Il professor Alessandro Pace ha sintetizzato, nel documento che segue e che vi invito a leggere, con chiarezza e rigore scientifico - da grande costituzionalista quale è - l’intensa e approfondita discussione che si è svolta a Roma l'1 dicembre scorso durante l’assemblea della associazione nazionale “Salviamo la Costituzione: aggiornarla, non demolirla”, fondata da Oscar Luigi Scalfaro e da lui presieduta fino alla sua scomparsa.
Il professor Alessandro Pace lo ha sostituito in questo non facile compito, e in anni, quelli che stiamo vivendo, ancora meno facili.
La sintesi compiuta da Pace focalizza in buona misura i nodi e le valutazioni che l’assemblea ha evidenziato, tenendo in equilibrio le preoccupazioni politiche in riferimento alle tendenze che sembrano prevalere all’interno dei partiti che sostengono l’attuale governo, con l’analisi delle ipotesi di riforma costituzionale ed elettorale, quelle già approvate dal Senato e quelle in corso di definizione.
Mai come in questo momento riforma costituzionale e riforma elettorale sono facce della stessa medaglia.
Il documento di “Salviamo la Costituzione: aggiornarla, non demolirla” è, oltre che una analisi, un appello alle forze politiche, che potrei riassumere – opinione personale, ma credo di non sbagliare – in “fermatevi!” o in “vi rendete conto di cosa state facendo?”.
La prima proposta contenuta nel documento - a ben guardare - non è la richiesta di un referendum che, se promosso
da un governo e non dai cittadini, come sembrerebbe in questa ventilata occasione, avrebbe il sapore di un plebiscito, bensì un richiamo ad una proposta di legge costituzionale avanzata a suo tempo, con il pieno sostegno della nostra associazione, da Oscar Luigi Scalfaro e Giovanni Bachelet. Nell’art. 138 il quorum per l’approvazione di leggi costituzionali senza il ricorso a referendum dovrebbe essere alzato, e di molto. Meglio ancora, il referendum dovrebbe essere sempre possibile. Come dire, la Costituzione va maneggiata poco e solo in casi eccezionali. Il contrario di quanto si sta tentando di fare in Italia da alcuni decenni, ormai, promuovendo così una pericolosa vulgata, che - cioè - i mali della Nazione hanno la loro radice nella Costituzione. È - questo - un vero e proprio falso storico e politico. Ma sappiamo che le menzogne, quando sono frequentemente ripetute, fanno breccia. In particolare in un paese come il nostro, dove la cultura e la conoscenza storica è decisamente bassa.
Un altro allarme contenuto nel documento riguarda ipotesi di riforma elettorale che indeboliscono un fondamento costituzionale irrinunciabile, che è quello della uguaglianza nella rappresentanza. Uno scenario possibile infatti potrebbe essere che in un primo turno, e ancora più con un secondo turno, un partito non maggioritario possa “prendere quasi tutto”.
Anticamera populistica di un presidenzialismo strisciante, che – lo ha ammesso la/o ministro Boschi – potrebbe essere il secondo atto di uno stravolgimento in corso d’opera.
Inoltre, un Senato che non rappresenta più la Nazione, ma le Istituzioni locali, quali poteri mantiene? Contemporaneamente troppo pochi, perché non svolge più alcuna funzione di contropotere interno e di controllo della Camera, e nello stesso tempo troppi, se contribuisce a stendere leggi costituzionali e se elegge il Presidente della Repubblica e due giudici costituzionali.
In realtà, rappresenta poco più di mille grandi elettori, una virgola rispetto alla Nazione intera. In Francia sono – almeno – 150 mila.
Con il risultato che i contropoteri e i controlli sarebbero, a questo punto, svolti solo dalla Magistratura e da movimenti di opposizione politica e sociali sempre più estranei ed esterni alle Istituzioni.
A chi conviene avere minoranze umiliate e fuori dalle Istituzioni? A chi conviene una dittatura della maggioranza? Domande a cui siamo costrette/i da preoccupanti regressioni in atto, presentate come creative innovazioni.
E’ questa la Repubblica che vogliamo presentare come necessaria svolta di civiltà?
O è, piuttosto, il segno di una democrazia in crisi che pensa di rafforzarsi con sistemi autoritari che, invece, la indeboliscono ulteriormente?
Queste mie riflessioni rispecchiano una forte preoccupazione, che ho potuto esprime anche nel corso della assemblea di “Salviamo la Costituzione: aggiornarla, non demolirla”, associazione che mantiene ancora oggi intatta - a partire dal motto “Salviamo ecc.”- la sua ragion d’essere.
Maria Paola Patuelli
15 dicembre 2014
Leggi qui il documento dell'associazione nazionale “Salviamo la Costituzione: aggiornarla, non demolirla”