano le dimissioni e l’ingloriosa cacciata dal governo. Non bastano nemmeno le inchieste a carico dell’ex ministro Sangiuliano che da ieri sono diventate due. A quella della Corte dei Conti per possibile danno erariale si è aggiunta quella della procura di Roma che in effetti era un atto dovuto dopo l’esposto del verde Angelo Bonelli, come assicura il legale dell’ex ministro. Non che abbia torto. Ma al peculato si è aggiunta una voce molto più insidiosa e pericolosa, «rivelazione e diffusione di segreto d’ufficio», sempre per le informazioni riservate di cui la quasi consulente e presunta amante sarebbe stata illecitamente messa a parte dal ministro innamorato.

MA BOCCIA NON SI accontenta. Insiste e

rilancia e Mediaset le fa da megafono, oltretutto, nel programma condotto dalla figlia di Enrico Berlinguer. Per Giorgia Meloni lo sgambetto a freddo non è un sospetto ma una certezza. A essere imbufalita con Forza Italia è ormai la massa dei parlamentari tricolori e non solo per lo scandalo rosa in questione. L’emendamento azzurro sulle madri in carcere aveva già scatenato ire a volontà: «Ma che senso della coalizione hanno questi?» sibilava un parlamentare di solito pacato ancora prima che arrivasse la notizia della nuova comparsata di Maria Rosaria negli studi Mediaset.

 Marina e Pier Silvio Berlusconi foto Getty Images

Marina e Pier Silvio Berlusconi foto Getty Images

Capita così che, con tutti i guai che la premier ha di fronte, il suo capogruppo Foti debba mettere in guardia i parlamentari dalla subdola minaccia rappresentata da «nani e ballerine», come ha fatto ieri nel corso della riunione del gruppo. Basta e avanza per dar conto del tasso di sospettosità, diffidenza e paranoia suscitato dal caso Sangiuliano-Boccia. La sensazione di avere a che fare con una minaccia sconosciuta nelle sue reali dimensioni ingigantisce le ombre, amplifica l’eco già sonora delle divisioni nella maggioranza.

QUELLE DIVISIONI SONO reali e concrete. Tajani non molla e con i suoi modi cortesi si sta rivelando un guaio molto più serio del rumoroso ma nella sostanza inoffensivo Salvini. Presenterà la sua legge sullo Ius Scholae e promette che la discuterà con la maggioranza: però non dice cosa farà nella probabilissima ipotesi di un disaccordo insanabile nella stessa maggioranza. Martella sul carcere con l’emendamento sulle madri detenute. Forza Italia insiste, nell’incontro con il ministro Giorgetti, su un aumento delle pensioni minime. Litiga con la Lega sulla Rai ma anche sul Rapporto Draghi, che il Carroccio boccia senza appello e il leader azzurro promuove a pieni voti: «È la stessa visione che aveva Silvio». Qui però la premier si sbilancia sul versante azzurro al punto di telefonare a Mario Draghi e invitarlo a palazzo Chigi per un confronto proprio su quel rapporto.

Sono divisioni che la destra ha sempre saputo gestire. Ma oggi anche un caso paradossale come quello della consulente defraudata minaccia di far impazzire la crema