Nelle settimane scorse i mezzi d’informazione hanno ampiamente commentato la lettera-appello sottoscritta da 600 docenti e personalità accademiche per denunciare le carenze linguistiche dei giovani studenti italiani, mancanze dovute principalmente alla frequentazione di scritture veloci e al progressivo allontanamento dai libri e dalla lettura. C’è del vero e sul tema il dibattito è aperto. A Faenza però sono gruppi di giovani a dar vita a numerose ed interessanti realtà associative il cui scopo è proprio lo studio, la ricerca, l’interesse per la cultura e la storia.
Con l’intervista all’associazione “La Lampada” ci proponiamo di avviare un giro d’orizzonte per conoscere e far conoscere queste iniziative.
A cura di Fabio Mongardi
L'Associazione La Lampada e la rivista novantasei
Da dove nasce l’idea di un’associazione come la vostra?
Valerio: Era tanto che io e Mattia ci domandavamo come poter continuare le nostre passioni. Io sono sempre stato affascinato dalla letteratura, ed in particolare dalla riscoperta degli autori romagnoli. Mattia invece ha sempre avuto interesse per la storia. Poi ognuno dei due dava consigli all’altro, entrava nel “campo” dell’altro, perché i confini poi sono estremamente labili tra le nostre passioni. Bene. Ci siamo poi chiesti se ci fossero altre persone che, come noi, condividessero queste passioni: così è nata l’idea di creare un’associazione, per creare una rete tra persone che vogliano parlare, come noi, di letteratura, arte e storia, in Romagna…
Mattia: Al centro della nostra associazione vogliono esserci ragazzi giovani. In particolare ci siamo resi conto che molti nostri coetanei non hanno la possibilità di esprimere i loro interessi culturali: quante tesi di laurea ben fatte vanno a finire in un cassetto o, peggio, al macero? Ci siamo guardati in faccia e abbiamo pensato di dare la possibilità, opportunamente riducendo il testo, anche di pubblicare in una piccola rivista che è al centro della nostra attività (novantasei) i risultati delle proprie ricerche.
Valerio hai parlato di Romagna: ma cosa intendi per questa regione?
Mattia: Direi che per rispondere alla domanda sarebbe opportuno rileggere l’editoriale del primo numero di novantasei… in realtà abbiamo voluto accogliere l’ipotesi di Roberto Balzani di una regione “a geometria variabile”: possiamo in sostanza dividere storicamente la nostra zona in una “Romagna esarcale”, ed il confine era tra Faenza e Imola, dato che Castelbolognese non esistenza; la “Romagna medievale” potrebbe essere la Romandiola della Descriptio, ed in questo caso i confini giungerebbero quasi sino a Bologna; la “Romagna pontificia” invece è rappresentata dalla “Flaminia” della galleria delle carte geografiche in Vaticano. E qui la situazione si complica e ci si domanda: quali i confini della Romagna? La risposta alla quantificazione della Romagna è comunque sempre nell’editoriale del primo numero.
Valerio: Parlando ad esempio del secondo numero, abbiamo in quell’occasione ospitato un articolo su una installazione di Maurizio Cattelan a Rimini conclusasi nell’estate 2015. Ora Maurizio Cattelan non è romagnolo, che senso avrebbe parlarne? Solo perché si è fatto a Rimini? Io questo lo uso come metafora per spiegare cosa intendo per Romagna. Le emozioni che questo intervento ha suscitato tra i riminesi, le idee stesse che Cattelan ha rappresentato colpendo, ad esempio, il machismo del romagnolo, il dialogo che ha cercato di avere con la “Rimini storica”… tutto questo ha fatto si che fosse oggetto di studio e che rientrasse nel nostro interesse. Lo anticipo: Mattia sta lavorando su una donna, nata a Castiglione di Cervia, ma che ha vissuto buona parte della sua vita a Milano. E se non fosse stato così (siamo negli anni Trenta e Quaranta del Novecento) non avrebbe avuto modo di creare quello per cui, oggi, ci interessiamo a lei… Insomma – spero di non aver messo confusione – noi vogliamo intendere il senso più ampio possibile: una “Romagna spugna” che da acqua e che ne prende dal catino. Per questo non ci siamo posti limiti, se non che ci sia un filo conduttore che leghi la persona o l’evento con la terra, le persone o i fatti della Romagna.
Io vorrei farmi socio: spiegatemi chi cercate…
Valerio: Non è che cerchiamo qualcuno in particolare. Noi, come ha detto Mattia, curiamo una piccola rivista distribuita tra i soci dal titolo “novantasei”, dove dentro trovano spazio temi di letteratura, arte, storia e filosofia legati alla Romagna. Cerchiamo, anzitutto, persone che vogliono scrivere di questi argomenti. Per quanto riguarda infatti la letteratura, oltre a curare la riedizione di quelli che abbiamo definito “classici Romagnoli” (autori semisconosciuti e dimenticati, che forse hanno ancora qualcosa da dirci) vogliamo proporre dei testi inediti, di autori contemporanei. Questo perché crediamo, appunto, che la peculiarità di chi vive o di chi scrive in questa zona d’Italia sia tale da influire nel suo percorso. E questo confluisce nella sezione inediti, dove hanno scritto (vado a memoria) Alessandro Catani, Mario Gurioli, Stefano Baldazzi, Nevio Semprini e Fabio Mongardi.
Mattia: Per gli altri argomenti (storia, arte, filosofia) cerchiamo invece chi ha voglia di cimentarsi nella disamina delle questioni… come detto, ragazzi (e non solo) che abbiano magari svolto una tesi di laurea su un determinato argomento. Ma anche semplici appassionati che si avvicinano al tema: dietro di noi – ma in realtà ci stanno davanti, perché sono loro lo zoccolo duro della nostra associazione – sta un piccolo comitato editoriale, fatto da tre giovani (Silvia Mantovani, Isabel Tozzi e Pier Angelo Lazzari) che leggono, correggono, e dialogano con l’autore per migliorare il pezzo. Quindi diciamo che a noi può anche arrivare un “semilavorato”, poi insieme produciamo il “prodotto finito".
Valerio: Voglio solo aggiungere una cosa. Ovviamente non tutti se la sentono di scrivere: associarsi vuol dire anche contribuire semplicemente alla “vita” della rivista, versando la quota annuale, e facendo in modo che questo progetto vada avanti. E con questo contributo arriva a casa ogni quattro mesi un piccolo volumetto e degli extra che riusciamo a produrre con i disavanzi di cassa.
Ecco parliamo un po' di novantasei…
Valerio: novantasei è un piccolo volumetto di circa cento pagine dove trovano posto questi interventi. Curiamo tre edizioni all’anno, ed un mese prima chiudiamo la raccolta del materiale. Ci occupiamo della veste grafica e dell’impaginazione e della correzione dei testi. La bellezza di questo piccolo libro risiede proprio nella varietà dei temi: ci si può trovare dentro di tutto, dall’Inquisizione al dialetto, dalla storia dell’Anic di Ravenna al futurismo di Arnaldo Ginna. È un prodotto per più palati, passami l’espressione culinaria in questi tempi di post-expò.
Mattia: novantasei è poi una scusa per incontrarci e parlare degli argomenti. Infatti organizziamo dopo ogni uscita una seduta dell’associazione pubblica e aperta a tutti, dove gli autori entrano in dialogo con chi legge. È un momento molto bello perché da alcune domande dei lettori sono nate riflessioni che poi sono state trasposte qui, su "novantasei". Ad oggi abbiamo organizzato più di dieci incontri, non solo a Faenza, ma anche a Santarcangelo di Romagna. Il nostro scopo è conoscere meglio anche le realtà di Lugo, Forlì e Cesena e del loro tessuto culturale…
Ultima domanda che mi frullla da un po': ma perché novantasei?
Valerio e Mattia: la spiegazione è contenuta nel primo numero, il cui editoriale è scaricabile gratuitamente dal nostro sito: https://lalampada.net/novantasei/