CRISI UCRAINA. Il primo ministro polacco convoca d’emergenza il comitato per la sicurezza nazionale. Il portavoce del Pentagono: «Difenderemo ogni centimetro di territorio dell’Alleanza atlantica». In Ucraina bombardate Kiev e le infrastrutture elettriche
Vigili del fuoco sul luogo di un raid russo a Kiev - Getty Image/Aleksandr Gusev
Il tanto temuto attacco al territorio della Nato è avvenuto. Probabilmente si tratta di un incidente collaterale ai massicci bombardamenti russi del pomeriggio sulle città ucraine, un frammento di missile abbattuto dalla contraerea di Kiev.
Le esplosioni sono state registrate nei pressi del villaggio di Przewodów a 10 km dal confine ucraino. Al momento si parla di due vittime accertate dai vigili del fuoco, come riferisce il giornale polacco locale Kurier Lubelski.
La notizia è stata diffusa su Radio Zet in serata e subito le principali testate internazionali l’hanno ripresa. Poco dopo, il portavoce del governo di Varsavia, Piotr Muller, ha scritto sul proprio profilo Twitter che il primo ministro Mateusz Morawiecki «ha convocato d’urgenza il Comitato del Consiglio dei Ministri per la Sicurezza Nazionale e la Difesa».
IMMEDIATA è stata la reazione del portavoce del Pentagono, Pat Ryder, che, pur non confermando l’attacco, ha dichiarato: «Il nostro impegno
verso l’articolo 5 della Nato è chiarissimo: difenderemo ogni centimetro di territorio dell’Alleanza».
Gli fanno eco i paesi baltici e la Repubblica Ceca, mentre la Nato stessa si mantiene cauta: «Stiamo esaminando i rapporti sui missili caduti in Polonia».
Mosca afferma invece di non aver mai effettuato attacchi al confine con la Polonia, si tratterebbe di «una provocazione deliberata. Ma gli Usa smentiscono: «Non stiamo cercando escalation né provocazioni», ha dichiarato il vice portavoce del dipartimento di Stato.
«I MISSILI RUSSI stanno uccidendo persone e distruggendo le infrastrutture in tutta l’Ucraina. Questo è ciò che la Russia ha da dire sulla questione dei colloqui di pace. Smettetela di proporre all’Ucraina di accettare gli ultimatum russi! Questo terrore può essere fermato solo con la forza delle nostre armi e dei nostri principi».
In questo post su Twitter il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, riassume gli sviluppi delle ultime 48 ore, tra G20 e nuovi bombardamenti di Mosca, e ribadisce la linea ufficiale ucraina.
Infatti, neanche ci si era messi d’accordo sulla dichiarazione conclusiva dell’incontro che le città ucraine hanno iniziato a fumare a causa dei missili che a metà pomeriggio hanno lasciato quasi metà del Paese al buio.
Le agenzie citano Herman Galushchenko, il ministro dell’Energia ucraino, che ha parlato del «più massiccio attacco missilistico alle infrastrutture energetiche ucraine dall’inizio della guerra» ed elencano centri colpiti da Dnipro a Leopoli. Anche la Moldavia è stata colpita: Associated Press riporta che una delle linee elettriche fondamentali di Chisinau è stata interrotta a causa degli effetti collaterali di un bombardamento nella regione di Odessa.
SECONDO ZELENSKY, intervenuto qualche ora prima da remoto all’assemblea plenaria del G20, la Russia ha lanciato almeno 85 missili, «la maggior parte dei quali contro le nostre infrastrutture energetiche».
Gli analisti hanno notato che la decisione di colpire nel tardo pomeriggio è una mossa tattica studiata per costringere i soccorritori a lavorare al buio e dare alle squadre di riparatori poco tempo per valutare i danni alla luce del giorno.
Il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, ha dichiarato che le autorità hanno trovato un corpo in uno dei tre edifici residenziali colpiti nella capitale e finora si tratta dell’unico morto accertato. Nella capitale, tra l’altro, il fornitore di energia «Dtek» ha annunciato un blackout di emergenza.
La maggior parte dei missili ha colpito la zona centrale e settentrionale dell’Ucraina dopo un periodo di relativa calma coinciso con l’ingresso delle truppe ucraine nelle zone di Kherson ovest abbandonate dai russi.
A proposito di Kherson, Zelensky aveva dichiarato che la liberazione della città poteva essere «l’inizio della fine della guerra» e, infatti, al G20 in Indonesia aveva presentato un «piano per la pace in 10 punti». Tuttavia, nonostante le richieste americane di «praticità» e «realismo» dei giorni scorsi, il presidente ucraino aveva parlato della kermesse indonesiana come del «G19», in evidente spregio della presenza di Mosca.
LUNEDÌ si vociferava di un possibile accordo tra i rappresentanti europei e quello britannico per lasciare la sala in occasione del discorso del rappresentante russo Lavrov. Il quale aveva derubricato l’invito alla delegazione ucraina (seppure online) a mera «propaganda dell’Occidente» reo di aver cercato in ogni modo di «politicizzare il G20 per condannare la Russia».
Invece, nella pratica, non solo nessuno ha lasciato la sala, ma i rappresentanti di Kiev e Mosca si sono ascoltati senza nessuna rimostranza palese. Neanche nel frangente in cui Zelensky ha illustrato i «10 punti», che in realtà assomigliano più a dei desiderata che a delle proposte fattive: «1. sicurezza dalle radiazioni e dal nucleare; 2. sicurezza alimentare; 3. sicurezza energetica; 4. rilascio di tutti i prigionieri e deportati; 5. attuazione della Carta delle Nazioni unite e ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina e dell’ordine mondiale; 6. ritiro delle truppe russe e cessazione delle ostilità; 7. ritorno della giustizia; 8. contrasto all’ecocidio. 9. prevenire l’escalation; 10. fissare la fine della guerra».
Poco dopo, il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, ha bollato le proposte di Zelensky come «non realistiche e non adeguate» in quanto «la Russia vuole fatti concreti e non parole» per iniziare un eventuale negoziato. Quindi, ancora una volta, niente di nuovo sul fronte diplomatico.