Alle 0.20 ora italiana diversi colpi di arma da fuoco contro l’ex presidente Donald Trump mentre parlava sul palco a un comizio a Butler, in Pennsylvania.
Dopo mesi di preparazione, Milwaukee è pronta per ospitare la convention repubblicana nazionale (Rnc) del 2024 e lo fa sulla scia dell’attentato a Donald Trump e mentre continuano ad affiorare i dettagli sulla dinamica.
La zona intorno alla convention è tutta transennata, recintata e militarizzata, sono ammesse solo le macchine che hanno un lasciapassare e possono comunque avvicinarsi fino a un certo punto, poi si prosegue a piedi.
Milwaukee non ha mai ospitato un evento come questo, nel 2020 avrebbe dovuto accogliere la convention democratica, ma poi il Covid ha fatto saltare tutti i programmi.
Ora, la città più democratica dello stato in bilico del Wisconsin si ritrova ad accogliere migliaia di supporter repubblicani, e questo per molti è un boccone amaro. I proprietari di ristoranti, bar e locali sostengono che il numero di prenotazioni promesse per la Rnc non si sta concretizzando, mentre gli organizzatori delle proteste si lamentano del fatto che la città sta cercando di tenerli troppo lontani dal luogo della convention: “A questo punto andiamo direttamente a manifestare a Chicago, dove a fine agosto si terrà la convention democratica”, dice un’attivista esasperata.
“Vorrei essere fuori città per una settimana” afferma Jake, 29 anni, passando davanti alla statua di Fonzie, il personaggio
Leggi tutto: A Milwaukee va in scena la convention repubblicana - di Marina Catucci, NEW YORK
Commenta (0 Commenti)STATI UNITI Le pallottole contro Trump tornano a gettare l'America nel caos, alimentando gli incubi di una nazione armata fino ai denti
La fattoria di Butler, in Pennsylvania, dopo l'attentato a Trump - Evan Vucci /Ap
Come non fossero bastate l’eco delle proteste studentesche, la contestazione contro le guerre oltremare e una convention democratica nuovamente prevista per Chicago, sono tornate le pallottole a gettare l’America in un vortice spaziotemporale che sembra aver riaperto il capitolo del decennio più turbolento.
Ma diversamente dai Sixties, su questa torrida e convulsa estate 2024, che sembra carambolare senza freni verso fatidiche presidenziali, incombe tuttora un demagogo e aspirante tiranno che potrebbe segnare il capitolo più infausto della repubblica.
I proiettili sparati ieri in Pennsylvania contro Trump hanno riaperto la pratica sanguinosa di una storia che ha visto attentati a 11 dei 46 presidenti del paese, quattro dei quali morti sotto i colpi di assassini (Lincoln, Garfield, McKinley e John F. Kennedy), senza contare i numerosi altri politici, candidati e figure pubbliche falciate da pallottole (fra cui Robert Kennedy, Martin Luther King, Malcolm X).
Una politica mortale torna ad agitare gli incubi di una nazione armata fino ai denti.
Da venerdì scorso, per dire, in tre stati, Oklahoma, Texas e Alabama, è possibile acquistare munizioni da distributori automatici in supermercati a orario continuato. Anche dopo i fatti di ieri però, è escluso che gli acerrimi sostenitori del porto d’armi che affollano i comizi di Trump accettino qualsivoglia nesso di causalità con la violenta epidemia.
Quella lunga striscia di sangue che porta alla Casa bianca
Ora è toccato a Donald Trump, il più divisivo personaggio della moderna era americana, colui che ha fatto del rancore e della recriminazione, dell’astio elevato a ragion di stato, la propria cifra (post) politica e il carburante del proprio culto personale.
Il primo pensiero di molti è andato all’inevitabile vantaggio che ne trarrebbe il candidato che
Leggi tutto: A 5 millimetri dalla Casa bianca - di Luca Celada
Commenta (0 Commenti)AGRICOLTURA. Tre inchieste in pochi giorni tra Treviso e Verona: lavoratori impiegati nei vigneti o a raccogliere radicchio e zucchine
Cologna Veneta, operazione anti caporalato
Negli ultimi tre giorni in Veneto 33 braccianti sono stati trovati a lavorare in condizioni di schiavitù a Cologna Veneta, in provincia di Verona, altri tre sono stati trovati a raccogliere zucchine al nero a Fanzolo, sempre nel trevigiano, mentre una cinquantina che vivevano in un casolare di Oderzo, in provincia di Treviso, hanno denunciato di essere impiegati nei vigneti della zona fino a 14 ore al giorno, per 5 euro all’ora. In tutti e tre i casi sia i datori di lavoro che i lavoratori erano indiani, come Satnam Singh, il migrante morto a Latina perché il datore di lavoro non ha chiamato i soccorsi dopo che un macchinario avvolgi-plastica gli aveva tranciato il braccio.
La sua morte, oltre a far mobilitare la comunità indiana contro lo sfruttamento e il caporalato, ha riportato all’attenzione dei media il fenomeno delle sfruttamento del lavoro dei migranti nelle campagne e ha aumentato anche l’attenzione giudiziaria, in particolare sui lavoratori indiani.
IERI LA GUARDIA DI FINANZA ha indagato due cittadini indiani residenti a Cologna Veneta, in provincia di Verona, sequestrando beni per 475 mila euro. I due sono titolari di alcune aziende agricole e avrebbero ridotto in schiavitù 33 braccianti dopo averli aiutati a entrare in Italia, facendosi pagare da ciascuno 17 mila euro ciascuno. I braccianti sarebbero stati costretti a lavorare 12 ore al giorno, sette giorni su sette, per estinguere il debito. Il compenso, di 4 euro l’ora, era trattenuto dai loro datori di lavoro, che gli avrebbero anche tolto i passaporti e gli avrebbero vietato di allontanarsi dalle strutture in cui erano stati sistemati, in condizioni igienico-sanitarie precarie. I due imprenditori sono indagati per riduzione in schiavitù, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
MERCOLEDÌ MATTINA INVECE i carabinieri si sono presentati a sorpresa in un terreno agricolo a Fanzolo, in provincia di Treviso, e hanno trovato altri quattro indiani che raccoglievano zucchine sotto una pioggia battente. Solo uno è stato trovato in regola, mentre gli altri tre lavoravano al nero.
SEMPRE NEI GIORNI SCORSI, la Flai Cgil del Veneto ha denunciato il caso di una cinquantina di indiani da tempo ospitati in un casolare di Oderzo e costretti a lavorare senza sosta, per 5 euro l’ora e fino a 14 ore al giorno nei vigneti della zona, in particolare a Negrisia di Ponte di Piave. Dopo la denuncia, 13 di loro sono stati trasferiti in strutture protette grazie a un progetto anti-tratta.
Secondo la Flai Cgil, il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento del lavoro in agricoltura nel Veneto non è «né isolato né marginale come si vuole far pensare» e « lo sfruttamento passa in larga parte attraverso le cooperative spurie, cioè senza terra, che offrono servizi alle imprese agricole di tutta la regione». I lavoratori più sfruttati sono quelli più deboli, come i pakistani e gli indiani, che arrivano in Italia grazie ai caporali, di solito loro connazionali, a cui pagano il viaggio, la ricerca di una casa in affitto, l’intermediazione e il trasporto nei campi.
IL RAPPORTO AGROMAFIE e caporalato dall’Osservatorio Placido Rizzotto della Cgil stima che nei campi italiani nel 2022 sono state sfruttate circa 230 mila persone, un quarto di tutti i braccianti italiani
Commenta (0 Commenti)STATI UNITI. Diversi colpi di arma da fuoco contro l'ex presidente Donald Trump mentre parlava sul palco a un comizio in Pennsylvania. Il candidato repubblicano è stato ferito a un orecchio ed è stato immediatamente scortato via dai servizi segreti. Ci sarebbero due morti, tra cui il presunto attentatore
Donald Trump, ferito a un orecchio, scortato via dopo un attentato a un comizio a Butler, in Pennsylvania - Gene J. Puskar /Ap
Alle 0.20 ora italiana diversi colpi di arma da fuoco contro l’ex presidente Donald Trump mentre parlava sul palco a un comizio a Butler, in Pennsylvania.
SICURI DI MORIRE. Almeno 90 i civili uccisi. E Netanyahu non può confermare la morte del leader di Hamas.
Fuoco e distruzione a Mawasi - Ansa
«I morti sono diverse dozzine, forse più di 100. È stata una strage, una nuova strage terribile in una zona che Israele, addirittura da ottobre, descrive come sicura per i civili». Così diceva ieri al manifesto Hilmi Hirez, un collega palestinese che abbiamo raggiunto telefonicamente a Khan Yunis. «Gli aerei F-16 israeliani hanno sganciato quattro-cinque missili su Mawasi piena di sfollati» ha continuato Hirez «in quel momento c’erano tante persone in fila, tra cui molti bambini, davanti a due stazioni per la distribuzione dell’acqua potabile. Le esplosioni sono state spaventose, non hanno lasciato scampo. I feriti sono almeno 300 e alcuni di loro moriranno perché sono in condizioni critiche». Il giornalista ha aggiunto che dopo l’attacco sono partite raffiche, forse da droni, contro i soccorritori, facendo altre vittime. «Due automezzi della Protezione civile – ha detto – sono stati colpiti ripetutamente, non ho notizie precise però dubito che qualcuno di quelli a bordo sia rimasto in vita». In serata, il ministro della sanità a Gaza ha aggiornato il bilancio di morti a 90.
L’ospedale Nasser di Khan Yunis può fare molto poco per salvare i feriti. È al collasso con un tale massa di feriti gravi – alcuni sono mutilati, altri hanno perduto un occhio, altri ancora hanno il corpo pieno di schegge – hanno comunicato i medici. Louise Wateridge, una funzionaria delle Nazioni unite, è stata al Nasser dove ha visto cinque bambini feriti, uno dei quali era paralizzato dalla vita in giù.
I resoconti di sopravvissuti e testimoni sono simili a quelli fatto dal giornalista. Mohammad Yazji, sfollato da mesi a Mawasi, ha detto che stava facendo colazione quando «all’improvviso la tenda è crollata sulle nostre teste e la sabbia ci ha seppelliti…Non ho mai sentito o visto un attacco così forte. Dopo minuti di confusione ho capito che ero ancora vivo e ho aiutato i feriti intorno. Alcuni dei miei parenti sono rimasti uccisi. Duversi corpi erano tagliati a metà». Un altro sopravvissuto, Sheikh Yousef, ha detto a un’agenzia di stampa «tutto era bruciato, distrutto, non riuscivo nemmeno a capire dove fossi o cosa stesse succedendo…Ho lasciato la tenda e mi sono guardato intorno e ho visto parti di cadaveri, corpi ovunque, donne anziane a terra, bambini piccoli a pezzi». I video giunti da Gaza mostrano scene orribili di morte e distruzioni, oltre al cratere enorme causato dall’esplosione e persone che cercano di salvare qualche oggetto.
Non c’è obiettivo che sia legittimo per questa strage
I palestinesi insistono, quello di ieri è stato l’ennesimo massacro di civili inermi e respingono la tesi israeliana di un attacco aereo diretto contro Mohammed Deif, il capo dell’ala militare di Hamas e numero due dell’organizzazione a Gaza, che avrebbe fatto «anche vittime collaterali». Che Deif, sfuggito a diversi tentativi di assassinarlo, sia morto non era affatto certo ieri sera, anzi. «Stiamo ancora verificando i risultati dell’attacco», ha detto un portavoce militare israeliano aggiungendo che il bombardamento non avrebbe colpito una tendopoli bensì un’area con dei capannoni. La bomba, ha proseguito, ha distrutto l’edificio sotterraneo in cui si nascondeva Deif, protetto da decine di membri di Hamas in abiti borghesi. Il premier Netanyahu, alla ricerca di «eliminazioni eccellenti» tra i palestinesi per giustificare la sua interminabile off
Commenta (0 Commenti)GUERRA A OLTRANZA. Il presidente Usa sbandiera i progressi nel negoziato, negoziatore israeliano lo smentisce: «Netanyahu ostacola l'accordo con continue nuove richieste». Ieri altri quattro operatori umanitari uccisi mentre distribuivano aiuti nella Striscia
Il ritorno di alcuni sfollati in una Gaza City semi-distrutta da due settimane di offensiva israeliana - Ap
L’annuncio lo ha dato ieri Joe Biden, quindi il beneficio d’inventario è d’obbligo. Fatto sta che ci sarebbe l’ok di entrambe le parti sull’accordo in tre fasi formulato dalla Casa bianca per arrivare a una tregua e alla liberazione degli ostaggi. «C’è ancora da lavorarci – ha aggiunto il presidente Usa – perché ci sono questioni complesse da affrontare, ma sia Israele che Hamas hanno concordato sull’impianto generale dell’intesa».
RESTA DA CAPIRE quale potrebbe essere il punto d’incontro tra il cessate il fuoco permanente a cui punta Hamas e le reiterate dichiarazioni del primo ministro israeliano Netanyahu, secondo cui «la guerra andrà avanti fino a quando saranno raggiunti tutti gli obiettivi». In primo luogo, quindi, l’annientamento del movimento islamico. Ma Biden è fiducioso: «La mia squadra sta facendo progressi e sono determinato a portare a casa il risultato», ha detto. Un auspicio da leggere forse nella dinamica di una campagna elettorale in salita, in cui il presidente Usa deve dimostrare al Paese di avere il controllo della situazione e di saper fare fino in fondo il suo lavoro.
A gelare l’ottimismo di Biden ci ha pensato però poco dopo un alto funzionario israeliano coinvolto nel negoziato. Al Times of Israel ha raccontato in forma anonima come Netanyahu stia ostacolando l’accordo con continue nuove richieste destinate a bloccare i colloqui «per settimane». Secondo la fonte «poi potrebbe non esserci nessuno da riportare a casa». Hamas da parte sua pretende garanzie scritte sul rispetto della tregua da parte di Tel Aviv. E propone per il dopoguerra un governo «non di parte» per la Striscia, definendo il problema «una questione interna palestinese».
LA SOLA COSA CERTA è che non c’è stata alcuna tregua, ieri nella Striscia. Ancora quattro operatori umanitari sono stati uccisi in un raid israeliano nei pressi di Khan Younis. Distribuivano aiuti alla popolazione civile per conto della fondazione britannica Al-Khair quando il magazzino in cui operavano è stato colpito. A inizio settimana stessa sorte era toccata a ben sette operatori della ong statunitense World Central Kitchen.
Ieri una riunione del Consiglio di sicurezza Onu richiesta dalla solita Algeria verteva sul rischio carestia sempre più concreto a Gaza e proprio sull’escalation di attacchi perlopiù deliberati contro gli “umanitari”, messi a bersaglio tanto quanto i giornalisti e il personale sanitario, oltre ovviamente ai civili, in maggioranza donne e bambini. 38.345 è il conto delle vittime aggiornato ieri dalle autorità sanitarie della Striscia. Un bilancio a cui vanno aggiunte le decine di vittime palestinesi rinvenute nell’area di Tal al-Hawa, a Gaza City, dopo il ritiro delle truppe israeliane. Si parla di almeno 60 cadaveri e di altre dozzine di corpi ancora sepolti sotto le macerie. Altre 8 persone sono state uccise a Rafah e 4 nel campo profughi di Nuseirat.
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