LA RISPOSTA DI MOSCA. Gazprom: stop all’export verso l’Ue attraverso la Polonia
La stazione di compressione del gas naturale russo a Mallnow, vicino al confine tedesco-polacco - Ap
Mentre i paesi Ue non riescono a mettersi d’accordo sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia che dovrebbe imporre un embargo sul petrolio, Mosca contrattacca sul gas. E crea il caos. È da due giorni che Gazprom diminuisce l’erogazione di gas attraverso le pipeline che arrivano in Europa. Ieri, attraverso un comunicato pubblicato su Telegram, Gazprom ha annunciato il blocco del gasdotto EuRoPolGaz che attraversa Bielorussia e Polonia (è la continuazione della pipeline Yamal-Europa). Mercoledì, ci sono state contro-sanzioni russe che hanno colpito 31 società europee, Usa e di Singapore, tra cui EuRoPolGaz, che è proprietario della parte polacca della pipeline Yamal. La maggior parte delle società europee colpite dalle contro-sanzioni russe operano nell’ambito di Gazprom Germania, che Berlino ha messo da qualche settimana sotto controllo per la loro importanza strategica.
C’è anche l’ironia di Putin, che ha affermato che l’occidente soffre di più della Russia per le sanzioni imposte a Mosca: «L’occidente è guidato da ambizioni gonfiate e cieche» e da una «russofobia» che si sta traducendo in «maggiori danni ai loro interessi nazionali, alle loro economie e alla prosperità dei cittadini», ha detto.
La Ue cerca di correre ai ripari nella confusione, ieri Bruxelles ha messo allo studio un tetto ai prezzi del gas e un «razionamento coordinato». Il paese più colpito, per il momento, è la Germania, molto dipendente dal gas russo. Il ministro dell’Economia e del Clima, Robert Habeck, assicura che il Paese compensa con importazioni di Norvegia e Olanda. Da mercoledì, la pipeline Megal, che passa dall’Ucraina, ha diminuito l’erogazione del 40%. Habeck avverte: «Gli stock devono essere pieni prima dell’estate, in caso contrario il ricatto è facile» da parte di Mosca.
Per aumentare la confusione, Russia e Ucraina si accusano a vicenda. Il portavoce del Cremlino, Peskov, ha affermato ieri, imperturbabile, che la Russia «ha sempre onorato gli obblighi contrattuali e continua a farlo». Una ulteriore difficoltà per gli europei arriva dall’Ucraina, che non apre il transito Russia-Europa «se non abbiamo il controllo totale» del gasdotto Sokhranivka, da dove passa un terzo del gas verso l’Europa che transita dall’Ucraina. Ma questo gasdotto passa dal Lugansk, e Kyiv accusa la zona separatista di furti di gas. Mentre la Russia ha chiuso Sudja, che passa anch’esso dall’Ucraina, per «ragioni tecniche».
Oggi e domani, i ministri degli Esteri del G7 discutono del sostegno militare a Ucraina e Moldavia. La Finlandia, che approva l’entrata nella Nato, è già sotto minaccia della Russia, che annuncia una risposta «militare-tecnologica», che comprende anche il taglio del gas. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, chiede con insistenza agli europei di «tagliare l’ossigeno energetico» alla Russia. Ma, dopo la chiusura del gas a Polonia e Bulgaria, perché hanno rifiutato di sottomettersi al doppio conto da Gazprom e di pagare in rubli, molte società importatrici nella Ue continuano a navigare in una «zona grigia» (come ha ammesso Draghi) e chiedono a Bruxelles di chiarire.
La Ue rifiuta il doppio conto e sostiene che si può pagare in euro o dollari, come stabilito nei contratti, aggiungendo una dichiarazione che stabilisce la fine della transazione, così GazpromBank può poi fare la conversione in rubli. Ma le contro-sanzioni russe di queste ore rimettono tutto in discussione.