Assalto finale alla diligenza e ultimi emendamenti, la fiducia sarà votata entro venerdì prossimo. Nel valzer dell'ultim'ora degli emendamenti spunta un ripensamento dei sussidi sulla povertà: sarà allargata la platea, e un parziale rifinanziamento del taglio del fondo per l'automotive (800 milioni su 4,6 miliardi tagliati e dati ai militari). La logica resta sempre la stessa: quella classista
- Giancarlo Giorgetti e Giorgia Meloni foto LaPresse
Venerdì prossimo la legge di bilancio sarà votata con la fiducia alla Camera. È arrivato il momento dell’assalto alla diligenza. Un classico che si ripete come il Natale, il freddo di inverno e il caldo d’estate. Si riscrivono emendamenti e si cercano coperture in un folle rincorrersi di voci e paradossali retromarce. Ieri le opposizioni hanno criticato la trasparenza del processo, la gestione dei tempi, la mancata copertura degli emendamenti e l’approssimazione della maggioranza.
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Zucchi (Università di Pisa): «Abbiamo ricevuto 16,5 milioni di tagli, saremo costretti a scelte non facili»IN UN PULVISCOLO di misure concepite per lo più nell’interesse di corporazioni, gruppi d’interesse e clientele elettorali si può stare certi che non verrà meno l’impianto della manovra: recessivo, iniquo e guidato dal patto di stabilità europeo che ha imposto l’austerità fatta di tagli ai ministeri e agli enti locali (12 miliardi). Non ci si sofferma su questo problema politico, che preannuncia sette anni duri di austerità, ma tutt’al più sul rinvio di un paio di giorni dell’approdo della manovra a Montecitorio e sull’ultimo pacchetto degli emendamenti presentati ieri in serata. Il risultato è rendere incomprensibile la legge di bilancio, già ridotta a un esercizio ragionieristico dalla governance europea. Non è solo così.
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Piano Ue per l’accoglienza soldi e più coordinamentoNELLA COMMEDIA degli emendamenti che vanno e vengono dalla commissione bilancio alla Camera, tra quelli annunciati e quelli riscritti, si può alla fine trovare una logica politica inversamente proporzionale. C’è il super-aumento degli stipendi dei ministri «tecnici» equiparati a quelli eletti da oltre 7 mila euro al mese e l’elemosina da 1 euro e 80 al mese ai pensionati minimi. I ministri beneficiati sono sette: Abodi, Calderone, Giuli, Locatelli, Piantedosi, Schillaci, Valditara. Quello alla Difesa Crosetto ieri ha detto: «Sono d’accordo con la misura, ma meglio rinviarla al prossimo governo». In effetti, potrebbe essere una soluzione per non evitare di fare pesare troppo l’arroganza della decisione e la sua inopportunità politica in un momento come questo. Tuttavia altri ministri (Abodi, o Tajani) non hanno avuto ragioni per sindacare sul premio natalizio. Per la precisione prenderanno 3.503,11 euro in più rispetto alla diaria e altri 3.690 euro di rimborsi per l’esercizio del mandato. A questi si aggiungono rimborsi per viaggi e spese telefoniche per 1.200 euro.
MA IL RAGIONAMENTO a partire dalla manovra è necessariamente più ampio e di sistema. Per esempio alle imprese che hanno visto un aumento dei profitti senza precedenti, e che non hanno licenziato nel frattempo, andranno 400 milioni di euro in più di «Ires premiale» presi da un contributo aggiuntivo che sarà chiesto alle banche e assicurazioni (oltre 3 miliardi, per le prime è un prestito che sarà restituito tra due anni). Questi soldi si aggiungeranno ai 55,2 miliardi di benefici fiscali ricevuti dalle imprese nel 2023 ai quali vanno aggiunti i ricchi premi garantiti dal Pnrr.
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Il futuro è in guerra: 32 miliardi ai militari, 13 in più per le armiALLO STESSO TEMPO, i lavoratori dipendenti e pensionati pagheranno, a causa del drenaggio discale, un maggior gettito Irpef di ben 17 miliardi nel 2024. Non solo: la misura più costosa della manovra voluta dal governo Meloni, cioè il «taglio del cuneo fiscale», userà 10 miliardi di questo gettito in una «partita di giro» per darli al «ceto medio». Con il passaggio dalla decontribuzione alla fiscalizzazione avvenuto quest’anno, questo taglio evocato dal governo come un colpo di genio produrrà l’effetto opposto. La stragrande maggioranza dei lavoratori con redditi fino a 25 mila euro e poi quelli dai 26 mila ai 35 mila non solo non vedrà 1 euro in più in busta paga, ma perderà fino a 200 euro annui sotto i 35 mila, con perdite anche di oltre mille euro in alcune fasce. Chi ha un reddito dai 35.500 euro in su guadagnerà invece 79 euro lordi. Come si chiama questa? Logica classista. La stessa che ispira l’aumento delle spese militari (33 miliardi, 13 solo alle armi ha scritto il rapporto MIL€X). Però non si trovano i soldi per recuperare l’inflazione cumulata negli ultimi anni e dare aumenti di salari degni a chi aspetta il rinnovo del contratto.
TRA LE ULTIME NOVITÀ emerse al mercato degli emendamenti abbiamo già segnalato l’aumento dei pedaggi autostradali (+1,8%). L’aumento è uno di quelli concepiti per fare cassa e rastrellare risorse di cui il governo è a corto. Ma, sommato ai prezzi esagerati dei voli (quelli extraUe aumenteranno ora di 50 centesimi) e soprattutto quelli dell’Alta Velocità, si capisce che i «100 euro» promessi dal governo dal taglio del cuneo fiscale saranno già bruciati da un viaggio in treno o su una tratta stradale medio-lunga. Viaggiare in Italia, è cosa nota, è da benestanti. Costa troppo. Tutti gli altri stiano a casa. Più che altro è una conferma.
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Il cinismo del governo sulla pelle dei poveri: esclusi più di un milioneTRA LE RETROMARCE parziale segnaliamo quella sul rifinanziamento il fondo per l’automotive (800 milioni in 3 anni) dopo che il governo ha tagliato 4,6 miliardi per darli alla spesa militare. Si capisce che ha preso un granchio e cerca una soluzione insufficiente. E poi c’è l’ammissione del fallimento dell’assegno di inclusione e del supporto formazione lavoro. Un emendamento h esteso la platea (aumentando la soglia Isee da 9.360 a 10.140 euro e 6.000 a 6.500 euro) e l’importo del secondo da 350 a 500 euro mensili. Si vede che qualcuno si è accorto che i criteri oggi sono troppo bassi e impediscono l’accesso a tali misure