5 Stelle Si riapre la consultazione sullo statuto e il leader si smarca dalla coalizione. I punti di frizione col Pd: la guerra ma anche «l’accoglienza indiscriminata»
Nel giorno in cui, su iniziativa di Beppe Grillo, le urne virtuali del Movimento 5 Stelle si riaprono per le modifiche allo statuto (si vota fino a domenica alle 22) Giuseppe Conte rilascia alcune dichiarazioni per distinguersi dalle altre forze del centrosinistra. «Credo che questa comunità si dimostrerà ancora una volta matura, unita, compatta nel voler voltare pagina – dice Conte a margine della visita ai precari del Cnr – Sarà unita come l’ha fatto nel processo costituente, in cui sono venute fuori tante nuove battaglie, tante nuove misure, ed essere in questo sistema politico, in questo paese e anche nel contesto internazionale. Sarà una forza politica sempre più incisiva, forte, coraggiosa per cambiare tante cose che non vanno bene».
Sulla consultazione degli iscritti, il notaio e deputato del M5S Alfonso Colucci ci tiene a distinguere l’aspetto politico da quello giuridico: «Abbiamo avuto questa richiesta di rivotazione, alla quale giuridicamente avremmo potuto non dare corso, ma il presidente Conte ha inteso rispondere alla richiesta con un ulteriore bagno di democrazia. Quando gli iscritti avranno votato anche domenica, politicamente il discorso sarà chiuso. Se ci saranno delle appendici legali, saranno carte bollate, ce la sbrigheremo in tribunale, me la sbrigherò io in tribunale, ma politicamente la questione è chiusa». Ma il discorso politico è tutt’altro che risolto. È invece apertissimo sul fronte della coalizione alternativa alla destra, visto che Conte ha per l’ennesima volta marcato la differenza dal Pd. Questa volta ancora più nettamente, affermando che il M5S è sì «progressista», ma «non di sinistra». Parlando alla Stampa, l’avvocato sottolinea le attuali divergenze su guerra e afferma ancora una volta (contro ogni evidenza) che la sinistra sui migranti persegue la linea dell’«accogliamoli tutti». Dunque, è la sintesi, in questo momento avrebbe difficoltà ad andare al voto con questi programmi.
Dalle parti del Nazareno continuano a non reagire a queste insinuazioni. Elly Schlein si limita a ribadire la formula degli ultimi mesi: «Stiamo costruendo un progetto per l’Italia, per dare al paese un’alternativa a questa destra». Molto più netto Riccardo Magi, che attacca i 5 Stelle definendoli come esponenti del «progressismo salviniano». L’ossimoro del segretario di +Europa viene individuato da Stefano Bonaccini a proposito della collocazione del M5S in Europa: «Conte dice, legittimamente, che il M5S non è di sinistra – afferma Bonaccini – Però siede nel parlamento europeo con l’estrema sinistra». Nicola Fratoianni, che ha svolto un ruolo decisivo nell’ingresso dei pentastellati nel gruppo europeo di The Left, e che di solito ha un atteggiamento ecumenico, adesso sottolinea la stessa contraddizione: «Conte rivendica la sua autonomia – afferma il deputato di Avs – Anche noi siamo autonomi, sia chiaro. Poi ognuno lo fa come crede. Dice ‘Noi non siamo di sinistra’ nonostante stia in un gruppo in Europa che si chiama Left. Mi pare che dopo la Costituente siano ancora in una fase assestamento».
Insomma, che intende l’ex premier per «progressista»? «Significa che saremo sempre vicini ai bisogni dei cittadini – dice in visita al Cnr – Questa forte vocazione popolare ci caratterizzerà ancora di più, saremo ancora più radicali del passato, e significa che non ci piegheremo di fronte allo strapotere di industria, delle banche, delle armi, contrasteremo il disegno di distruzione dell’automotive e in questo siamo disponibili a dialogare con chiunque». Ma quel chiunque fa drizzare qualche antenna ed evidentemente se ne accorge lo stesso Conte. Che cerca di delimitare il campo delle interlocuzioni con questa formula: «Con chiunque del campo progressista che possa condividere questa genuina ispirazione».