IL CASO. Il presidente di Confindustria Confindustria Carlo Bonomi boccia i tre progetti sulla Flat Tax delle destre che comporranno il governo Meloni e difende la legge Fornero che rischia di entrare pienamente in vigore all’inizio dell’anno prossimo. FdI, lega e Forza Italia in difficoltà
Carlo Bonomi (Confindustria) - Ansa
Confindustria ha bocciato i tre progetti sulla Flat Tax delle destre che comporranno il governo postfascista di Giorgia Meloni e ha difeso la legge Fornero che rischia di entrare pienamente in vigore all’inizio dell’anno prossimo a meno che il prossimo esecutivo trovi il modo di finanziare un modo per non allungare l’età pensionabile a una quota di lavoratori.
CARLO BONOMI, presidente dell’associazione degli industriali, ha illustrato ieri la sua posizione all’assemblea generale degli industriali della provincia di Varese e ha dato vita a una schermaglia con i leghisti, Forza Italia e Fratelli d’Italia e ha conquistato gli applausi del Pd. Confindustria – ha detto – non vuole «negare ai partiti di perseguire le promesse elettorali ma oggi energia e finanza pubblica sono due fronti emergenza che non possono ammettere follie. Sono in gioco migliaia di posti di lavoro, persone e famiglie». Il «programma del centrodestra sulla Flat Tax è ben preciso – ha risposto Giovanbattista Fazzolari (Fratelli d’Italia) – Noi prevediamo, così come faremo, una Flat Tax sul reddito incrementale e di portare a 100 mila la Flat Tax per gli autonomi dalle attuali 65 mila. Questo è quello che c’è scritto nel programma, non c’è scritto di più e sicuramente con la prima legge di bilancio non ci sarà di più».
«NON FARE LA FLAT TAX» e «tenersi la Fornero? No grazie», interviene Claudio Borghi della Lega. Prima ancora della partenza del prossimo Governo già «arrivano gli inviti a non fare quello per cui i cittadini ci hanno votato». Alessandro Cattaneo (Forza Italia) non vede una «bocciatura definitiva» alla flat tax. Vista la situazione del momento Bonomi pone delle «priorità in cui ci ritroviamo». Tre risposte diverse per tre ricette fiscali regressive diverse. È solo un saggio di quello che si vedrà in questa, o nella prossima legge finanziaria. Sempre che il governo Meloni ci arrivi. La Flat Tax è una «bandierina inapplicabile in questa fase di emergenza economica, e anche incostituzionale perché sovverte i principi di progressività fiscale». Non a caso è «applicata in pochi paesi, tra cui la Russia di Putin» sostiene il Pd.
PER BONOMI uno dei problemi di questo momento politico caotico, e drammatico, è l’incapacità di fare previsioni certe sulla recessione in arrivo. Di certo è stata messa nero su bianco dal governo Draghi che nell’aggiornamento del Documento di Economia e Finanza di mercoledì scorso ha previsto un crollo del Pil dall’attuale 3,4% allo 0,6% del prossimo. Meglio della Germania che sarebbe negativo, ma si tratta solo di una previsione destinata probabilmente a peggiorare. Standard&Poor’s ha appena tagliato la crescita attesa dell’Italia del 2023 al -0,1% e Fitch addirittura allo 0,7% in meno. «La verità – ha aggiunto Bonomi – è che nessuno oggi è in grado di fare previsioni realistiche dell’effetto sulla crescita che avranno i prezzi di cui non possiamo prefigurare gli andamenti perché seguono le decisioni scellerate dei russi». Nessun accenno a una politica che cerchi, disperatamente, una pace.
MANCA nell’orizzonte del presidente di Confindustria l’illusione di unitarietà attribuita, anche contro la realtà dei fatti politici, al governo guidato da Draghi. Un governo che è stato tutto tranne che unitario, come ha dimostrato la sua fine. Meloni dovrebbe evitare lo scostamento di bilancio chiesto dalla Lega e seguire il modello Draghi che ha impiegato 60 miliardi di «sostegno senza pregiudicare debito e deficit». Considerata la crisi che si annuncia è tutto da vedere se la pressione della Commissione Europea a fare «interventi mirati» e non prolungati – cioè la linea Draghi – sarà sufficiente per attenuare i costi da pagare. In questo quadro è chiaro che la Flat Tax prospettate dalle destre potrebbe fare pagare la crisi a chi già oggi non riesce ad affrontare i costi delle bollette. In fondo al tunnel c’è il disastro inglese: la premier Liz Truss prima ha annunciato un regalo da 45 miliardi per i ricchi, poi ha fatto marcia indietro.