INTERVISTA. Sui territori non devono più esistere comitati elettorali di singoli. Il Pd deve essere permeabile solo alle esigenze della società sana, a partire dalle persone più deboli
Marta Bonafoni - foto LaPresse
«Per dare consigli interessati a Schlein su cosa dovrebbe fare il Pd c’erano già Renzi e Calenda, non si sentiva il bisogno che Conte si unisse al coro. Il leader 5S vuole iscriversi al Pd? Se vuole può farlo, partecipare alle nostre assemblee e dire come la pensa. Io credo che sia meglio che lavori per il suo partito e miri all’obiettivo giusto: costruire un’alternativa alle destre astenendosi da sgarbate intrusione nella vita del nostro partito».
Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria Pd. Dalle primarie annullate a Bari, la scorsa settimana, è partita un’onda che rischia di travolgere l’alleanza tra voi e il M5S.
Torniamo all’origine di questa storia. A Bari una parte della coalizione non voleva le primarie, poi ci eravamo accordati con regole chiare. Conte ha deciso di strappare, per noi invece dopo le inchieste era chiaro che la risposta migliore era un bagno di partecipazione, e questo volevano gli elettori di centrosinistra. Nessuno ha mai messo in discussione che i due candidati, Leccese e Laforgia, siano due persone integerrime. L’obiettivo comune doveva essere confermare il buon governo del centrosinistra a Bari e creare le condizioni, nel resto d’Italia, per battere le destre.
Ci sono indagini per voti di scambio, dalla Puglia al Piemonte, che riguardano esponenti dem. Conte ha toccato un vostro nervo scoperto sul tema della legalità?
Sulla vicenda dello stadio della Roma c’è stata nei giorni scorsi una pesante condanna ai danni di Marcello De Vito, che era presidente dell’assemblea capitolina negli anni della giunta 5S. Nessuno di noi si è sognato di dire che quelle condotte fossero nate dentro un sistema illegale del M5S. Pretendiamo lo stesso rispetto. Schlein è la prima che vuole un rinnovamento e una rigenerazione del Pd e ha intenzione di bonificare le situazioni opache che abbiamo trovato, estirpando i tentativi di arrembaggio da parte di trasformisti o di persone dedite al malaffare. Da noi non c’è spazio per voti che arrivano in modo sporco: questa è la linea di tutto il Pd. Chi prova a sporcare il nostro partito fa torto a migliaia di amministratori e militanti che ci chiedono di andare fino in fondo. La magistratura stabilirà se ci sono stati casi di compravendita di voti. Il nostro compito è far sì che questi sospetti appartengano al passato e non al futuro.
Avete varato un regolamento per le prossime candidature. Non c’era già un codice etico del Pd?
Se c’è bisogno di affinarlo lo faremo. Il punto è che non devono esserci più tra noi persone che vedono la politica come un modo per migliorare le proprie condizioni di vita: vogliamo solo persone che si mettano al servizio di un progetto che punta a migliorare le condizioni di chi è più in difficoltà.
Cè’ stata nel Pd una insufficiente selezione della classe dirigente nei territori?
Non entro nel merito delle inchieste, la giustizia farà il suo corso. Il punto vero è che sui territori non devono più esistere comitati elettorali di singoli che possono essere porosi verso sistemi illegali di ricerca del consenso. Il Pd deve essere permeabile solo alle esigenze della società sana, a partire dalle persone più deboli, e di quelle che non credono più alla politica. Per noi il problema numero uno non sono le inchieste, ma l’astensionismo di tante persone che non si sentono più rappresentate: una sorta di ribellione verso un sistema politico che viene percepito come distante e incapace. Per rimediare serve un codice etico più rigido, ma anche la politica: ad esempio la possibilità di coinvolgere i nostri elettori non solo alle primarie, ma anche votando sui maggiori temi politici.
Conte dice che Schlein rischia di essere risucchiata dal vecchio Pd. Punta il dito contro di voi.
La risposta migliore gliel’ha data Bersani, chiedendogli se vuole rifare il partito del «vaffa». Tutti noi siamo chiamati a impegnarci per migliorare i nostri partiti, per essere più efficaci sui temi che contano come lavoro, salute e conversione ecologica, e costruire l’alternativa a Meloni. Non per randellarci a vicenda. Noi non siamo disponibili a buttare all’aria la prospettiva di un’alternativa per sottrarre un punto alle altre forze progressiste.
Il leader 5S sembra avere impostato una strategia per le europee: colpire il Pd per diventare egemone nel centrosinistra.
Per costruire egemonia bisogna essere in grado di parlare al popolo del centrosinistra, che non tollera divisioni e egoismi e ha ben chiaro chi è l’avversario.
Il treno dello scontro tra voi e i 5s sembra ormai inarrestabile. I riformisti chiedono che il Pd sia più duro con i 5S.
Vogliamo evitare che si arrivi al punto di non ritorno. Schlein ha dato subito una risposta forte e chiara dopo lo stop voluto da Conte alle primarie a Bari. Noi portiamo rispetto alle comunità delle altre forze del centrosinistra, e vogliamo che gli altri facciano altrettanto: è la linea di tutto il Pd.
Schlein ha fatto capire che sulle liste per le europee vuole avere mano libera per imporre il rinnovamento.
Lo schema resto lo stesso: apertura alla società civile e valorizzazione delle personalità interne, a partire dai deputati uscenti. Nel 2014 Renzi decise in solitaria le capilista in una notte, noi non faremo così. Entro la prossima settimana la partita delle liste sarà chiusa.
A Bari è ancora possibile una candidatura unitaria?
Leccese ha ribadito la sua disponibilità a un passo indietro di entrambi i candidati. Spero che Laforgia accolga il suo appello.
Il voto potrebbe slittare sine die se il governo scioglierà il comune per mafia.
Uno scenario gravissimo che non vogliamo neppure immaginare